Natale 2025, Messa all’Orogel. Il vescovo Caiazzo: “La pace senza giustizia è peggiore della guerra”

"Il vostro senso di appartenenza crea un impegno quotidiano nel considerare il lavoro come luogo da abitare, custodire, migliorare, far crescere", ha detto il presule che ha ringraziato tutti

L'arcivescovo Antonio Giuseppe presiede la Messa negli stabilimenti della Orogel, a Pievesestina

Di seguito pubblichiamo il testo integrale dell’omelia che il vescovo di Cesena-Sarsina, l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, ha pronunciato poco fa all’Orogel, davanti a circa 300 dipendenti, durante la Messa in vista del solennità di Natale. Anima la liturgia il coro diocesano dei giovani diretto da Andrea Ugolini con innesti del coro parrocchiale di Pievesestina. La celebrazione viene trasmessa in diretta su Teleromagna.

Il grazie del vescovo per l’invito

Carissimi, esprimo la mia gratitudine al Signore della vita che si è fatto come noi in Gesù, in tutto tranne che nel peccato, perché questo evento, che ha cambiato la storia dell’umanità, ci dona la gioia di ritrovarci insieme in questo luogo a voi e a noi tanto caro. Ringrazio tutto lo staff aziendale Orogel, in particolare il presidente Bruno Piraccini che ha fortemente voluto questo momento. Così come ringrazio TeleRomagna per la diretta televisiva. L’occasione mi è propizia per salutare quanti ci seguono da casa: S. Natale di Gesù a tutti.

Il frastuono delle bombe

Le letture che la liturgia della Parola ci presenta oggi, ci aiutano a riflettere, in vista della solenne celebrazione del Natale, in questo luogo abitato da voi quotidianamente, attraverso il lavoro che ha come fine il bene di tutti. Purtroppo il frastuono di bombe in tante parti del mondo sia nel cuore dell’Europa che in Palestina sia nel Congo che nel Sudan (mai tanti conflitti sono stati registrati contemporaneamente durante la storia dell’umanità!), sembrerebbe che non susciti più alcuna indignazione, annullando ogni impatto emotivo. Sta passando una anomala assuefazione alla presenza di forme dittatoriali, alla profanazione di tanta innocenza defraudata delle proprie terre e trucidata, a facili aggressioni, a vendette trasversali. Alla lucida indifferenza di uccisioni continue anche in nome di un amore frutto di menti possessive e malate.

Siamo pronti ad accogliere il Signore?

Malachia nella prima lettura ci ricorda che Dio, anche se agli occhi dei molti sembrerebbe assente, invierà presto il suo messaggero sotto le sembianze dell’Angelo del Signore”. Si pone l’interrogativo: i popoli sono pronti ad accoglierlo? Chi lo accoglie sarà aiutato a purificarsi, perché sarà come “fuoco e lisciva” che ha il potere di forgiare e purificare. Chi accoglie il Signore ritornerà agli antichi splendori e opererà secondo giustizia. Ed è proprio la giustizia ciò di cui si ha bisogno. Non basta firmare un trattato di pace. La pace senza giustizia è peggiore della guerra. La stessa cosa potremmo dire per la fame nel mondo che trova la causa nella mancanza di equa distribuzione delle risorse. e per i tanti diritti violati, in tante situazioni, compreso l’ambito lavorativo.

Il vostro senso di appartenenza e il vostro lavoro come luogo da abitare. La fiducia il capitale più redditizio

Ci troviamo in una delle aziende più produttive e conosciute qual è l’Orogel. Da quanto mi è dato sapere, state facendo investimenti nel capitale di fiducia, per cui ogni lavoratore sente questo luogo appartenergli, come se fosse casa propria, la sua famiglia. Siamo tutti coscienti che la fiducia non è debolezza, è investimento. Potremmo dire che sia il capitale più silenzioso ma più redditizio che un’azienda possa avere. E chi, come voi, la coltiva ogni giorno è in grado di affrontare ogni momento difficile, perché non sarà mai da solo. Questo senso di appartenenza crea sicuramente una reciprocità nell’impegno quotidiano nel considerare il lavoro come luogo da abitare, custodire, migliorare, far crescere, guardando al futuro delle nuove generazioni alle quali consegnare un’umanità migliore.

Gesù viene per ridare dignità a ogni uomo

Celebrare il Natale di Gesù significa esattamente celebrare la vittoria della vita sulla morte, della giustizia e della pace che sradica guerre e spargimento di sangue, fame e sete. Gesù viene per ridare dignità ad ogni uomo, riempiendo di luce la vita e i luoghi abitati, come questo. È così che il messaggio di salvezza attraverserà spazi sempre più vasti, come cerchi concentrici che dilatano il cuore umano di fecondità che permetta di sentirci tutti protagonisti nella costruzione di un mondo migliore.

Chi è abitato dall’amore divino crea il bene nelle persone che ama

Nel brano del Vangelo abbiamo letto quanto nel piccolo Giovanni Battista si manifesti la mano di Dio e come Elisabetta, sua madre, di fronte agli interrogativi della gente, avvolta anche lei dallo Spirito Santo, colga il senso di guardare la storia in modo nuovo. Non è così, purtroppo, quando si perde l’amicizia di Dio a causa del peccato. E questo succede quando in nome dell’amore terreno ci si impossessa del bene che è di tutti. Mentre chi è abitato dall’amore divino crea il bene nelle persone che ama. Infatti il figlio di Zaccaria ed Elisabetta si chiamerà Giovanni, uscendo dagli schemi tradizionali, che significa: “Dio fa grazia, misericordia”. Giovanni cambia la vita di questa coppia anziana, trasformandola in due discepoli della misericordia e della grazia, quali testimoni della Bontà di Dio.

Il lavoro è la sfida del nostro tempo e di domani

Anche noi vogliamo volgere il nostro sguardo al piccolo Giovanni per essere capaci come lui di contemplare e adorare il Dio Bambino. È Dio che ancora una volta ci stupisce. Ci stupisce ogni qualvolta che, guardando alle nuove generazioni, non desistiamo dal promuovere politiche di incentivo ad accompagnare e sostenere i giovani anche nella loro creatività. Ci ricordava papa Francesco: “Il lavoro è già la sfida del nostro tempo, e sarà ancora di più la sfida di domani. Senza lavoro degno e ben remunerato i giovani non diventano veramente adulti, le diseguaglianze aumentano. A volte si può sopravvivere senza lavoro, ma non vi vive bene”. E papa Leone, nei giorni scorsi, rivolgendosi all’Ordine dei consulenti del lavoro, sottolineava: “Queste parole ci ricordano che al centro di qualsiasi dinamica lavorativa non si devono mettere né il capitale, né le leggi di mercato, né il profitto, ma la persona, la famiglia e il loro bene, rispetto ai quali tutto il resto è funzionale”.

Superare la tentazione dei campanilismi

Da questo luogo di lavoro produttivo, il Signore Gesù chiede a tutti di superare la tentazione dei campanilismi e degli interessi particolari. Quasi a conclusione del Giubileo, nello stile che sta animando la Chiesa italiana, attraverso il cammino sinodale, affermiamo che, solo nelle comunità lavorative che generano fiducia, partecipazione e rispetto, si contribuisce a costruire una società più giusta. Tutto ciò che converge verso l’individualismo, isola il lavoratore e, di conseguenza, indebolisce il tessuto sociale. Come Chiesa, nel contemplare il Dio che si è fatto come noi, adoriamo la Trinità delle Persone (Padre, Figlio e Spirito Santo), l’unità della natura, l’uguaglianza della maestà divina.

Dio è relazione d’amore

Il Dio che si è fatto come noi è relazione d’amore e ci invita al principio della fraternità, unico strumento per valorizzare ogni persona e costruire un futuro sostenibile. In tutto questo non può sfuggirci che, come ci ricorda sempre Leone XIV, viviamo “Oggi, in un contesto in cui la tecnologia e l’intelligenza artificiale sempre più gestiscono e condizionano le nostre attività, è urgente impegnarsi affinché le aziende si connotino prima di tutto e soprattutto come comunità umane e fraterne”.

Ricchi di Dio

Gesù è nato in una grotta, povera, spoglia, fredda, buia, per renderla con la sua presenza reale, con il suo insegnamento, ricca, piena di calore e di luce, accogliente, luogo di fraternità. Sono proprio i lavoratori di quella regione, i pastori, considerati impuri e non degni di Dio, che ricevono per primi l’annuncio dell’Angelo, che adorano la presenza di Dio e ritornano nei luoghi di lavoro, negli ovili, pieni di gioia e di luce. Sono diventati ricchi di Dio, prima ancora dei Re Magi che arrivano dopo, condividendo le loro ricchezze: oro, incenso e mirra. Dio viene per tutti. Si è fatto come noi, per farci come lui.

Voi promuovete la fraternità umana

Carissimi, grazie perchè siete nelle condizioni di rispondere al contesto globale pieno di disuguaglianze e sfide digitali, promuovendo la fraternità umana. Il Dio Bambino benedica ogni vostra azione in questa direzione, dia a questa azienda e a tutto il mondo del lavoro, alle vostre famiglie, la gioia di sentirvi partecipi dell’opera di Dio a favore di ogni uomo che viene ancora oggi per liberare gli uomini da ogni forma di ingiustizia e di schiavitù vecchia e nuova.

Santo Natale a tutti.