“Papa Francesco ha toccato le menti e i cuori”: l’omelia del cardinale Re ai funerali

“Misericordia e gioia due parole-chiave”. Il tema della fraternità ha attraversato il pontificato. "Benedici l'umanità in cerca della verità"

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“L’ultima immagine rimarrà nei nostri cuori”, quando papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro

“Il plebiscito di manifestazioni di affetto e di partecipazione, che abbiamo visto in questi giorni dopo il suo passaggio da questa terra all’eternità, ci dice quanto l’intenso pontificato di papa Francesco abbia toccato le menti e i cuori”. È l’omaggio a Papa Francesco, tributato dal cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, all’inizio della sua omelia per i funerali in piazza San Pietro, iniziati alle 10 di questa mattina. Duecentomila i presenti in piazza San Pietro.

“La sua ultima immagine, che rimarrà nei nostri occhi e nel nostro cuore, è quella di domenica scorsa, solennità di Pasqua, quando Papa Francesco, nonostante i gravi problemi di salute, ha voluto impartirci la benedizione dal balcone della Basilica di San Pietro e poi è sceso in questa piazza per salutare dalla papamobile scoperta tutta la grande folla convenuta per la Messa di Pasqua”, il ricordo di Re: “Con la nostra preghiera vogliamo ora affidare l’anima dell’amato Pontefice a Dio, perché gli conceda l’eterna felicità nell’orizzonte luminoso e glorioso del suo immenso amore”. “Nonostante la sua finale fragilità e sofferenza, papa Francesco ha scelto di percorrere questa via di donazione fino all’ultimo giorno della sua vita terrena”, ha commentato il porporato: “Ha seguito le orme del suo Signore, il buon Pastore, che ha amato le sue pecore fino a dare per loro la sua stessa vita. E lo ha fatto con forza e serenità, vicino al suo gregge, la Chiesa di Dio, memore della frase di Gesù citata dall’Apostolo Paolo: ‘C’è più gioia nel dare che nel ricevere’”.

“Forte personalità nel governo della Chiesa”

Quando il cardinal Bergoglio, il 13 marzo 2013, fu eletto dal conclave a succedere a papa Benedetto XVI, aveva alle spalle gli anni di vita religiosa nella Compagnia di Gesù e soprattutto era arricchito dall’esperienza di 21 anni di ministero pastorale nell’arcidiocesi di Buenos Aires, prima come ausiliare, poi come coadiutore e in seguito, soprattutto, come arcivescovo”. Ha così proseguito l’omelia il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio cardinalizio, nell’omelia per i funerali di papa Francesco in piazza San Pietro. “La decisione di prendere il nome Francesco apparve subito come la scelta di un programma e di uno stile su cui egli voleva impostare il suo pontificato, cercando di ispirarsi allo spirito di San Francesco d’Assisi”, ha osservato il cardinale, secondo il quale Bergoglio “conservò sempre il suo temperamento e la sua forma di guida pastorale, e diede subito l’impronta della sua forte personalità nel governo della Chiesa, instaurando un contatto diretto con le singole persone e con le popolazioni, desideroso di essere vicino a tutti, con spiccata attenzione alle persone in difficoltà, spendendosi senza misura, in particolare per gli ultimi della terra, gli emarginati”.

“È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti”

“È stato un Papa in mezzo alla gente con cuore aperto verso tutti”. Questo, in sintesi, il ritratto di Papa Francesco, nelle parole pronunciate dal cardinal Re durante l’omelia per i funerali in piazza San Pietro. “È stato un Papa attento al nuovo che emergeva nella società e a quanto lo Spirito Santo suscitava nella Chiesa”, ha proseguito Re: “Con il vocabolario che gli era caratteristico e col suo linguaggio ricco di immagini e di metafore, ha sempre cercato di illuminare con la sapienza del Vangelo i problemi del nostro tempo, offrendo una risposta alla luce della fede e incoraggiando a vivere da cristiani le sfide e le contraddizioni di questi nostri anni di cambiamenti, che amava qualificare ‘cambiamento di epoca’. Aveva grande spontaneità e una maniera informale di rivolgersi a tutti, anche alle persone lontane dalla Chiesa”. “Ricco di calore umano e profondamente sensibile ai drammi odierni, Papa Francesco ha realmente condiviso le ansie, le sofferenze e le speranze del nostro tempo, e si è donato nel confortare e incoraggiare con un messaggio capace di raggiungere il cuore delle persone in modo diretto e immediato”, l’omaggio del cardinale: “Il suo carisma dell’accoglienza e dell’ascolto, unito a un modo di comportarsi proprio della sensibilità del giorno d’oggi, ha toccato i cuori, cercando di risvegliare le energie morali e spirituali. Il primato dell’evangelizzazione è stato la guida del suo pontificato, diffondendo, con una chiara impronta missionaria, la gioia del Vangelo, che è stata il titolo della sua prima esortazione apostolica Evangelii gaudium. Una gioia che colma di fiducia e speranza il cuore di tutti coloro che si affidano a Dio”.

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“Per lui la Chiesa è una casa per tutti”, “innumerevoli gesti in favore dei rifugiati e profughi”

“Filo conduttore della sua missione è stata la convinzione che la Chiesa è una casa per tutti; una casa dalle porte sempre aperte”. Lo ha sottolineato il cardinal Giovanni Battista Re. “Ha più volte fatto ricorso all’immagine della Chiesa come ospedale da campo dopo una battaglia in cui vi sono stati molti feriti”, ha proseguito: “una Chiesa desiderosa di prendersi cura con determinazione dei problemi delle persone e dei grandi affanni che lacerano il mondo contemporaneo; una Chiesa capace di chinarsi su ogni uomo, al di là di ogni credo o condizione, curandone le ferite”. “Innumerevoli sono i suoi gesti e le sue esortazioni in favore dei rifugiati e dei profughi”, l’omaggio del porporato: “Costante è stata anche l’insistenza nell’operare a favore dei poveri”. Poi la rassegna dei 47 “faticosi viaggi apostolici”, a cominciare da Lampedusa, passando per Lesbo, fino alla messa al confine tra il Messico e gli Stati Uniti, in occasione del suo viaggio in Messico. Secondo Re, “resterà nella storia in modo particolare quello in Iraq nel 2021, compiuto sfidando ogni rischio in quel momento. Quella difficile visita apostolica è stata un balsamo sulle ferite aperte della popolazione irachena, che tanto aveva sofferto per l’opera disumana dell’Isis”. Con la visita apostolica del 2024 a quattro nazioni dell’Asia-Oceania, infine, il Papa ha raggiunto “la periferia più periferica del mondo”.

Il cardinal Re: “Misericordia e gioia due parole-chiave”. Tema della fraternità ha attraversato tutto il pontificato

“Papa Francesco ha sempre messo al centro il Vangelo della misericordia, sottolineando ripetutamente che Dio non si stanca di perdonarci: egli perdona sempre qualunque sia la situazione di chi chiede perdono e ritorna sulla retta via”. È uno dei cardini del pontificato di Francesco, messo in evidenza dal card. Giovanni Battista Re. “Volle il Giubileo straordinario della misericordia, mettendo in luce che la misericordia è il cuore del Vangelo”, ha proseguito il cardinale, secondo il quale “misericordia e gioia del Vangelo sono due parole chiave di Papa Francesco”, che “in contrasto con quella che ha definito la cultura dello scarto, ha parlato della cultura dell’incontro e della solidarietà”. “Il tema della fraternità ha attraversato tutto il suo pontificato con toni vibranti”, ha affermato Re: “Nella lettera enciclica Fratelli tutti ha voluto far rinascere un’aspirazione mondiale alla fraternità, perché tutti figli del medesimo Padre che sta nei cieli. Con forza ha spesso ricordato che apparteniamo tutti alla medesima famiglia umana e che nessuno si salva da solo. Nel 2019, durante il viaggio negli Emirati Arabi Uniti, Papa Francesco ha firmato un documento sulla fraternità umana per la pace mondiale e la convivenza comune, richiamando la comune paternità di Dio. Rivolgendosi agli uomini e alle donne di tutto il mondo, con la lettera enciclica Laudato si’ ha richiamato l’attenzione sui doveri e sulla corresponsabilità nei riguardi della casa comune”.

“Ha incessantemente elevato la sua voce per la pace”, “costruire ponti e non muri”

“Di fronte all’infuriare delle tante guerre di questi anni, con orrori disumani e con innumerevoli morti e distruzioni, papa Francesco ha incessantemente elevato la sua voce implorando la pace e invitando alla ragionevolezza, all’onesta trattativa per trovare le soluzioni possibili, perché la guerra – diceva – è solo morte di persone, distruzioni di case, ospedali e scuole”. È l’analisi contenuta nell’ultima parte dell’omelia del card. Giovanni Battista Re. “La guerra lascia sempre il mondo peggiore di come era precedentemente: essa è per tutti sempre una dolorosa e tragica sconfitta”, uno dei leitmotiv del pontificato di Bergoglio, insieme all’esortazione a “costruire ponti e non muri”: “un’esortazione che egli ha più volte ripetuto”, partendo dalla consapevolezza che “il servizio di fede come successore dell’Apostolo Pietro è stato sempre congiunto al servizio dell’uomo in tutte le sue dimensioni”.

“Benedici dal cielo la Chiesa, Roma, il mondo intero, ma anche l’umanità che cerca la verità”

“In unione spirituale con tutta la cristianità siamo qui numerosi a pregare per Papa Francesco perché Dio lo accolga nell’immensità del suo amore”. Nella parte finale della sua omelia per i funerali di Bergoglio, il cardinal Re, si è rivolto all’enorme folla di fedeli che va ben oltre lo spazio delimitato dal colonnato del Bernini. “Papa Francesco soleva concludere i suoi discorsi e i suoi incontri personali dicendo: ‘Non dimenticatevi di pregare per me’”, le parole del cardinale, che poi si è rivolto idealmente al Pontefice defunto: “Ora, caro Papa Francesco, chiediamo a te di pregare per noi e ti chiediamo che dal cielo tu benedica la Chiesa, benedica Roma, benedica il mondo intero, come domenica scorsa hai fatto dal balcone di questa basilica in un ultimo abbraccio con tutto il popolo di Dio, ma idealmente anche con l’umanità che cerca la verità con cuore sincero e tiene alta la fiaccola della speranza”.

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La recita delle litanie (foto: Fz)
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