Zero termico
Il sole è a picco, nelle strade quasi deserte. Il caldo è torrido. Le cicale friniscono e il loro canto riempie l’aria che pare incendiarsi. È solo uno scampolo di questi giorni a cavallo tra giugno e luglio caratterizzati da un anticiclone africano che ci ha catapultati nel pieno di un’estate appena agli inizi.
Non è una novità, qualcuno potrebbe obiettare. Invece lo è perché lo zero termico ben oltre i 5.000 metri di quota, temperature da 36, 38, 39 e più gradi che si vedono in Romagna e gli oltre i 40 nel sud Italia e in molte parti d’Europa non sono usuali. Non occorre andare troppo indietro nel tempo, al massimo una o due generazioni, per ricordare che diventavano notizia da tg giornate con 28-30 gradi.
Si può definire questo un cambiamento climatico? Quello che accade si verifica sotto i nostri occhi.
Gli eventi atmosferici sono estremi, con temporali violenti di stampo tropicale, siccità prolungate e alluvioni in molte parti d’Italia, fino a pochi decenni fa considerato un Paese in zona dal clima temperato.
Questo è il climate change, quello che per tanti non esiste. Stiamo depauperando uno dei beni più importanti che abbiamo ricevuto in eredità, la nostra casa comune, direbbe papa Francesco. Inutile accumulare ricchezze se la dimora brucia e diventa inospitale.
Nella sua autobiografia “Spera”, Bergoglio, alle pagine 358 e 359 affronta per l’ennesima volta l’argomento clima. Il Papa scrive che oltre tre miliardi di persone vivono «in regioni altamente sensibili alle devastazioni del cambiamento climatico e sono per questo spinte alla migrazione forzata». Non si tratta, come qualcuno paventa, di gente che vuole fuggire in altre regioni, ma di persone che non riescono più a vivere dove sono cresciute. Allora, proteggere la casa comune, aggiunge papa Francesco, «è una delle più grandi emergenze del nostro tempo».
Come orientarsi? Come muoversi e dove agire? È possibile ancora rimediare ai guasti compiuti dall’uomo? Il Pontefice argentino traccia la road map: «Occorre dimezzare il tasso di riscaldamento nel breve arco di un quarto di secolo».
E per farlo, aggiunge, «è indispensabile un’azione immediata e risoluta, un approccio universale in grado di produrre da subito cambiamenti progressivi e decisioni politiche impegnative». In una parola: non si può più aspettare. Chi tergiversa, chi mistifica, sappia che è stato avvisato. Nessuno potrà mai dire: non lo sapevo.
