Sperare insieme
Alberto Marvelli. Sabato scorso, 6 dicembre, in piazza San Pietro, a Roma, nessuno tra gli oltre 20 mila presenti si sarebbe aspettato che il Papa citasse il giovane ingegnere ( cfr pag. 10 edizione cartacea) che nel dopoguerra a Rimini si era fatto notare per il suo impegno politico e civile, in particolare in favore degli ultimi.
Durante una delle ultime udienze giubilari, Prevost, davanti a una folta platea in gran parte costituita da soci dei Rotary club italiani, prende l’occasione per spiegare che speranza, la virtù teologale tema dell’anno santo, fa rima con partecipazione.
Il Pontefice parla di attesa, visto il periodo di Avvento in cui siamo immersi. Di un’attesa che non è passiva, ma coinvolgente, come capita a quanti incontrano il Signore.
Come è successo a Maria, a Giuseppe, ai pastori. «Coinvolti e chiamati a partecipare». Onore e vertigine, commenta il Papa che spiega: «Dio ci coinvolge nella sua storia, nei suoi sogni. Sperare, allora, è partecipare».
Il motto del Giubileo diventa in quest’ottica un programma di vita.
«Pellegrini di speranza – aggiunge Leone – gente che cammina e che attende, non però con le mani in mani, ma partecipando». Per spiegare cosa significhi, il Papa evoca un giovane vissuto a Rimini, morto in maniera tragica a 28 anni, nel 1946.
Uno molto impegnato in politica, nella vita della sua città alle prese con la ricostruzione postbellica, materiale e delle persone. Iscritto alla Dc, venne eletto in Consiglio comunale. In precedenza era stato nominato assessore ai Lavori pubblici con l’incarico della commissione per gli alloggi. Mise le mani in pasta, avrebbe detto papa Francesco, come quando parlò a Cesena, il primo ottobre 2017, dell’impegno dei credenti in politica.
Leone XIV non vuole essere da meno.
Cita il beato come un giovane capace di mostrarci «che sperare è partecipare, che servire il Regno di Dio dà gioia anche in mezzo a grandi rischi». E Marvelli se li prese. Tanto da spendersi fino all’ultimo istante della sua esistenza per chi si affidava a lui.
L’attesa del Natale prepara a questo incontro decisivo per ogni persona, come lo fu per Marvelli, attivo in numerose associazioni cattoliche, esempio di chi non «salva il mondo da solo». Neppure il Signore vuole farlo da solo, «perché insieme è meglio», nota Prevost. Partecipare, conclude Leone XIV, rende presente la meta futura. La rende viva, incontrabile e sperimentabile qui e ora, nella compagnia della Chiesa.
La speranza ha un nome, l’Emmanuele, il Dio con noi.
