Diocesi
Il vescovo don Pino alla festa di santa Rita: “Portate bellezza e profumo nel mondo come le rose”
In tanti al Santuario dell’Addolorata, a Cesena, per la tradizionale benedizione delle rose
In tanti, come ogni anno, al Santuario dell’Addolorata, in centro a Cesena, per la festa di santa Rita con la tradizionale benedizione delle rose. Tutte molto partecipate le Messe celebrate nel corso della giornata. L’ultima, alle 18, è stata presieduta dal vescovo Antonio Giuseppe Caiazzo.
Devozione e amore
“Entro in questa chiesa tutti i giorni, la mattina presto – ha premesso monsignor Caiazzo -. A quell’ora non c’è nessuno, ma c’è il Signore”.
All’omelia il presule, riferendosi alla devozione popolare, ha sottolineato che “portare a casa una rosa benedetta non è un simulacro, ma, attraverso quel segno, vogliamo ricordare che ciò che Dio ha compiuto in santa Rita lo vuole compiere anche nella nostra vita, seppure in modo diverso, nella situazione in cui ci troviamo”. Perciò no a un “devozionalismo” fine a se stesso, ma sì a una devozione come “relazione d’amore con il Signore”.
Poi un riferimento a Rita, come “santa dell’impossibile”: “L’amore di Dio le ha dato la forza di reagire al male ricevuto”, perciò, se rimaniamo nel suo amore, “anche noi riusciamo a fare l’impossibile”, come “perdonare e benedire coloro che ci fanno del male“.

La vite e i tralci
Dal brano evangelico letto, quello della vite e i tralci, l’invito a rimanere uniti al Signore: “Io non ricevo vita da santa Rita, ma dalla stessa vite dalla quale lei l’ha ricevuto”. Monsignor Caiazzo ha quindi ricordato gli insegnamenti ricevuti da suo padre, lodandone la saggezza, nonostante fosse un “contadino senza istruzione”: “Quando potava le viti e usciva la linfa, mi diceva che la pianta stava piangendo e che se non tagliava quei tralci, la vite non potava portare frutti buoni. È chiaro che un taglio provoca dolore, ma sai che quelle lacrime sono linfa che danno vita a ciò che non si vede. Mio padre lasciava solo tre occhi in un tralcio. Sapeva che da quelli sarebbero spuntati nuovi germogli che sarebbero diventati rami e che avrebbero portato tanta uva”.
Essere profumo e luce
Sulle rose, il vescovo ha detto, con il sorriso, che “quando ero piccolo erano più profumate di oggi”. Nonostante questo, “siamo chiamati a essere profumo di Cristo, come una rosa, mostrare la bellezza dell’amore di Cristo” e, come i tanti lumini accesi nel Santuario accanto alla statua della santa, essere “luce” in un mondo “senza pace e senza giustizia”.
Al termine della celebrazione eucaristica monsignor Caiazzo ha letto la supplica a santa Rita e ha benedetto tutte le rose portate dai fedeli.

