Domenica 23 febbraio – Settima domenica Tempo Ordinario – Anno C

SI PUÒ VIVERE L’AMORE NELLA LOGICA DEL DONO

1Sam 26,2.7-9.12-13.22-23; Salmo 102; 1Cor 15,45-49; Lc 6,27-38

È davvero possibile amare come ama Dio ed essere misericordiosi come Lui? Quando Gesù ci chiede di essere misericordiosi come il Padre, ci sta chiedendo di diventare segno e testimonianza della sua misericordia. In questo Vangelo è descritto un impegno di vita, l’amore a cui siamo chiamati.

Noi sposi troviamo in queste parole uno stimolo forte.

Nella quotidianità, soprattutto quando è difficile comprendersi, siamo chiamati ad aprire un canale comunicativo, un ponte che ci permetta di ritrovarci a camminare insieme. Chi ama deve essere creativo nel trovare gesti e parole che permettano di invertire la rotta, di riportare l’armonia, di ritrovare fiducia l’uno nell’altro.

Siamo immersi in una realtà che privilegia la contrapposizione e la prevaricazione delle idee dell’altro.

Le parole di Gesù «A voi che ascoltate, io dico…» vogliono dirci che, se siamo disposti a metterci in gioco, esiste un modo diverso di affrontare la vita, ed è il modo di Dio.

Quando durante il processo Gesù viene schiaffeggiato, non reagisce e nemmeno tace, ma chiede ragione di quel gesto… Vivere il Vangelo non vuol dire essere in balia del male altrui, piuttosto non adeguarsi alla mentalità che tende a prevaricare l’altro e non valorizza il dialogo.

Mettersi nella prospettiva di come ama Dio richiede una conversione, un cambiamento radicale di mentalità.

Davanti a una situazione in cui siamo offesi, l’invito è quello di mostrare il volto di Dio misericordioso. Magari è vero, l’altro si è comportato male, sta dando meno di quello che io do a lui o a lei. Questo Vangelo ci dice di essere misericordiosi come lo è Dio Padre. Nella vita di coppia possiamo vivere momenti di sofferenza più o meno pesanti. La Misericordia si esprime anzitutto nel perdono: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati». È così che possiamo sentirci profondamente amati, quando non meritiamo nulla e l’altro ci tende la mano, continua a volerci bene.

È in questi momenti che ci rendiamo conto di essere amati in modo speciale e gratuito, come ci ama Dio. La grazia del sacramento si concretizza anche in questa capacità di vivere l’amore nella logica del dono e della gratuità, senza pensare alla misura, dando tutto ciò che si ha.