Rubicone
Sorrivoli (Roncofreddo). Numerose le frane. Situazione a rischio
Siamo stati a Sorrivoli, fino a poco fa. Siamo andati a vedere di persona la frana che minaccia il castello del 1400 e l’intero abitato costruito attorno, la casa dell’artista e architetto Ilario Fioravanti compresa.
A pochi chilometri da Cesena, dove ci si dà molto da fare per riportare un po’ di ordine, ripulire le strade e accogliere gli sfollati, lungo il fondovalle che da Calisese sale fino a Sorrivoli si entra in un’altra dimensione.
Man mano che si risale il corso del Pisciatello, il paesaggio è sempre più segnato dallo straripamento del corso d’acqua (foto in alto).
Dopo aver guadato la strada trasformata in torrente, incrocio alcuni abitanti intenti a sistemare un ponte. Sono alla via Selve (foto sotto) che si inerpica verso il lago di Monteleone.
Lì, dopo il ponte sul Pisciatello, ci sono alcune case. Ci abitano sei famiglie, in tutto 14 persone, mi dice Graziano Paganelli che ha assoldato un contoterzista per cercare di riparare l’arcata del ponte abbassatasi di un metro per la furia del torrente in piena. Nella notte tra martedì e mercoledì l’acqua ha superato la strada ed è arrivata nei campi circostanti che sono ben al di sopra del livello stradale. Un evento mai visto, assicura Paganelli. “Siamo senza corrente elettrica”, continua nel racconto, come anche all’agriturismo “I quattro colli” che si trova poco distante, come conferma il titolare che passa in auto e si ferma per chiedere novità. “Per fortuna abbiamo i generatori di corrente”, conclude Paganelli, che si rimette al lavoro assieme al figlio.
Salgo con l’auto lungo la via Peschiera. La lascio all’agriturismo “Le spighe” e proseguo a piedi. Alla mia sinistra ho lo squarcio della frana venuta giù da sotto il castello di Sorrivoli. Fa paura. Guardo con attenzione e noto che le frane sono due, anzi tre, anzi molte di più. “Viene giù tutto quello lì”, dice abbastanza spaventato Eugenio Fiuzzi (foto qui sotto) che ha la casa proprio davanti al fronte della frana più grande.
L’ondata di fango, detriti, alberi e vigna trascinata al seguito è a pochissimi metri da casa sua. “È venuto il titolare delle “Spighe” a liberarci. Alla 4 di ieri mattina abbiamo sentito un boato. Poi altri ne sono seguiti. L’acqua veniva giù come un fiume. È arrivata fino al nostro garage, ma sono riuscito a incanalarla e così la casa è salva. Non vedevo nulla. Lo spavento è stato grandissimo”.
La frana di Sorrivoli. Foto Sandra e Urbano – Cesena
Chiedo come si fa a stare ancora lì, sotto il castello e con le frane incombenti e senza corrente elettrica. “Mia moglie ha fatto fatica a dormire stanotte”, mi confida quasi piangendo. Poco più in alto ci sono due case isolate. Altre le trovo vicino al paese, in via Rampa, dove davanti mi si presenta la strada che si è aperta in voragini.
Tutta la salita della famosa “corta” di Sorrivoli è una frana. Qui il terreno sembra voler venire tutto a valle. Smotta da ogni parte. Gli alberi scendono con le radici e la terra attorno. L’anziana signora Maria Pia che incontro appena entrato nel borgo mi chiede chi sono e mi domanda se deve andare via da Sorrivoli. Lei è senza acqua, in via Rampa, invece ha la luce. “Ma stanotte è venuta meno e siamo andati nel panico”, lei e il marito che non se ne vuole andare. Qui la strada è tutta una frana. Le voragini sono notevoli. (foto sotto)
Prima di salire al castello vedo una decina di ragazzi intenti a tagliare e a rimuovere numerosi alberi che si sono abbattuti davanti al nuovo fabbricato che si trova al termine della via Peschiera.
Don Pasquale mi accoglie con la solita cordialità, ma è anche abbastanza affranto. In mattinata ci eravamo già sentiti (cfr pezzo a fianco).
“Qui sotto ci sono quattro abitazioni bloccate – mi dice -. La casa dell’artista Leonardo Lucchi (molto più a valle, lungo il Pisciatello, ndr) ha subito danni ingenti, invasa dall’acqua. È un evento per noi di una portata impensabile. Nessuno se lo aspettava”. Poi mi indica l’abitato di Ardiano, sul colle di fronte, in linea d’aria a breve distanza. Le case appaiono tutte su frane recenti che lasciano scoperta parte della base su cui poggiano.
“Nella notte tra martedì e mercoledì sentivi l’acqua che sembrava ti entrasse dentro. Adesso non c’è un pezzo di terra che non sia ferito”, precisa gettando lo sguardo sulle colline attorno. E aggiunge: “E qui la terra è sempre stata curata bene. Adesso speriamo non piova più”.
Non ho più carica nella batteria. Devo rientrare. Saluto il don un po’ in fretta. Lungo la ripida discesa incrocio Pietro Magalotti, 83 anni (foto qui sotto). “Mai vista un’acqua così – risponde alla mia sollecitazione -. Mai visto nella mia vita un disastro di questo genere. Lo sa che a Casale c’è stato un morto? Siamo senza luce e senza telefono. Ci avevano detto che sarebbero venuti, ma non si è visto nessuno. Speriamo non piova più, almeno per un po’”.
Riprendo l’auto. Mi fermo per gli ultimi scatti. Incrocio l’artista cesenate Leonardo Lucchi, dove si attraversa una specie di guado. Abbassiamo il finestrino ci scambiamo qualche battuta. “È un disastro”, mi dice. (foto qui sotto)
A Calisese vedo diversi agricoltori intenti nella raccolta delle fragole (foto sotto). Un segno di speranza, mi dico. Mi fermo. Scatto una foto e dico: “Meno male voi lavorate”. Non la prendono bene. Capisco subito. Le fragole, zuppe d’acqua vanno per lo più direttamente all’industria. Non finiranno, per la gran parte, sugli scaffali di negozi e supermercati”.
Qua oggi splende il sole, ma le ferite aperte sono ancora troppo dolorose. Gli elicotteri che si alzano in volo di continuo ricordano a tutti che c’è ancora tanta gente da andare a recuperare. A Sorrivoli e non solo.
httpss://www.youtube.com/watch?v=qFQop2QTDK8
Le foto qui sotto sono di Marco Rossi