Domenica 11 maggio – Quarta domenica Tempo pasquale – Anno C

ASCOLTIAMO IL CRISTO RISORTO, CAMBIERÀ LA NOSTRA VITA

At 13,14.43-52; Salmo 99; Ap 7,9.14-17; Gv 10,27-30

Siamo alla quarta domenica del tempo di Pasqua e ascoltiamo alcuni versetti tratti dal capitolo 10 del Vangelo di San Giovanni che ci riportano una parte della risposta che Gesù rivolge ai Giudei nel portico di Salomone durante la festa della Dedicazione.

La domanda che ha stimolato la risposta di Gesù nasce da una loro inquietudine: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente». E Gesù rispose loro: «Le mie pecore ascoltano la mia voce…». Per comprendere che lui è il Cristo, Gesù utilizza l’immagine delle pecore che evoca le molteplici testimonianze musive presenti nelle basiliche ravennati. Le troviamo raffigurate nella lunetta d’ingresso del Mausoleo di Galla Placidia, nell’abside di Sant’Apollinare in Classe, nella scena del giudizio finale in Sant’Apollinare Nuovo e in varie parti della basilica di San Vitale (per esempio nella sezione di Mosè).

«Le mie pecore ascoltano la mia voce». Per comprendere se Gesù sia il Cristo occorre ascoltare. Noi sappiamo come fare? Papa Francesco al numero 171 dell’esortazione apostolica “Evangelii gaudium” ha scritto: «Abbiamo bisogno di esercitarci nell’arte di ascoltare, che è più che sentire. La prima cosa, nella comunicazione con l’altro, è la capacità del cuore che rende possibile la prossimità, senza la quale non esiste un vero incontro spirituale».

L’ascolto è un’arte che interpella il cuore e allo stesso modo la nostra intelligenza.

«… e io le conosco»: Gesù, che nell’immagine è il pastore, è Dio, solo lui ci conosce veramente fino in fondo e soprattutto ci ama nelle nostre fragilità.

«… ed esse mi seguono»: chi ascolta la voce del pastore lo riconosce e si riconosce parte del suo gregge. Per questo lo segue, si fida e si affida. Costui è il discepolo e tutti noi siamo chiamati oggi a rinnovare la nostra decisione di vivere così.

«… Io do loro la vita eterna». Gesù prosegue spiegando il suo essere il Messia, comunicandoci il senso della sua incarnazione fino a dichiararsi una cosa sola con il Padre. Si attira, così, la condanna dei Giudei che nei versetti successivi a quelli del brano odierno raccolgono delle pietre per lapidarlo.

Anche oggi, esercitiamoci nell’ascolto del Risorto, che vuole incontrarci per trasformare la nostra vita.

Ci crediamo? Coraggio, non perdiamoci di animo e sperimentiamo quello che ci suggerisce il salmista: «Riconoscete che solo il Signore è Dio: egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo».