Valle Savio
“Nel cuore verde”: cinque giorni di cammino nelle Foreste Casentinesi
In dieci hanno percorso cinque tappe nelle Foreste Casentinesi. "Bisognerebbe mettersi in cammino una volta all'anno...", la testimonianza della scrittrice poetessa Tonina Facciani
Un viaggio attraverso le Foreste Casentinesi ha caratterizzato il trekking organizzato dalla Polisportiva San Pietro di San Piero in Bagno in collaborazione con l’associazione “Vai per Sentieri” e la sezione Avis di San Piero
L’esperienza “Nel cuore verde. Cammino tosco-romagnolo”
Cinque i giorni di immersione nella natura, durante i quali un gruppo di dieci intrepidi escursionisti ha camminato da Marradi a Bagno di Romagna, attraversando il Parco nazionale delle Foreste Casentinesi.
“Nel cuore verde. Cammino tosco-romagnolo” il titolo dell’iniziativa si è svolta dal 9 al 13 luglio scorsi e costituisce il terzo capitolo di un’iniziativa messa in campo dalla polisportiva di San Piero in Bagno: il primo anno è stato percorso l’itinerario San Piero in Bagno-Firenze, e il secondo Bagno di Romagna-Gubbio.
Il cammino è stato di circa 100 chilometri in cinque giorni. Il dislivello complessivo è stato di oltre 4mila metri, tra salite e discese. Da Marradi il gruppo ha fatto sosta a Tredozio, Premilcuore, Campigna e Badia Prataglia, prima di rientrare a Bagno di Romagna.
Tra i partecipanti, la poetessa sarsinate Tonina Facciani. Di seguito la sua lettera-testimonianza di rientro dal “Cammino verde”.
“Il senso del cammino lo trovi subito…”
“Bisognerebbe mettersi in cammino almeno una volta all’anno.
Andiamo. Semplicemente andiamo. Con pane e aglio e vino, si fa il cammino (scrivevo in “La vita… tanti cammini da percorrere”). Andiamo a piedi per guarire. Andiamo per migliorare, per conoscerci. Andiamo per capire cosa non va nella nostra vita e cercare di cambiare. Andiamo anche per ringraziare e basta. Diciamo che si nasce una volta sola, ma provate a mettervi in cammino e mi direte…
Siamo nati per girovagare, scriveva Cesare Pavese. Siamo dei Vaga-mondi. Ecco, bisognerebbe scrivere almeno un racconto, dopo un cammino. La stanchezza passa, il senso del cammino invece rimane; deve restare. Le guide “mentono” sempre sui chilometri ancora da fare. Si mente anche sulla salita: ormai finisce, ormai spiana. Chi ci accompagna, chi ci fa strada… fa come la mamma che becca i pulcini sul collo per spingerli avanti. Andare avanti nel sentiero, passo dopo passo, come nella vita. E poi ecco il profumo della cima. La luce della vetta, come punta di diamante. Il senso del cammino lo trovi subito.
Già dalla prima preparazione, avviene che la mente, da sola, meno confusa e più intelligente, si liberi di ciò che non serve, di ciò che pesa inutilmente.
Sembra pure questa una curiosa coincidenza: che la partenza avvenga da Marradi, paese di Dino Campana, figura affascinante e controversa, definito spesso “il poeta maledetto “; poeta dalla vita sregolata, inquieto, sfortunato, che rifiutò le convenzioni letterarie e sociali (perdettero il suo manoscritto “I canti orfici “ e lo dovette riscrivere tutto a memoria… Il suo primo titolo era: “Il giorno più lungo”). Dino Campana restò in ospedale psichiatrico per diverso tempo; visse un amore contrastato con la scrittrice Sibilla Aleramo.
‘Nella vita, tutto va per il meglio nel peggiore dei modi”, scrisse Dino Campana’”.
