Cesena
Veneziani: “L’ultimo dei Malatesta a Cesena, un visionario”
Gioia e tesoro della città. Lo spiega Jacopo Veneziani nel suo ultimo podcast settimanale
È disponibile sulla piattaforma gratuita Spotify
La Malatestiana, la gioia e il tesoro della città
“Accade raramente di entrare in un luogo in cui nulla è cambiato in quasi 600 anni. Eppure quel luogo esiste e si trova a Cesena”. È l’incipit dell’ultima puntata di ‘Meraviglia’, il podcast settimanale curato da Jacopo Veneziani per Chora Media e Intesa San Paolo On Air, disponibile sulla piattaforma gratuita Spotify. Giovane storico dell’arte e divulgatore, volto noto al pubblico televisivo (conduce ‘Vita da artista’ su Rai3 e presenza fissa ad ‘In altre parole’ su La7), Veneziani racconta la storia della Biblioteca Malatestiana di Cesena che ci appare oggi come appariva nel 1454, con i suoi libri incatenati ai banchi, come un confine sospeso. Qui il Rinascimento non è storia, ma realtà ancora viva. Non a caso, ricorda, un frate del ‘600 la definiva “la gioia e il tesoro della città”.
I colori dello stemma dei Malatesta
“La ‘Libraria domini’ di Domenico Malatesta è un gigantesco messaggio in codice: Cesena rinasce e lo fa grazie alla cultura. Infatti, in un’epoca in cui il potere si mostrava con mura, torri e soldati, l’ultimo dei Malatesta a governare la città decide di legare il proprio nome a un’aula silenziosa, piena di banchi e volumi: è un visionario – spiega Veneziani -. La luce è quella di sempre, morbida, uniforme, perfetta per il raccoglimento e anche i colori parlano. Il bianco delle colonne, il rosso del pavimento in cotto, il verde ormai sbiadito delle pareti e delle volte. Sono i colori dello stemma dei Malatesta, un modo per ricordarci in ogni dettaglio chi ha voluto questo tempio dedicato al sapere”.
Cesenati gelosi della loro biblioteca
Nella puntata, in cui interviene anche la dirigente alla cultura del Comune di Cesena, Elisabetta Bovero, Veneziani svela tante curiosità e di quanto i cesenati fossero gelosissimi della loro biblioteca. “I cesenati hanno sempre difeso la loro biblioteca tanto che alla morte di Malatesta Novello, quando la città tornò sotto il Papa, chiesero garanzie precise: volevano che la biblioteca rimanesse intatta, che nessuno potesse smembrarla portando via i volumi, addirittura fu stabilita la scomunica per chi avesse fatto uscire un codice dalla Malatestiana senza autorizzazione – prosegue –. Nel ‘500 per permettere al potente cardinale Alessandro Farnese di prendere in prestito un codice di Cicerone, dovete intervenire suo zio papa Paolo III in persona”.
La città è fatta anche di pagine
“In fondo la Biblioteca Malatestiana ci insegna che una città non è fatta solo di pietre, strade, ma anche di pagine. E a volte quelle pagine sarebbe bene prendere il tempo di sfogliarle”, conclude Jacopo Veneziani.