Domenica 4 maggio – Terza domenica Tempo pasquale – Anno C
CHI AMA DAVVERO GESÙ È COSCIENTE E INCOSCIENTE
At 5,27-32.40-41; Salmo 29; Ap 5,11-14; Gv 21,1-19
La visione dell’Agnello in trono descritta nel brano dell’Apocalisse stride con l’atteggiamento degli apostoli che, dopo aver incontrato il Signore risorto, ritornano alle loro faccende. Solo la presenza del Risorto può cambiare anche l’ordinarietà.
Nella Chiesa può avvenire che si faccia più affidamento in un progetto pastorale che nella presenza del Signore e nell’azione libera e fantasiosa dello Spirito Santo. In famiglia può accadere che si faccia più attenzione ai suggerimenti dei libri di psicologia che a mettere in pratica la sapienza del Vangelo. La delusione è la conseguenza della chiusura supponente ed egoistica.
L’apertura del cuore al Signore porta al coraggio del proprio impegno, senza lasciarsi condizionare da limiti, paure o inadeguatezze. Il rischio che si assume il cristiano non è calcolato col metro della convenienza, ma con la misura abbondante dell’amore attento agli altri, più che a se stesso.
Chi vuol tenere sotto controllo la propria vita non accetterà facilmente l’avventura nella via del matrimonio, il dono della nascita dei figli o la rinuncia a una propria famiglia per una consacrazione sacerdotale o religiosa.
Chi vuole veramente bene a Gesù, come Pietro ha manifestato tre volte in risposta alle domande del Signore, si comporta in modo cosciente e incosciente insieme. Cosciente delle difficoltà e dei propri limiti, incosciente nell’accettare le conseguenze delle proprie scelte in risposta alle richieste che il Signore comunica.
L’impegno in politica, l’obiezione di coscienza in campo medico, l’onestà nelle attività finanziarie, l’ospitalità offerta, la denuncia di violenze o soprusi di cui si venga a conoscenza, la rinuncia alla ricerca di ruoli di prestigio, la disponibilità a fare nel proprio lavoro più di quanto sia strettamente richiesto, sono tutti esempi di questa “incosciente coscienza” o “cosciente incoscienza”.
Solo chi ama senza riserve Cristo e in lui i fratelli può essere utile agli altri con le proprie attenzioni rispettose dell’individualità, delle capacità e delle necessità. Solo dopo aver espresso questo amore, a Pietro è stato affidato il gregge dal Buon Pastore.
