Diocesi
Fra Simone Lunedei nuovo diacono. Il vescovo nell’omelia: “Avere il coraggio dell’amore di Dio”
"Ogni giorno rinnova il tuo sì con entusiasmo. Sei chiamato a essere a servizio della Parola, tradotta nel servizio in favore dei fratelli che spesso celano gemiti inesprimibili. La Madonna ti protegga in questa nuova missione che il Signore ti ha affidato", ha aggiunto monsignor Caiazzo durante le celebrazione tenutasi ieri nella chiesa di Martorano di Cesena
Chiesa gremita per l’ordinazione del giovane cresciuto nella parrocchia di Ronta e con gli scout, a Cesena. Tantissimi i giovani presenti
L’esperienza in parrocchia a Ronta e con gli scout
È gremita la chiesa di Martorano di Cesena per l’ordinazione diaconale di fra Simone Lunedei che si è tenuta ieri pomeriggio. Classe 1994, Simone consegue un diploma da informatico all’Iti di Cesena e una laurea in Informatica al campus cesenate dell’università di Bologna nel 2016. Gli anni da bambino, ragazzo e giovane vengono trascorsi nella parrocchia di Ronta con don Ettore Ceccarelli come guida cui si accompagna l’esperienza con un paio di gruppi scout, il primo e l’11 (cfr pezzo al link qui sotto).
In prima fila i genitori Rita e Giorgio
Nella chiesa-santuario dedicato al Sacro cuore di Gesù ci sono tantissimi scout, anche nel coro che accompagna la celebrazione con canti che riempiono il luogo sacro. La celebrazione eucaristica è presieduta dal vescovo di Cesena-Sarsina, l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo. Con lui sull’altare ci sono numerosi sacerdoti e diaconi, e anche diversi francescani, tra cui padre Danilo Tremolada, maestro dei frati professi temporanei a livello provinciale per la formazione dei candidati ai ministeri ordinati. Concelebra anche il vicario generale della Diocesi, monsignor Pier Giulio Diaco. In prima fila ci sono i genitori di fra Simone, Rita e Giorgio, assieme ad altri familiari.

Attratti da tanta bellezza
In avvio di omelia il vescovo Caiazzo ricorda che da 36 anni nella stessa chiesa non viene ordinato un diacono. E il precedente risale all’attuale parroco, don Andrea Budelacci. “Non vorrete far passare altri 36 anni, vero?”, chiede scherzando il presule ai presenti. “Siamo qui – aggiunge – uno accanto all’altro, insieme e attorno a questa Parola che è per noi Parola di vita: In questo momento il Signore si rivela, rivela il suo vero volto”. E davanti a tanta bellezza a tanta ammirazione, “uno non può che rimanere attratto da Colui che scruta ciascuno di noi. Da uno che sa tutto di noi”.

Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi
Il vescovo ricorda il prologo del Vangelo di san Giovanni: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi e ora mostra il suo volto nel limite di ogni persona, di ogni famiglia, di ogni situazione umana”. Cristo si è incarnato e ha condiviso la condizione degli uomini. Ma “il nostro Dio viene per servire, visto che Gesù Cristo si è fatto servo di tutti. Così oggi accade a te, Simone: sei figlio della Chiesa e nostro fratello”.

Il Signore dà una forza travolgente
E tutti i presenti avvertono la responsabilità affidata al nuovo diacono. “Lo dobbiamo sostenere – dice con forza l’arcivescovo -. Nessuno è consacrato per se stesso e nemmeno per l’ordine cui appartiene, ma per la Chiesa universale”. Poi riferendosi al brano del Vangelo appena letto, quello dei dieci lebbrosi guariti da Gesù, il vescovo aggiunge: “Oggi la vera guarigione è quella dell’anima. Posso anche essere scout, diacono, prete o vescovo, ma non è questo che ci cambia. Per ognuno di noi è decisivo l’incontro con Dio. Oggi, tu Simone diventi ministro di Dio e servo di Colui che ti ha scelto. Se non ti fai guidare da questo incontro, la tua umanità si scontra con quella dell’altro”. Il Signore assegna “una forza travolgente”, dice monsignor Caiazzo.

Ci vogliono cristiani con i pantaloni
Ci vuole coraggio, ci vogliono “cristiani con i pantaloni” arrischia il vescovo, ma si fa intendere alla perfezione. “Gente che abbia il coraggio dell’amore di Dio”, aggiunge. “Dietro al rito si cela l’amore di Dio e quell’amore ti serve per servire. Dio ha posto il suo sguardo su di te nella comunità in cui ti stai formando. Ricordati: il sì, lo voglio, da te pronunciato, lo devi ripetere ogni giorno con entusiasmo. Sei stato chiamato a testimoniare Gesù risorto in ogni tuo gesto. Ti piegherai, ma ti ricorderai che Gesù si è piegato su di noi per lavarci i piedi. Ora da diacono sarai a servizio della Parola, tradotta in quello verso i fratelli”.

La lebbra del cuore
La nuova lebbra è presente anche oggi. “Sulla strada – aggiunge l’arcivescovo andando all’esempio del brano evangelico letto – incontrerai tanti lebbrosi. Oggi c’è la lebbra del cuore che solo il Signore può curare. Tanta gente soffre, ma non sempre grida il suo dolore. Toccherà a te saper leggere i geniti inesprimibili. Le nostre storie non vengono cambiate dalle guarigioni fisiche, ma dall’incontro con Gesù”.
Servo della Parola incarnata
Infine un augurio e la protezione affidata a Maria. “Ti auguro – conclude il vescovo – di essere servo della Parola, incarnata nella tua storia e in quella dei fratelli e delle sorelle che incontrerai. La Madonna ti protegga e ti accompagni in questa tua nuova missione che il Signore ora ti affida”.

Il grazie dei francescani
Al termine della Messa c’è il tempo per i ringraziamenti. I primi sono da parte dei francescani, al vescovo, ai genitori e ai familiari e al luogo che ha visto crescere Simone, mette in evidenza padre Tremolada. L’augurio che che Simone possa essere “un giullare di Dio, come direbbe san Francesco. Che tu possa portare il sorriso di Dio ovunque. E con il sorriso, la lode, il perdono, la pazienza e la speranza”.
E quello di fra Simone
Fra Simone aggiunge: “Ho nel cuore una gratitudine profonda per il Signore. Ho scoperto la vocazione in parrocchia e nel cammino degli scout. Sono grato ai miei genitori per avermi trasmesso il dono della fede e perché mi hanno sostenuto in questa mia scelta. Grazie a tutti voi perché mi avete fatto incontrare il Signore. Un grazie particolare ai frati”. E infine, “semplicemente grazie”.

Il Signore non toglie nulla. Vuole la nostra felicità
Prima dell’uscita, il vescovo Caiazzo aggiunge una battuta. “So che a qualcuno di voi – nota – il Signore ha detto qualcosa. Sappiate che il Signore non toglie nulla, ma vuole la nostra felicità, la mia, la tua, la nostra. Se qualcuno sente qualcosa… venga da me”. Le strade del Signore sono infinite, ma vanno anche aiutate, come l’esperienza di fra Simone indica con chiarezza.