A tutti tendo le mani
Messaggio del nuovo vescovo di Cesena-Sarsina
Carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Cesena-Sarsina, confratelli sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, seminaristi, autorità civili e militari, il Santo Padre, tramite il Nunzio apostolico, sua eccellenza monsignor Petar Rajic, mi ha comunicato la nuova nomina come vostro pastore.
Non vi nascondo che nel brevissimo colloquio telefonico, ho sentito la voce di Dio, come ad Abramo, che mi chiamava e mi diceva: «Vàttene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò» (Gen. 12,1).
Non ho avuto nessun tentennamento, se pur indegnamente, nel fare mie le parole della Vergine Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, ripetendo: «Eccomi, avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38).
Tutto è avvenuto in due minuti e al telefono.
La mia disponibilità è stata da subito totale ben sapendo che l’obbedienza non è un fatto rituale ma consequenziale di una riposta ad una chiamata del Signore.
So quello che lascio, che ho amato con tutto me stesso e che porterò sempre nel mio cuore, ma so anche che Dio mi meraviglia e sorprende sempre, per cui, nonostante l’inevitabile sofferenza di lasciare l’amata Chiesa di Matera-Irsina che ho servito per circa 9 anni e l’amata Chiesa di Tricarico, da due anni unita in persona episcopi, fin dall’inizio sono rimasto sereno e nella pace.
Ringrazio Papa Francesco per aver pensato a me e per la fiducia che ripone in me: assicuro la mia continua preghiera per lui e per il suo ministero petrino.
In questi giorni mi ritornano queste parole del Signore: «Perché i miei pensieri non sono i vostri pensieri, le vostre vie non sono le mie vie»(Is 55,8). Di una cosa sono certo: il Signore provvede sempre per cui vengo a voi con tutta umiltà ma anche con l’esperienza che mi ha aiutato a crescere e maturare.
So che la nostra Chiesa di Cesena- Sarsina è tra le più antiche in Italia. Avverto la mia indegnità nell’essere successore di santi pastori, di entrare nella Chiesa di un illustre papa come Pio VII, nel ricevere il testimone e camminare davanti a voi, in mezzo a voi e dietro di voi. Mi piace citare quanto proprio Pio VII diceva: «Dall’unione delle membra della Chiesa nella medesima fede, nei medesimi sacramenti, nei legami della carità e nell’ossequio di tutti al Capo legittimo, nascono la forza e la bellezza per cui il suo corpo mistico è nobilitato».
Sono certo che il Signore mi precede sempre. Non conoscevo affatto la Basilicata e da subito sono entrato in dialogo imparando a percorrere il suo stupendo territorio e la sua meravigliosa gente animato dall’amore che mi fa servire Cristo e la sua Chiesa. Vengo a voi con umiltà ma con lo stesso spirito che anima il mio ministero: «mi sono fatto servo di tutti» (1 Cor 9,19).
Imparerò a conoscervi ascoltandovi e confrontandomi soprattutto con i confratelli sacerdoti, la numerosa comunità dei diaconi, le comunità religiose maschili e femminili, le realtà ecclesiali, le autorità civili e militari. Siamo tutti «viandanti di speranza», soprattutto in questo Anno Santo appena iniziato, a maggior ragione sento di esserlo io nel condividere da subito questo Giubileo appena iniziato.
Il confronto con il mio predecessore, sua eccellenza monsignor Douglas Regattieri, mi sarà di grande aiuto, che ringrazio per la sua squisita fraternità e soprattutto per quanto in tanti anni ha dato a questa nostra Chiesa, guidandola con quello zelo tipico del pastore che non si risparmia per il suo gregge.
Vengo in questa bella terra di Romagna ripetendo una frase di San Pietro a me cara: «Non possiedo né argento né oro, ma quello che ho ve lo do» (At 3,6).
Insieme con voi, carissimi sacerdoti, diaconi, religiosi e religiose, proseguiremo nel cammino sinodale intrapreso: preziosi saranno i vostri consigli e suggerimenti. Voi siete i primi collaboratori del vescovo: senza di voi non potrò operare, perché siete impegnati in prima linea sul territorio e conoscete più di ogni altro gioie e sofferenze, criticità e bellezze, attese e speranze. Cammineremo insieme con l’apporto decisivo del laicato presente anche nella diversità di carismi e ministeri, uniti a Gesù Cristo e alla sua Chiesa, per testimoniare nel quotidiano la bellezza dell’essere cristiani.
È nel mio stile collaborare con tutti, anche con le autorità civili e militari alle quali manifesto la mia stima e ringraziamento per quello che fanno quotidianamente a favore del territorio e del bene comune. Il vescovo porta un messaggio di speranza, di fraternità, di pace a tutti, anche ai non credenti o che professano un altro credo: a tutti tendo le mie mani.
Abbraccio i malati e i sofferenti, i poveri e i fragili: desidero venire a trovarvi nelle vostre case o nei luoghi che abitate, invitandovi a pregare con me per la pace in Ucraina, Palestina, Israele, Libano, Siria, Myanmar, Sudan, in ogni parte del mondo.
Infine un pensiero speciale per i giovani. È mia intenzione vivere un momento d’incontro, di condivisione, di preghiera, di confronto con voi, carissimi giovani, magari la sera prima dell’ingresso ufficiale in un santuario mariano che mi indicherete.
Alla Madonna del Popolo, Madre della nostra Chiesa di Cesena-Sarsina, affido il mio ministero, invocando la protezione di San Vicinio, protovescovo di Sarsina e di San Mauro vescovo.
Vi abbraccio e benedico, nell’attesa di farlo personalmente.
don Pino, arcivescovo*
