Domenica 6 luglio – Santa Maria Goretti – Anno C

LA MISSIONE, COMUNICAZIONE DI UN INCONTRO INDELEBILE

Is 66,10-14; Salmo 65; Gal 6,14-18; Lc 10,1-12.17-20

Nella 14esima domenica del Tempo Ordinario, Luca parla dell’invio in missione di 72 discepoli da parte di Gesù. Dal piccolo numero di 12 si è passati a un numero maggiore, segno di una crescente adesione alla sequela di Gesù.

Gesù parte dalla costatazione di una notevole sproporzione tra la mole del lavoro e quanti si investono realmente in esso: gli operai sono pochi. La soluzione è pregare, intercedere presso il Padre perché mandi altri operai. È la grazia divina che per prima mette mano al lavoro. L’uomo non può che accodarsi. 

Gesù invia i suoi discepoli in missione non come un generale guiderebbe il suo esercito. Non chiede loro di armarsi, ma al contrario di alleggerirsi. Più che una spedizione militare, la missione richiama una scalata: più si è leggeri e più si sale agevolmente.

I discepoli devono fare i conti con ostacoli, minacce e pericoli. Gesù definisce i missionari usando un’immagine che farebbe fuggire chiunque: sono «agnelli in mezzo a lupi». Lo statuto del missionario è la mitezza che disarma la violenza più ostile. Questo disarmo è amplificato dall’estrema sobrietà – niente borse e calzari – e da una fretta tale da evitare lungo il cammino anche la breve sosta per un saluto.

Obiettivo dei missionari è invocare la pace sulle case degli uomini, creare con gli ospiti quella familiarità che solo intorno alla stessa mensa può instaurarsi, senza mai forzare la mano, rispettando l’altrui libertà. Questa familiarità è la base su cui innestare l’annuncio del regno e il suo dinamismo di prossimità.

L’annuncio del Regno non è una parola tra tante, ma l’àncora di salvezza che Dio lancia anche ai peccatori più incalliti per ritornare a lui. A questi agnelli capaci di tenere testa ai lupi, Gesù partecipa il suo potere di sottomettere i demoni, azione che procura molta gioia ai missionari. La missione non è sfoggio di un potere, ma è comunicazione dell’esperienza di un incontro indelebile, irradiazione dell’amore fedele di un Dio che incide i loro nomi nei cieli.

Dio, come un innamorato, scrive il nome dell’amata dappertutto, quasi a esprimere il suo desiderio di non dimenticarlo mai e di rendere l’amore eterno. Così Dio con noi. Per questo essere Chiesa in uscita per noi consiste nel mettere in circolo l’amore che ci ha scelti per primo e impegnarci a irradiarlo ovunque e sempre.