La Chiesa rimane
Dopo la Polonia, la Romania. Droni russi sorvolano lo spazio aereo di Paesi della Nato. La violazione è di quelle gravissime. Sono provocazioni, impossibile affermare il contrario.
Qualcuno ci prova, per la verità, un po’ come è successo in tempo di pandemia, con gli untori che sarebbero stati dietro ogni angolo, assoldati da chi poi avrebbe dovuto porvi rimedio. Di dietrologie è zeppa la storia antica e anche quella recente, comprese le due guerre che si combattono vicino a noi, quelle che ci inquietano, che ci tolgono il sonno, che ci fanno alzare i battiti a ogni nuova dichiarazione del presidente Usa, di quello russo o del primo ministro israeliano.
Il livello dello scontro si alza ogni giorno di più. Netanyahu ha ordinato ai carri armati con la stella di David di entrare a Gaza city. I grattacieli della città cedono sotto attacchi sempre più imponenti. Ad ascoltare le notizie che giungono fino a noi, filtrate chissà da quali fonti, si rimane sbalorditi per come si possa ancora resistere a mani nude contro un nemico che ha giurato vendetta totale, fino allo sfinimento.
Si vedono ancora, in questi giorni, le colonne di auto, camion, furgoni e carretti carichi di masserizie e di gente in fuga. Si tratta dell’ennesimo esodo per chi abita quel fazzoletto di terra che è la Striscia di Gaza, un territorio che al solo pensarlo, visti i suoi 40 chilometri per 10, fa pensare più a una galera a cielo aperto che a una nazione.
Eppure, si continua a bombardare, a mietere vittime. I bilanci quotidiani ci fanno impallidire, ma rischiamo l’abitudine anche a quello. Qualche voce isolata ogni tanto si fa sentire per protestare davanti a tanta ferocia, ma i più restano a guardare, quasi incuranti della immane tragedia che là si consuma.
Qualcuno critica la Chiesa per la poca forza che mette nelle sue prese di posizione (cfr pag. 21 edizione cartacea). Gli stessi dimenticano che la parrocchia di Gaza, guidata da padre Gabriel Romanelli con l’appoggio del patriarca Pizzaballa, è uno dei pochi presidi d’accoglienza rimasti attivi in quell’inferno di dolore dove si spara sulle case, sugli ospedali, sui luoghi sacri, sui giornalisti.
Il Papa, in scia al predecessore Francesco, chiede ogni giorno la pace per Gaza, per l’Ucraina e per le tante guerre dimenticate. Di certo non spreca parole. Invoca in ogni occasione il cessate il fuoco e la ripresa del dialogo. Un impegno incessante, il suo, e senza altri interessi se non la pace, da sostenere con ogni mezzo.
