Papa al Gemelli, sveglio e continua le terapie. La catechesi: “Per il vecchio Simeone la morte non è la fine”

Gli aggiornamenti sulla salute del Pontefice. Diffuso il testo dell'udienza del mercoledì preparato prima del ricovero

Papa Francesco ricoverato nell'Ospedale Policlinico Gemelli. Angelus cobn persone che pregano nel piazzale- (Foto Calvarese/SIR)

“Il Papa si è svegliato e sta in poltrona, continua le terapie con le stesse modalità dei giorni scorsi, compresa l’ossigenoterapia. Non ha ricevuto visite”.

Atteso il risultato della Tac di controllo

È quanto si apprende da fonti vaticane a proposito delle condizioni di salute di Bergoglio, giunto al tredicesimo giorno di degenza al Policlinico Gemelli per una polmonite bilaterale. Nel consueto bollettino medico serale sono attese informazioni sulla Tac di controllo effettuata ieri, la terza dall’inizio della degenza nel nosocomio romano, che risale al 14 febbraio. Sempre secondo le stesse fonti, è possibile entro la fine della settimana un nuovo incontro con i medici, dopo il primo briefing dal Gemelli del 21 febbraio scorso. Quanto all’interpretazione del termine “condizioni critiche”, utilizzato per descrivere lo stato di salute del Santo Padre, le fonti vaticane precisano che va inteso nel senso indicato dai medici nella conferenza stampa citata, ossia che il Papa non è fuori pericolo e la prognosi è riservata.

Il vecchio Simeone al centro del testo della catechesi del mercoledì

Intanto è stato diffuso il testo preparato da papa Francesco per la catechesi del mercoledì. “È stata preparata precedentemente”, ha spiegato ai giornalisti Matteo Bruni, direttore della Sala stampa della Santa Sede. La catechesi fa parte del ciclo di udienze che caratterizzano tutto l’anno giubilare, sul tema “Gesù Cristo nostra speranza”, e tratta dell’infanzia di Gesù, in particolare dell’episodio evangelico della presentazione di Gesù al Tempio, con al centro il cantico di Simeone. Bergoglio lo definisce “un membro del popolo santo di Dio preparato all’attesa e alla speranza, che nutre il desiderio del compimento delle promesse fatte da Dio a Israele per mezzo dei profeti. Simeone avverte nel Tempio la presenza dell’Unto del Signore, vede la luce che rifulge in mezzo ai popoli immersi nelle tenebre e va incontro a quel bambino che, come profetizza Isaia, è nato per noi, è il figlio che ci è stato dato, il Principe della pace. Simeone abbraccia quel bambino che, piccolo e indifeso, riposa tra le sue braccia; ma è lui, in realtà, a trovare la consolazione e la pienezza della sua esistenza stringendolo a sé. Lo esprime in un cantico pieno di commossa gratitudine, che nella Chiesa è diventato la preghiera al termine della giornata”: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele”.

“La morte non è la fine”

“Il vecchio Simeone – spiega il Papa nel testo preparato – vede la morte non come la fine, ma come compimento, come pienezza, la attende come sorella che non annienta ma introduce nella vita vera che egli ha già pregustato e in cui crede”. Francesco osserva che “lo stesso succede anche ad Anna, donna più che ottuagenaria, vedova, tutta dedita al servizio del Tempio e consacrata alla preghiera. Alla vista del bambino, infatti, Anna celebra il Dio d’Israele, che proprio in quel piccolo ha redento il suo popolo, e lo racconta agli altri, diffondendo con generosità la parola profetica”.  “Il canto della redenzione di due anziani sprigiona così l’annuncio del Giubileo per tutto il popolo e per il mondo”, commenta il Papa: “Nel Tempio di Gerusalemme si riaccende la speranza nei cuori perché in esso ha fatto il suo ingresso Cristo nostra speranza”.

www.agensir.it