25 aprile, “i morti non hanno colore”

La lettera. Più attenzione ai monumenti e l'affidamento alla Misericordia di Dio

(foto archivio)

Caro direttore,

non potevo lasciare passare la festa civile di domani, senza un piccolo pensiero. Quanti soldati (innocenti, perché legati da una cattiva o ingiusta obbedienza) o civili innocenti e no, vittime che la guerra ha mietuto dobbiamo ricordare. Quanti sposi, mamme, papà, figli, fratelli o sorelle ancora oggi volgeranno lo sguardo indietro risvegliando la memoria di quei tristi giorni… ricorderanno i
loro cari.

Monumenti e ricordi da tutelare

Ma noi a Cesena come li ricordiamo i nostri caduti? Dovremmo tenere più in considerazione i monumenti dedicati a chi lasciò questa terra morendo per la patria. Ad esempio, William D’Altri, giovane aviere caduto a Lekemti. Il suo simulacro è divenuto un orinale, vero proprio vespasiano pubblico e animale. Per non parlare del monumento che domina la piazzetta dei giardini Savelli. Un capolavoro che si sta sgretolando, perdendo i pezzi del suo basamento che contornava “la madre che si trascinava sotto il peso del figlio morto”. Tutt’attorno alla base poi, vi era scritta una stupenda poesia di Salvatore Quasimodo che fungeva da cornice: “Alle fronde dei salici”, inserita nella raccolta Giorno dopo giorno del 1947 e per scrivere questa poesia, il poeta trasse ispirazione dal salmo 137 della Bibbia. “E come potevamo noi cantare con il piede straniero sopra il cuore, fra i morti abbandonati nelle piazze sull’erba dura di ghiaccio, al lamento d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero della madre che andava incontro al figlio crocifisso sul palo del telegrafo? Alle fronde dei salici, per voto, anche le nostre cetre erano appese, oscillavano lievi al triste vento”. Allora spero che chi ha la responsabilità di mantenere decorosi i monumenti della nostra città si dia una svegliata perché la “pulitina” fatta ogni anno prima della festa (chiamarla festa poi…) è una presa in giro o meglio un’offesa.

La Misericordia di Dio

Comunque, caro direttore, i morti non hanno colore, né bandiera, solo il ricordo e le lacrime e la richiesta della pace eterna. Quella pace che Dio solo può donare. Affidiamo alla Misericordia infinita di Dio tutte le vittime della guerra, ma specialmente coloro che sono caduti nel tentativo di liberare l’Italia dall’oppressore, questo ringraziamento gli è dovuto certamente. Chiudendo questo mio breve pensiero faccio a tutti l’invito di cercare di entrare in quell’apertura nel fianco di Gesù, lasciatagli dalla lancia. Quell’invito è uno sprone che ha fatto e che fa ancora a tutti, buoni o cattivi, santi o peccatori, credenti o no. Tutti possono entrarvi. Chi entra poi esce diverso, mutato, nuovo. Accettiamo la sfida, c’è solo da guadagnare. Grazie,

Pepe