Il vescovo Caiazzo alla Messa del giorno di Natale: “Gesù è una presenza viva in mezzo a noi”

L'omelia pronunciata oggi pomeriggio in Cattedrale, a Cesena

Il presepe davanti alla Cattedrale di Cesena. Foto Sandra e Urbano - fotografi a Cesena
Il presepe davanti alla Cattedrale di Cesena. Foto Sandra e Urbano - fotografi a Cesena

Di seguito pubblichiamo l’omelia che il vescovo di Cesena-Sarsina, l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo, ha pronunciato poco fa in Cattedrale a Cesena, durante la Messa delle 18 di oggi, giorno di Natale. Ecco il testo.

Gesù, una presenza viva

Carissimi, la solennità del Natale del Signore Gesù ci fa ritrovare insieme per adorare la sua presenza in mezzo a noi. Presenza viva che comunica vita, parla alla nostra vita, la riempie di senso, proiettandoci verso l’attesa della sua venuta eterna in mezzo a noi, così come più volte durante la celebrazione eucaristica affermiamo. Il Verbo, cioè la Parola, continua a farsi carne nella nostra carne. Sentirci abitati dalla sua presenza ci impegna ad essere testimoni credibili nella vita di tutti i giorni, del Dio con noi.

Dio è sempre presente

È lui che ci dice: “Eccomi”, così come nel versetto precedente la lettura di Isaia viene riportato: «In quel giorno il mio popolo saprà chi sono io. Io sono colui che dice: Eccomi!» (Is 52,6). Il cammino di fede, cioè il percorso della nostra vita, ci rassicura che in tutti i momenti della nostra esistenza Dio è sempre presente, condividendo gioie e dolori, illuminando anche il buio più cupo che in alcuni momenti attraversiamo. Una storia, la nostra, condivisa dal Signore che non si stanca mai di starci vicino, ispirandoci nello scrivere pagine nuove da saper leggere e gustare. Proprio Isaia, nella prima lettura, ci aiuta a leggere questo momento particolare dell’esistenza di ognuno e di tutti, anzi dell’umanità intera.

La logica delle dittature e del sovranismo

Gesù nasce comunque, anche nell’attuale problematico scenario. Tempo nel quale ci sentiamo un po’ come deportati in Babilonia. È in atto un esilio rappresentato dagli eventi tragici delle tante guerre che, in modo impietoso, costringono milioni di persone ad abbandonare le loro terre, lasciando anche i loro affetti sotto le macerie delle case. È la logica delle dittature contro ogni forma di democrazia, logica impietosa che mina seriamente la convivenza umana, minacciandola di sterminio apocalittico. È la logica di chi schiaccia la dignità umana, pur di affermare il sovranismo a cui sottostare e che porta alla perdita della propria identità.

Un altro esilio

Ma c’è anche un altro esilio, dal quale dipende il primo. Forse, senza rendercene conto, abbiamo scelto di stare in esilio, lontani da Dio. In questo esilio stiamo sperimentando l’umiliazione, l’angoscia, la tristezza che spesso si consumano all’interno delle mura domestiche dove l’infanzia dovrebbe trovare riparo e protezione e che diventano talvolta luoghi dove si consumano femminicidi, separazioni, aborti, droga, abusi sessuali.

La luce di Gesù appare tra le tenebre

In queste deportazioni, vuote di contenuti, di speranza, la luce di Gesù appare tra le tenebre e, a quanti l’accolgono, ridà la dignità di ritornare figli, quindi fratelli bisognosi di dare amore e di riceverne. A noi, nuovi esiliati, che vacilliamo anche nella fede, il profeta ci ricorda che Dio viene sempre e non si dimentica del suo popolo, perché Lui è fedele e continua a dire ad ogni uomo piagato nel corpo e nello spirito: “Eccomi”.

Un messaggero corre avanti

Per noi credenti ciò che viene detto al futuro diventa realtà. La scena descritta da Isaia ci appartiene: la carovana degli esiliati in movimento abbandona la terra straniera per avvicinarsi a Gerusalemme. In questo scenario c’è un messaggero che corre avanti, a piedi nudi, sul terreno pieno di asperità per comunicare la bella notizia: «Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annuncia la salvezza».

Stanno ritornando gli esiliati

Da questo momento è un correre febbrile, contagioso. Le sentinelle vedono arrivare quest’uomo e intuiscono che sta portando una lieta notizia. Si mettono a correre anche loro per le strade della città per annunciare a tutti che da Babilonia stanno ritornando gli esiliati. Dio, che non ha mai abbandonato il suo popolo, se lo è ripreso e lo sta riportando a casa. Come sarebbe bello se tutti cogliessimo che Dio ci dice ancora oggi: “Eccomi”. Vengo nella carne per abitare la miseria umana e renderla ricca di quell’umanità che l’egoismo, la prepotenza, l’esaltazione dell’io umiliano quotidianamente.

Desideriamo una nuova era di pace

Anche noi, con la venuta di Gesù, desideriamo e invochiamo una nuova era di pace per ricostruire le mura diroccate da droni, bombe di ogni genere. Ancora una volta Dio si fa carne nella nostra carne. Gesù di Nazaret, lungo le rive dei tanti laghi di Galilea, soprattutto lungo i laghi e i mari della disperazione e della morte, annuncia oggi: il regno di Dio è in atto e la giustizia dev’essere posta a fondamento delle mura da ricostruire. Allora la pace e la fraternità che è venuto a portarci non saranno un’utopia.

Chiamati a stringerci fianco a fianco

Da questo comprendiamo che la forza dell’annuncio del Natale di Gesù cambia realmente la vita di ogni uomo, perché è dirompente e ci illumina per liberarci da un atteggiamento di buonismo, di millantata perfezione, di sentirci a posto. Il Natale di Gesù significa scoprire che in lui siamo figli, figli peccatori ma amati dal Padre. Questo è, dunque, il giorno in cui siamo chiamati a stringerci fianco a fianco con tutti i fratelli di fede e dell’umanità intera.

Inaccettabili i crimini contro i bambini

La nascita di Gesù Bambino ci fa dire che sono inaccettabili i crimini contro i bambini in ogni parte del mondo perché sono un sacrilegio che disprezza Dio che ha scelto di farsi Bambino. La dignità di ogni bambino, fin dal concepimento, è data proprio dal fatto che il divino si è fatto umano. È il giorno in cui cominciamo a fare piccoli passi andando incontro al Signore che viene, piccoli passi che ci conducono verso riconciliazioni quotidiane con i familiari, con  i vicini di casa, con i fratelli di comunità parrocchiali. Ma anche nel mondo del lavoro, imprenditoriale e soprattutto politico. La litigiosità quotidiana e le schermaglie tra leader di partiti non aiutano la convivenza civile e l’amore delle nuove generazioni verso l’impegno per il bene comune, ma allontanano.

Prendiamoci cura della democrazia

Il Natale di Gesù ci dice che questo è il tempo di prenderci cura della democrazia, rimettendo al centro ogni persona e i luoghi da essi abitati. C’è bisogno di creare nuove relazioni affinchè la partecipazione alla vita pubblica e l’impegno nel sociale sviluppino nuovi modelli e nuove forme di gestione condivisa. La sua venuta nella nostra carne ci dice che siamo invitati a migliorare la qualità della vita, vincendo la cultura della morte in atto e a costruire nuove opportunità generative di innovazione sociale.

Come si deve vivere da cristiani

Carissimi, a conclusione di questa meditazione, mi piace riportare quanto san Paolo VI diceva nel Natale del 1963: “Ecco come si deve vivere da cristiani, se abbiamo capito di essere amati dal Signore. E inoltre: noi che siamo così poveri, egoisti, e temiamo ci sfugga il tesoro della vita e ci venga dagli altri rapito, quando ci sentiamo amati da Dio, diventiamo generosi, e la prodigalità del poco che abbiamo diventa quasi istintiva. In una parola, siamo capaci di amare gli altri, di fare il bene ed essere dispensatori di carità, poiché abbiamo intuito il segreto di Dio, che è Carità. Sicché avendo ricevuto noi questo suo grande, infinito dono, saremo, a nostra volta, ministri di carità e di bene per gli altri.

Questo il Natale – conclude il Santo Padre – questa la meditazione che ci proponiamo tutti, nella beatitudine e nella gioia di conoscere la ricchezza della bontà di Dio e di saperci amati da Lui”.

Santo Natale a tutti.