Intollerabile Gaza

Su Gaza bisogna intendersi. Occorre comprendere le dimensioni di quello che sta accadendo da ormai due anni. Dobbiamo sforzarci di decifrare la situazione. Dobbiamo avere il desiderio di andare oltre le apparenze, le immagini che non arrivano, quello che altri non vogliono farci capire per non farci indignare.

Ricordo un incontro con il vescovo Giancarlo Maria Bregantini. Ci disse che i giornali diocesani, tra gli altri scopi, dovevano avere la capacità di indignarsi. Ecco quello che vorremmo fare: indignarci, così come ci siamo indignati per l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023. Ora, diciamolo con estrema chiarezza, non possiamo tacere davanti alla tragedia che si sta consumando davanti agli occhi del mondo e nel silenzio quasi totale dei grandi della Terra. Dicevo, cerchiamo di capire.

Israele, lo Stato di Israele, da quasi due anni sta scatenando una potenza di fuoco inaudita su un territorio che è un fazzoletto, largo appena dieci chilometri e lungo 40. In questo rettangolo, che equivale alla superficie di una media città italiana, vagano da nord a sud da 20 mesi oltre due milioni di persone. Si spostano non solo in cerca di cibo, di un riparo per la notte, di un posto in cui dormire, ma di un luogo nel quale potersi riparare dalle bombe che piovono dal cielo più dell’acqua che in quei luoghi scarseggia.

Un andirivieni perpetuo per salvare la propria vita. Bisogna immaginarsi prigionieri in quelle strade polverose che non hanno più edifici intatti attorno. In quelle piste Israele non fa più arrivare gli aiuti umanitari. Uomini, donne, bambini e anziani sono sotto attacco continuo, dal cielo e da terra, con operazioni militari che hanno come bersaglio i terroristi di Hamas, ma colpiscono case, ospedali e scuole in maniera spietata e indiscriminata.

Noi andiamo avanti quasi facendo spallucce. Sì, abbiamo moti di ribellione, ma hanno la durata di qualche secondo. Non vogliamo prendere consapevolezza di quanto succede. In campo c’è una sproporzione inaudita tra chi usa jet e armi devastanti e chi a mani nude va in cerca di una tazza di minestra calda o tenta di scavare una fossa per un figlio, un padre, una moglie morti sotto gli attacchi di uno Stato che non conserva più nulla di umano.

Allora indigniamoci. Facciamo sentire la nostra voce. Facciamo qualcosa. Noi lo scriviamo. L’Italia, l’Europa, i Paesi cosiddetti civili si facciano sentire.

Non possiamo tollerare Gaza.

Parliamone forte oggi per non rimpiangerlo domani.