Domenica 7 settembre – 23esima Domenica tempo ordinario – Anno C

GESÙ CI HA DATO IN DONO DI FARCI COME LUI

Sap 9,13-18; Salmo 89; Fm 9-10.12-17; Lc 14,25-33

Le “richieste” di Gesù, indirizzate a un folla che lo segue da vicino, sembrano quasi una strategia ben studiata, proprio perché quelli che si accalcano diventino un numero minore, perché qualcuno fra di loro si disperda tornando alle sue occupazioni quotidiane e alla sua famiglia, quasi che si debbano scoraggiare questi discepoli raccolti da ogni dove…

Chi potrebbe osare anche solo pensare di essere in grado di portare una croce continuamente sulle spalle; oppure chi potrebbe asserire esplicitamente di poter amare il Maestro stesso più dei propri familiari o dei fratelli di sangue, ovvero di coloro che lo hanno messo al mondo e che lo hanno custodito per anni? Come può il maestro di Nazareth chiedere di tagliare quei legami che sono la nostra forza, per seguire una persona che aveva già dichiarato di non avere un luogo sicuro e un nido caldo, e neanche un posto dove posare il capo?

Assistiamo a un paradosso, cui Gesù ha abituato coloro che lo ascoltavano; tuttavia le indicazioni restano stringenti, e sembrano andare nella stessa direzione. Come se si trattasse di assomigliare sempre più alla vita povera, casta, umile e affidabile di Gesù stesso, che “disconosce” la Madre sua a vantaggio di coloro che ascoltano e mettono in pratica la sua parola.

È Lui che ha preso su di sé la sua (e nostra) croce. È sempre Lui che ha rinunciato ai suoi averi – ha lasciato il trono della sua gloria per prendere la nostra carne ed è venuto a servire, anziché farsi servire – affinché anche il più povero tra gli uomini non vivesse come un escluso. Con la croce ha scelto un modo terrificante di terminare la propria esistenza su questa terra, perché anche i maledetti dagli uomini vedessero in Lui un fratello e amico, pur attraverso l’annientamento della morte.

Nel brano dell’evangelista Luca non vediamo una serie di esigenti condizioni cui ottemperare per poterci garantire lo “status” di discepolo perfetto, quanto le occasioni che spesso la vita ci mette davanti, unitamente a una buona dose di impegno nel nostro cammino spirituale, affinché possiamo sempre più somigliare a Colui che – facendosi come noi – ci ha dato in dono di farci come Lui.