Domenica 2 novembre – Commemorazione dei defunti – Anno C
LA SPERANZA NON DELUDE VITA CONCRETA ED ETERNA
Gb 9,1,23-27; Salmo 26; Rm 5,5-11; Gv 6,37-40
Il mese di novembre assume una sua peculiare tonalità spirituale dalle due giornate con cui si apre: la solennità di tutti i santi e la commemorazione dei fedeli defunti.
Il mistero della comunione dei santi illumina in modo particolare questo mese e l’intera parte finale dell’anno liturgico, orientando la meditazione sul destino terreno dell’uomo alla luce della Pasqua di Cristo. In essa ha il suo fondamento quella speranza che, come dice san Paolo, è tale da “non deludere” e che papa Francesco ha voluto proporre come messaggio centrale del Giubileo dell’anno 2025.
La celebrazione di domenica 2 novembre si colloca in questo contesto di speranza: Gesù non ci abbandona, fa di tutto per non perderci, perché il Padre gli ha chiesto di “portare tutti a casa”. Questa è la volontà di Dio: fare entrare tutti nel suo amore fedele ed eterno e da lì non farci più uscire. Questo è il principio della Risurrezione. In questo amore fedele ed eterno incontriamo i nostri cari, in questo Amore già ora condividiamo la vita che non finisce più, già ora condividiamo il Paradiso.
Riascoltiamo ancora le parole pronunciate “a braccio” da papa Francesco nel giorno dei defunti del 2020: «La speranza è un dono gratuito che noi non meritiamo mai: è dato, è donato. È grazia. Il Signore conferma questo, questa speranza che non delude: tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me».
Questo è il fine della speranza: andare da Gesù. E «colui che viene a me, io non lo caccerò fuori perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato» . Il Signore che ci riceve là, dove c’è l’àncora.
La vita in speranza è vivere così: aggrappati, con la corda in mano, forte, sapendo che l’àncora è laggiù. E quest’àncora non delude. Gesù promette che “non perderà nulla”, quindi nessuno, di ciò che il Padre gli ha affidato, che non ci manderà mai via, che donerà la sua stessa vita eterna che è sua e del Padre. Non è solo rassicurante, ma deve anche generare quella sicurezza e quella gioia che l’intero mondo aspetta di leggerci in faccia.
Se i cristiani vivono in questo mondo è per animarlo delle speranze e delle certezze di una fede che crede nel Dio della vita, vita concreta, reale, eterna. Fuori dalla logica della vita e del dono della vita eterna non esisterebbe la missione di Gesù per la nostra salvezza e del mondo intero. Non esisterebbe nessun Dio Padre da “far conoscere”, non sarebbe possibile nessuna fede.
Per questo la promessa di Gesù di non respingerci e non volerci perdere parla da sola, è il “non plus ultra” delle promesse divine.
