Luce nella nebbia

Padre Ibrahim Faltas non ha dubbi. Non era mai accaduto di vivere in situazioni simili a Gaza. L’ha ribadito la scorsa settimana a Sogliano al Rubicone, in occasione di un appuntamento svoltosi in ricordo di monsignor Pietro Sambi, il nunzio apostolico originario del paese collinare ( cfr pag. 10 edizione cartacea di questa settimana).

Il francescano, che è vicario del custode di Terra Santa, è di origine egiziana. Il suo sguardo non è quello di un palestinese. Scruta la realtà per quella che è, senza filtri e senza nascondersi nulla. E senza mistificazioni. Le preoccupazioni oggi sono molto aumentate, anche se per il momento le armi tacciono.

Quanto proposto dal presidente Usa Donald Trump su Gaza fa quasi sorridere il francescano che fu amico stretto di Sambi. «La gente vuole rimanere nella propria terra», dice Faltas pensando alla proposta di trasferire con la forza tutti i palestinesi e trasformare la Striscia in una spiaggia con hotel e resort. Poi cerca di far capire, una volta di più, con una fatica che fa soffrire, che Hamas non rappresenta il popolo palestinese. 

«In questo momento – aggiunge – è molto, molto difficile tornare al dialogo». Lo si comprende anche dalla Romagna. Le parti sono distanti e le proposte sfiorano la presa in giro, e sembrano avulse dalla realtà.

Tutti arranchiamo di fronte alle soluzioni azzardate da Trump che ne sforna più d’una al giorno, come se i rapporti tra gli Stati fossero da trattare alla stregua di uno scherzo di carnevale. Siamo “al mondo capovolto”, come dal titolo del commento di Marina Corradi pubblicato domenica scorsa su Avvenire. In qualche modo, dice la notista, «siamo in guerra. In guerra con la verità, se Trump nega l’aggressione russa all’Ucraina. La verità più eclatante ora censurata, nascosta».

Siamo arrivati a questo punto? Torno a chiedermelo e pongo il quesito ai lettori. Oggi come non mai dobbiamo stare attenti a quanto ci viene raccontato. Dobbiamo mantenere la capacità di distinguere il vero dal falso. Il rischio è quello di perdere di vista il reale, l’ancoraggio con la storia, con i fatti, i morti, gli oppressi e gli oppressori. Per evitarlo la strategia migliore è ascoltare chi sul campo ci vive, accanto a vittime e carnefici, come padre Faltas.

Il rischio, di bugia in bugia, è che le nostre menti si confondano. Siamo chiamati più che mai a vigilare. Anzi, a resistere. Nella fitta nebbia del momento, tocca a ciascuno di noi tenere accesa un lume di speranza.