Il giovanissimo “santo del computer” ci insegna come si sta online
Il prossimo 27 aprile, domenica dopo Pasqua, sarà proclamato santo Carlo Acutis, il primo “santo del computer”.
Già riconosciuto a furor di popolo “patrono di Internet”, per la sua dimestichezza con il computer e la Rete, Carlo è nato a Londra, vissuto a Milano e morto – a causa di una leucemia fulminante – il 12 ottobre 2006, appena quindicenne.
Aveva la stessa età, dunque, di quegli adolescenti che incontriamo a scuola o in giro per la città, in gruppo o da soli, con gli auricolari nelle orecchie e lo sguardo curvo sullo smartphone. In tutto e per tutto, uno di loro. Con la passione per lo sport e per la musica, oltre che per gli animali e l’informatica. Ma anche con un’attenzione particolare verso i bisogni degli altri e un programma di vita che lui stesso riassumeva così: «Essere sempre unito a Gesù».
La canonizzazione di Carlo Acutis sarà il momento culminante del Giubileo degli adolescenti, al quale sono attesi oltre 100mila ragazzi da diversi Paesi del mondo, perché la sua fama – come i messaggi digitali che varcano ogni ostacolo e frontiera – si è rapidamente diffusa ben oltre i confini locali e nazionali.
Di lui parla papa Francesco nel documento pubblicato dopo il Sinodo dei giovani, facendo esplicito riferimento al suo modo di essere un giovanissimo cittadino dell’universo digitale: Carlo – scrive il Pontefice – «sapeva molto bene che questi meccanismi della comunicazione, della pubblicità e delle reti sociali possono essere utilizzati per farci diventare soggetti addormentati, dipendenti dal consumo e dalle novità che possiamo comprare, ossessionati dal tempo libero, chiusi nella negatività. Lui però ha saputo usare le nuove tecniche di comunicazione per trasmettere il Vangelo, per comunicare valori e bellezza».
«Non è caduto nella trappola», prosegue Francesco. «Vedeva che molti giovani, pur sembrando diversi, in realtà finiscono per essere uguali agli altri, correndo dietro a ciò che i potenti impongono loro attraverso i meccanismi del consumo e dello stordimento».
Mentre si moltiplicano gli studi e gli allarmi sulla fragilità dei giovanissimi, e il suo legame con la dipendenza dai device elettronici, è un grande segno di speranza. Dai nostri ragazzi può venire l’esempio di come si sta online e ci si serve del computer per diffondere squarci di vita piena di senso, di felicità, di fede.
Tanto da scongiurare il pericolo, da cui spesso Carlo metteva in guardia, di nascere come originali, ma morire come fotocopie.
O, per dirla con parole che conosciamo bene, vivere e scegliere usando solo i tasti del “copia e incolla”.
