Ditelo sui tetti
«Un vento che si abbatte impetuoso». La frase è tratta dalla prima lettura che ascolteremo domenica prossima, nella solennità della Pentecoste. E quel vento riempì tutta la casa dove stavano gli apostoli, si legge nel secondo versetto del capitolo 2 degli Atti. Non ci stava più nulla. Quella presenza bastava e avanzava talmente tanto che gli apostoli cominciarono a parlare tutte le lingue del mondo. Accadde un fatto straordinario che noi rischiamo di ascoltare per l’ennesima volta con la consueta distrazione.
Erano galilei, gli apostoli. Poco istruiti, per la gran parte. Eppure, per la venuta dello Spirito di Dio iniziarono a farsi capire da tutti. Fossero Parti, Medi, Elamiti o abitanti della Mesopotamia, ciascuno riusciva a comprendere quello che dicevano. Il loro linguaggio e la loro testimonianza erano chiari, comprensibili a chiunque, anche agli stranieri, anche a chi non li aveva mai incrociati.
Tutti erano stupefatti. Li scambiarono pure per ubriachi, si legge in un versetto che domenica non ascolteremo. Rimane lo stupore davanti a un evento straordinario che non lascia indifferenti.
È quello che succede anche a noi quando vediamo qualcosa di bello, di unico, di stupefacente. Ci meravigliamo, immortaliamo quell’immagine nello smartphone e poi la condividiamo nelle chat. Oppure raccontiamo a quanti incontriamo ciò che abbiamo osservato o vissuto. Se è qualcosa di attraente, di avvincente, non possiamo tenerlo per noi. Proprio come accadde agli apostoli dopo l’arrivo dello Spirito che diede loro la forza di uscire dalle loro paure.
Questa è la forza della Chiesa, oggi come duemila anni fa. Parliamo a volte lingue diverse, veniamo da cammini differenti, a seconda dello Spirito e dei percorsi, ma uno solo è il cuore, una sola l’esperienza, uno solo il desiderio. Abbiamo visto il Signore, dissero i discepoli di Emmaus. All’inizio non l’abbiamo riconosciuto, ma quando abbiamo inteso che era Lui, non ci siamo più trattenuti dal raccontarlo.
La Chiesa va per le strade del mondo non per proselitismo, ma per vocazione, ci ricorderebbe papa Francesco. Non può non annunciare quanto di bello vive. L’incontro con Cristo, attraverso mille esperienze possibili, cambia la vita, la rende unica, desiderabile, piena. Tanto straordinaria da non poterla più trattenere solo per sé.
Allora, direbbe Bergoglio, usciamo. La gioia del Vangelo è per tutti.
