Europa, riprovaci
Idiota. Questa la definizione che l’attuale vicepresidente Usa, J. D. Vance, diede nel 2016 del presidente Donald Trump allora alle prese con la campagna elettorale. Abbiamo tutti visto lo stesso Vance apostrofare e umiliare in diretta televisiva il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la scorsa settimana, in compagnia del tycoon, alla Casa Bianca.
I toni di certa politica oggi sono questi. Nessuno pensava si potesse assistere a scene di questo genere. Immagini da fiction, teatrali. Tanto surreali che più di un commentatore ha sostenuto la loro pianificazione a tavolino. Una sceneggiata per fare intendere chi comanda sul serio. Non esiste più la diplomazia. Non esiste più l’etica del rispetto, il riconoscimento dell’altro. Al centro c’è solo la prepotenza del più forte associata al disprezzo per chi la pensa in maniera diversa.
Ciò cui assistiamo dall’insediamento del presidente Trump negli Usa porta con sé diversi elementi surreali. Non sembra vero che si possa ritornare ai dazi tra gli Stati. Invece, dal 4 marzo scorso sono entrati in vigore sulle importazioni negli States delle merci provenienti da Canada, Messico (25 per cento) e Cina (20 per cento). Si pensava, e si vociferava, fossero battute di Trump. Si pensava che sarebbero stati annunciati per poi essere ritirati. I fatti, invece, sono seguiti ai proclami. E ce ne sono anche per l’Europa.
Di chi c’è da fidarsi in questo incredibile scenario? Questa la domanda che assilla non solo i governanti di mezzo mondo, ma anche noi cittadini. L’Europa appare divisa, con posizioni ondivaghe. C’è chi si schiera con Zelensky a prescindere, ma intanto Trump interrompe gli aiuti all’Ucraina, altra minaccia diventata realtà. Nel frattempo scende in campo il Regno Unito che fuori dall’Ue cerca un ruolo da giocare in questa fase caotica.
Su tutto domina l’incertezza. Si vive come sospesi, in attesa della prossima mossa di Trump. Una delle ultime riguarda le riserve che si potrebbero realizzare anche con i bitcoin, una criptovaluta, moneta virtuale molto volatile, fuori dai circuiti degli Stati e delle banche centrali, che circola in un universo parallelo. Siamo sempre di più al mondo capovolto di cui abbiamo parlato sette giorni fa. La storia del Novecento pare non avere insegnato nulla a chi ha in mano le leve del potere.
Tocca all’Europa, e anche all’Italia, giocare le carte della diplomazia e della distensione, sulle orme dei padri fondatori che seppero creare una casa comune sulle macerie della Seconda guerra mondiale. Oggi come allora, occorre riprovarci.
