Valle Savio
A Tezzo la festa della Madonna della Villa
Nella piccola comunità in territorio sarsinate domenica 25 maggio alle 16 ci sarà la Messa e a seguire la processione con il quadro della Madonna
Fino al 1965 questa festa era all’oratorio settecentesco della Villa, raso al suolo appunto nel 1965 per permettere la congiunzione della strada Tezzo – Montecastello. Alle 16 sarà celebrata la Messa solenne seguita dalla processione con il quadro della Madonna, del 1715, proveniente dalla Villa. La banda di Sarsina suonerà nella processione e durante il momento conviviale.
A 600 metri sul livello del mare
Quando sali a Tezzo senti un’aria diversa sia perché siamo quasi a 600 metri sul livello del mare, sia per la genuinità contadina. In antico era chiamato “Atteggio”, ed è menzionato a partire dal 1182. Dal Sinodo di Calbano del 1380 sappiamo che Tezzo appartiene al Vicariato di Montesorbo.
Dal diario di don Tonelli, ultimo parroco residente: “Qui devo dichiararmi ‘servo inutile'”
Alcuni tratti sulla comunità sono descritti dall’ultimo parroco residente, don Aureliano Tonelli, in vari testi. Don Daniele Bosi, originario di Sarsina e appassionato di storia locale, ne riporta un estratto da un diario del 1968: “A distanza di 10 anni dall’entrata in parrocchia devo constatare amaramente la diminuzione continua e lenta della popolazione. Da 46 famiglie e 232 anime all’inizio del 1958 si è passati in quest’anno a 29 famiglie con 144 anime. Finora ho celebrato in parrocchia due Messe con funzione pomeridiana. Sto accorgendomi del vuoto attorno a me. Solo la prima messa è abbastanza frequentata”.
Ora gli abitanti sono 75. Nel 1973 aggiunge: “Può essere piacevole, almeno di soddisfazione, far il prete in parrocchie dove è possibile l’organizzazione, dove si hanno aiuti di diverso genere da parte della Comunità. Qui il Signore mi ha chiamato, qui devo dichiararmi “servo inutile”; il popolo però sa apprezzare questo lato cristiano della testimonianza (un prete per loro) e questo è già qualificarlo, dimostra una sensibilità, allieta la mia vita. Chi sono in fondo i nostri campagnoli? I poveri del Vangelo, per i quali Cristo è venuto sulla terra: vivono alla giornata, in case disadorne (i più), hanno una cultura elementare o poco più, hanno tanta cordialità, grande senso di ospitalità, semplicità di vita, schiettezza. Sono ancorati bene dal punto di vista morale e cristiano e non esistono disordini rilevanti. Certo la scarsa cultura generale, il poco amore alla lettura e soprattutto un lavoro duro in una terra avara fanno sì che ci sia un po’ di grossolanità nel parlare (turpiloquio, bestemmia) e qualche idea preconcetta sulla Chiesa, i suoi ministri, i sacramenti, per il disorientamento creato nella Chiesa in questo clima di critica a volte non costruttiva e di innovazione. Questi sono gli ostacoli più grandi nella cura pastorale, per cui bisogna andar cauti nei cambiamenti per non creare traumi specialmente negli anziani. C’è da notare poi che la parte più sensibile e plasmabile (bambini, ragazzi), che abbiamo più a portata di mano, più culturalmente disponibile, risente molto dell’ambiente in cui vive, perché in campagna, grandi e piccoli, fanno vita in comune in genere nel lavoro, nei divertimenti, in casa. Gioverà a questi “poveri” dare il Vangelo genuino: l’amore, concretizzato nelle opere, attraverso una catechesi adeguata, togliendo soprattutto gli ostacoli di coloro che vogliono imporre delle sovrastrutture a quella santa libertà dei Figli di Dio”.