Non è la playstation

Il mondo è con il fiato sospeso. Ci sentiamo tutti in bilico, come sull’orlo di un baratro. L’entrata in guerra degli Stati Uniti d’America contro l’Iran ha avuto l’effetto di un colpo allo stomaco, in ogni parte della Terra. L’improvvisa accelerazione impressa dal presidente Donald Trump è stata come un uragano. Aveva detto che si sarebbe preso 15 giorni di tempo per intervenire: un chiaro diversivo.

Quindi ha fatto alzare in volo due aerei B-2 in direzione ovest, come secondo diversivo. Altri sette li ha indirizzati dagli States al Medio Oriente, invisibili ai radar ( cfr pag. 11 edizione cartacea). Un volo lunghissimo di 11 mila chilometri per andare a colpire tre basi iraniane in cui si lavora al nucleare. La bomba atomica incute timori su ognuno di noi. Ma anche queste incursioni da guerra non sono da meno. Tutti abbiamo più paura, e il domani è imprevedibile.

Trump, nella notte italiana tra lunedì e martedì scorsi, ha annunciato una tregua di 12 ore per poi arrivare alla pace. Ma la tregua è stata subito violata, con conseguente aumento dell’incertezza che grava su tutta l’area e anche oltre. Nel frattempo gli alleati occidentali cercano una loro strategia per non rimanere invischiati in una nuova crisi energetica. Per tutti è difficilissimo muoversi in questi frangenti e tentare anche solo vie di mediazione.

Papa Leone invoca la pace con la forza del predecessore e non perde occasione per farlo. Il nuovo fronte verso l’Iran ha fatto dimenticare in fretta i due milioni di persone che vagano in mezzo alla distruzione ormai totale della Striscia di Gaza. Non ci si può distrarre e non si può offuscare il ricordo di quanti soffrono la fame per i conflitti in corso. Tutti siamo responsabili.

Sugli eventi degli ultimi giorni ha riflettuto Mauro Magatti con un editoriale su Avvenire di martedì scorso. «Imporre la pace con la guerra è una tragica illusione – scrive il sociologo della Cattolica -. La guerra non è né magnifica né spettacolare. È distruzione, sofferenza, perdita irreparabile. Il rischio è quello di perdere la consapevolezza delle conseguenze reali di ogni guerra: città ridotte in macerie, vite spezzate, civiltà annientate».

È bene avere sempre presente il pericolo di scambiare la realtà con la finzione, come se nella Situation Room si giocasse alla playstation piuttosto che con la vita di uomini e donne.

Non è tollerabile. Lo abbiamo scritto più volte negli ultimi mesi: basta con la guerra. Si impieghi ogni energia per arrivare a una pace giusta e duratura. Senza indugi.