Indietro non si torna
Corresponsabilità. Da questa rinnovata forma di vivere la Chiesa non si torna più indietro. Qualcuno forse aveva immaginato dei passaggi diversi, con qualche dietrofront sulla condivisione dell’autorità per indicare il cammino da seguire.
Anche sugli accorpamenti delle Diocesi Leone XIV la settimana scorsa ad Assisi, incontrando i vescovi italiani, non ha avuto dubbi (cfr pag. 4 edizione cartacea). Ha ribadito che si prosegue sulla strada intrapresa. Si mantiene il pensionamento dei vescovi ai 75 anni e ha chiesto un maggiore coinvolgimento nella scelta degli stessi vescovi. Ha ribadito che la linea è quella tracciata da papa Francesco con l’esortazione apostolica Evangelii gaudium. La comunità dei fedeli è chiamata a testimoniare la bellezza e l’unicità dell’esperienza cristiana.
Non si tratta di stabilire strutture e mettere insieme organizzazioni, ma di fare vedere con la propria vita che l’incontro con Gesù Cristo è decisivo.
Poi ha ribadito lo stile con il quale la Chiesa di oggi si deve porre nei confronti del mondo e di sé stessa.
Quello indicato, ancora una volta, è lo stile sinodale, del camminare insieme, pastori e laici, presbiteri e diaconi, religiosi e consacrati. Tutti insieme, con i vescovi a volte davanti, altre volte nel mezzo, altre ancora dietro, come disse con efficacia Bergoglio quando indicò il mondo in cui un vescovo è chiamato a stare in mezzo alla porzione di popolo a lui affidata.
In mezzo alle sfide che la storia pone, anche in questi anni caratterizzati da rivoluzioni della tecnologia, il bisogno maggiore, ha detto ancora Prevost, è quello di un continuo rinnovamento.
La vita è sempre nuova se ogni giorno viene affrontato con entusiasmo, come un dono prezioso da vivere al meglio delle proprie possibilità. Il si è sempre fatto così non può appartenere alla comunità dei credenti. Bergoglio lo ricordava spesso e il successore prosegue nella medesima traccia.
La fede in Occidente sembra segnare il passo e la cristianità, come ha ricordato il cardinale Zuppi nei giorni scorsi, non appartiene più alle nostre società. Non per questo è finito il cristianesimo, anzi. È proprio in un contesto nel quale la fede non è più un riferimento che la luce del Vangelo ancora di più può illuminare il cammino di chi non sa trovare un senso pieno alla propria esistenza. È quel battito del cuore che avvertirono i discepoli di Emmaus. È quel di più, il centuplo quaggiù, che si incontra lungo la strada. Basta solo volerlo abbracciare.
