Ilario Fioravanti al Mart di Rovereto

Opere dell'artista cesenate in dialogo con quelle di Paganin in mostra fino al 16 marzo

Opere di Ilario Fioravanti in mostra al Mart

In mostra al prestigioso Mart di Rovereto alcune opere in terracotta dipinta di Ilario Fioravanti, a cura della cesenate Marisa Zattini.

Il grido e il canto

È un appassionante “corpo a corpo” tra due protagonisti della scultura italiana del XX secolo quello che si può ammirare al Mart di Rovereto fino al 16 marzo prossimo: Giovanni Paganin (Asiago, 1913 – Milano, 1997), curato da Marina Pizzaiolo, e Ilario Fioravanti (Cesena, 1922 – Savignano sul Rubicone, 2012), presentato da Marisa Zattini. “Paganin e Fioravanti – Il grido e il canto” è il titolo di questa esposizione fortemente voluta da Vittorio Sgarbi, presidente del Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (Mart) dedicata a due interpreti di una scultura espressiva che pone al centro la rappresentazione della figura umana con accenti di grande drammaticità ma anche di toccante umanità.

Dare forma al corpo

«Le differenze di poetica, di soggetto, di linguaggio plastico che emergono dal confronto tra questi due longevi scultori – si legge nell’introduzione alle sale espositive – offrono una potente lente di ingrandimento per indagare le diverse possibilità del figurativo. Fioravanti e Paganin non hanno ceduto alle sirene delle avanguardie, ma sono rimasti fedeli all’idea che scolpire è dare forma al corpo, in una ricerca inesausta che dà senso al tempo».

Dentro le sale: tra sculture e pensieri

L’esposizione al Mart prosegue idealmente quelle organizzate in occasione del centenario della nascita di Fioravanti, concluso da poco, durante il quale si sono susseguite diverse rassegne espositive tutte curate da Marisa Zattini e documentate in cataloghi da Il Vicolo editore. La sezione espositiva di Rovereto inizia con la coppia Adamo ed Eva (1989) di Fioravanti, due sculture policrome, ingobbiate e incise in dialogo con le due sculture bronzee di Paganin, dedicate alla disperazione di Adamo ed Eva. Si prosegue poi fra ritratti singolari, arrivando al centro della sala dove, su un’unica base, sono collocate altre figure femminili. Possiamo ammirare anche l’opera di felliniana memoria, La Bigliettaia (1985), con il suo pittoresco altissimo cappello, passando poi a diversi saltimbanchi e clown, figure fra le predilette dell’artista. «C’è sempre nel pagliaccio questa ambiguità tra l’essere e il sembrare – scriveva lo stesso Fioravanti -. Il circo ti mette una grande malinconia, ma la gente vede queste figure che sembrano allegre e le apprezza. Inseguo il circo perché è una fonte di tantissime idee e insegna proprio la fatica di vivere». È presente anche una selezione di acquarelli su carta legati alla tematica circense e alcuni dei suoi cahiers, che raccolgono pensieri, racconti fatti di immagini affollate, sovrapposte, con originali inserti di giornali, di disegni su carta da spolvero sequenze a soggetto continuo come frames di un film della memoria.