Domenica 28 settembre – 26esima domenica Tempo Ordinario – Anno C
TRA I PIÙ POVERI E FRAGILI C’È LA PRESENZA DI DIO
Am 6,1.4-7; Salmo 145; 1Tm 6,11-16; Lc 16,19-31
Nel Vangelo di domenica 28 settembre Gesù ci parla di due poveri. Uno oppresso dalla fame e dalla solitudine: nessuno si avvicina a lui, e la porta del ricco è sempre ben chiusa per tener fuori quel fastidioso ingombro di cui solo i cani hanno compassione. L’altro, oppresso dal proprio egoismo, vive una povera vita vuota.
Il primo povero ha un nome: Lazzaro, che significa “Dio aiuta”. Nel nome c’è il senso di tutta la sua vita, perché in quel povero c’è Dio che bussa alla porta del cuore dell’uomo ricco per aiutarlo a uscire da se stesso e dal suo egoismo, per permettergli di salvarsi. Ma l’uomo ricco per tutta la vita ignora il povero; perciò non viene condannato per le sue ricchezze, ma perché non ha voluto vedere nel povero Lazzaro, Dio che lo cercava.
Ha disprezzato il povero e ha disprezzato Dio; non è riuscito a riconoscerlo nonostante fosse ricoperto di piaghe. Eppure le piaghe dovrebbero essere un segno molto chiaro, se su di esse si è chinato il buon samaritano per versarvi olio e vino, e se queste hanno permesso a san Tommaso di riconoscere Gesù risorto, otto giorni dopo la Pasqua.
Gesù stesso, nell’annuncio del giudizio finale, ci ricorda la presenza di Dio nei poveri e nei sofferenti e che la sua misericordia ci salva se noi abbiamo misericordia per il nostro prossimo. Ma quante volte anche noi fingiamo di non vedere i poveri e i sofferenti (anche in famiglia), li evitiamo e ci aspettiamo che altri si occupino di loro?
Non indicare un nome per l’uomo ricco sembra fatto di proposito, perché ciascuno di noi potrebbe forse essere al suo posto. L’egoismo del ricco è così radicato che persino dopo la morte continua a non riconoscere la dignità di Lazzaro, e vuole utilizzarlo come servitore per alleviare le proprie sofferenze. Mentre in vita l’aveva sempre ignorato, ora che ne ha bisogno, non solo lo riconosce, ma sa anche il suo nome.
Ma ormai è tardi: quella porta che li separava in vita e che con un gesto poteva essere aperta, dopo la morte si è trasformata in un abisso insuperabile. Non potendo migliorare la propria condizione, prova ancora a sfruttare Lazzaro per salvare i fratelli con un colpo di magia: un morto che risorga per convertirli. Ma il padre Abramo spiega che non è possibile perché la radice dei mali suoi e dei suoi fratelli è il non ascoltare la Parola di Dio.
Solo ascoltando la Parola di Dio e mettendola in pratica, verremo salvati da chi è veramente risorto dai morti: Gesù Cristo.
