Gaza, inaccettabile
Basta con le contrapposizioni. Basta con destra e sinistra. Diciamo basta, con forza. Con tutta quella che possiamo mettere in campo, come su queste colonne stiamo facendo da lungo tempo, molto prima della giusta mobilitazione in atto nelle ultime settimane. Se c’è da difendere la dignità delle persone, ci siamo. Come la Chiesa, che da sempre si schiera con chi viene umiliato, schiacciato, violentato.
Non è questione di essere pro Hamas e contro Israele, oppure pro Israele e contro il popolo palestinese. Non è questo in gioco ora che viviamo su un piano inclinato molto rischioso, con gli sconfinamenti dei droni russi in territorio Ue e l’aumento, se ancora possibile, della pressione sulla popolazione nella Striscia di Gaza. Un paio di milioni di sventurati costretti, ancora una volta, a vagare in quel fazzoletto di terra ridotto a strazio.
Tutto questo è intollerabile, così come l’attacco del 7 ottobre di due anni fa. E come il trattamento degli ostaggi rimasti nelle mani dei terroristi. Ma come si fa a «non pensare a Gaza – si è chiesto il presidente della Cei, il cardinale Matteo Zuppi, lunedì scorso al Consiglio permanente (cfr pag. 11 edizione cartacea) – dove un’intera popolazione, affamata, bombardata, è costretta a un esodo continuo. Facciamo nostre le parole di Leone XIV sul popolo di Gaza che continua a vivere nella paura e a sopravvivere in condizioni inaccettabili, costretto con la forza a spostarsi ancora una volta dalle proprie terre». Su questi aspetti non si può indietreggiare.
È quello che è stato chiesto a gran voce in 80 città italiane, le nostre comprese, lunedì scorso. Condanniamo senza mezzi termini gli scontri avvenuti a Milano e i blocchi di strade e stazioni. I tentativi maldestri di estremizzare la protesta pacifica nulla tolgono al movimento di opinione pubblica che ormai emerge in numerosi Paesi al mondo.
Quello che notiamo è un moto di ribellione, davanti alla barbarie che si perpetua sui civili che scappano, che cercano un pezzo di pane e tentano di fuggire dalle bombe senza un luogo dove potersi riparare. Con di fronte a sé solo il nulla: polvere, dolore e nulla. Tutto ciò non è tollerabile.
Come leggo su Avvenire di martedì scorso, un documento, o uno scritto, non ferma il massacro, ma dice di chi non approva e si oppone. Dice di una condanna dei crimini contro l’umanità. Quelli cui assistiamo impotenti, ma non per questo vogliamo esserne complici. Per questo parliamo, scriviamo e preghiamo.
