I dati non sono intelligenti. Il pensiero di Leone XIV sull’IA
Nonostante avesse confessato di essere un disastro con il computer, papa Francesco aveva colto subito le potenzialità e i rischi dell’Intelligenza artificiale, tanto da dedicare a essa diversi messaggi e averne fatto il tema del suo intervento al G7 in Puglia esattamente un anno fa.
Il suo successore non è da meno: venerdì scorso, infatti, Leone XIV ha indirizzato un messaggio alla Seconda Conferenza annuale su “Intelligenza artificiale, Etica e Governance d’impresa” svoltasi a Roma il 19 e 20 giugno scorsi, con una sessione anche in Vaticano.
Il testo, in inglese, prende le mosse proprio dal pensiero di papa Bergoglio, evidenziando come la società odierna stia vivendo un’eclissi del senso di ciò che è umano, e questo «sfida tutti a riflettere più profondamente sulla vera natura e sull’unicità della nostra dignità umana condivisa».
L’Intelligenza artificiale, e in particolare quella generativa – spiega il Pontefice – ha aperto nuovi orizzonti a molti livelli diversi, tra cui il miglioramento della ricerca in ambito sanitario e scientifico, «ma solleva anche interrogativi inquietanti sulle sue possibili ripercussioni sull’apertura dell’umanità alla verità e alla bellezza, sulla nostra capacità distintiva di comprendere ed elaborare la realtà».
Per questo, «riconoscere e rispettare le caratteristiche uniche della persona umana è essenziale per la discussione di qualsiasi quadro etico adeguato per la governance dell’intelligenza artificiale ».
Tali strumenti, infatti, «rimandano all’intelligenza umana che li ha creati e traggono gran parte della loro forza etica dalle intenzioni degli individui che li utilizzano».
Una particolare preoccupazione il Papa la manifesta per i bambini e i giovani, e per le possibili conseguenze dell’uso dell’intelligenza artificiale sul loro sviluppo intellettuale e neurologico.
«La nostra gioventù deve essere aiutata, e non ostacolata – sottolinea Leone XIV – nel suo viaggio verso la maturità e l’autentica responsabilità ».
Nessuna generazione ha mai avuto un accesso così rapido a una così grande quantità di informazioni.
«Ma l’accesso ai dati – per quanto esteso – non deve essere confuso con l’intelligenza, che necessariamente comporta l’apertura della persona alle domande ultime della vita e riflette un orientamento verso il Vero e il Bene».
Secondo il Papa, infatti, «l’autentica saggezza ha più a che fare con il riconoscimento del vero significato della vita che con la disponibilità di dati».
Di qui la necessità di un «apprendistato intergenerazionale» per consentire ai giovani di fare scelte mature e dare forma a un mondo più unito e solidale.
