Diocesi
Giovani controcorrente
Il focus dell'edizione cartacea: "In campo per gli altri". L'altra faccia della luna. Parla don Marcello Palazzi: "La realtà è più complessa a volte di come viene rappresentata"
Adolescenti e ragazzi, un pianeta complesso. Pubblichiamo di seguito il pezzo principale apparso nel Primo piano dell’edizione cartacea uscita giovedì della scorsa settimana. Il tema è di grandissima attualità, quello che riguarda i giovani, la loro crescita, le difficoltà sul loro percorso, le fatiche delle famiglie, dei genitori, degli educatori e delle agenzie educative in genere, Chiesa cattolica compresa. “Ci sono numerose e belle esperienze che vanno raccontate”, dice don Marcello Palazzi, responsabile della pastorale giovanile diocesana.
Di seguito l’articolo che i lettori trovano a pagina 13 del Corriere Cesenate n. 19 di quest’anno, uscito in data 22 maggio.
Il punto di vista di don Marcello Palazzi
Don Marcello Palazzi non ci sta alla lettura data dal Corriere Cesenate. Non ci sta a quello che abbiamo raccontato un paio di settimane fa, con un Primo piano dedicato ai giovani. Non ci sta alla foto in prima pagina realizzata con l’intelligenza artificiale. E non ci sta neppure ai titoli da noi utilizzati per descrivere una realtà che, a parere del responsabile diocesano della pastorale giovanile e vocazionale, non sarebbe come l’abbiamo rappresentata. O meglio, sostiene don Marcello, «non è tutta così la realtà, ma c’è anche tanto altro, di bene e di bello che va raccontato».
I fatti di cronaca. L’intervento di Leone XIV
Nel nostro Primo piano eravamo partiti dai recenti fatti di cronaca accaduti a Cesena. Su quegli eventi abbiamo chiesto un commento al rettore delle scuole del Sacro Cuore, Domenico Tallarico, e alla psicoanalista Mirella Montemurro. C’è un disagio nelle nuove generazioni, che non è ovunque, ma sta crescendo, come dimostra uno studio i cui risultati sono stati pubblicati dal quotidiano Avvenire venerdì 16 maggio a pagina 7. Anche Leone XIV durante l’udienza di giovedì 15 maggio concessa ai fratelli delle scuole cristiane, i lasalliani, ha affrontato l’argomento-giovani. Ha parlato di «modelli relazionali sempre più improntati a superficialità, individualismo e instabilità affettiva; alla diffusione di schemi di pensiero indeboliti dal relativismo; al prevalere di ritmi e stili di vita in cui non c’è abbastanza posto per l’ascolto, la riflessione e il dialogo, a scuola, in famiglia, a volte tra gli stessi coetanei, con la solitudine che ne deriva».
Adulti distratti, non ascoltano. Distinguere per fasce di età
Adulti distratti, non ascoltano le nuove generazioni, abbiamo scritto in prima sul numero dell’8 maggio. Don Palazzi sostiene che c’è tutto un mondo, a partire dal lavoro che la pastorale giovanile svolge a Cesena-Sarsina, che testimonia il contrario. «Innanzitutto – dice il sacerdote che è parroco anche a Case Finali, a Cesena, ed è rettore del seminario – occorre distinguere per fasce di età. Ci sono i preadolescenti, gli adolescenti e i giovani. Ogni due o tre anni si cambia in maniera radicale. Non si possono mischiare le categorie. È un errore».
Le nuove leve vanno incoraggiate
Inoltre, aggiunge il sacerdote, «le nuove leve vanno incoraggiate, sostenute, favorite. Non si può sempre essere negativi. Non è così. In quel Primo piano avete dato una lettura negativa della realtà. Invece c’è tanto altro che emerge e che non avete fatto venire fuori». A partire, prosegue nella conversazione, «dai giovani educatori che sono presenti in numerose nostre parrocchie. Basta pensare a quanti si stanno preparando, in queste settimane, per i prossimi centri estivi. Si tratta di centinaia di giovani e di ragazzi». Un vero e proprio esercito che si mette a disposizione dei più piccoli, che spesso non fa notizia, come rileva don Palazzi.
Gli adulti? Non è vero che non sono presenti
Sul pianeta adulti, insiste il sacerdote, «la mia esperienza – ci tiene a precisare – è molto diversa. Non è vero che non sono presenti, tutt’altro. In parrocchia ho tante famiglie che si danno da fare moltissimo. Poi anche nel quotidiano, mamme e papà fanno i salti mortali per esserci. Ci sono testimonianze che vanno valorizzate. Di certo, mi sentirei di dire, gli adulti non sono assenti. Anzi, a volte, risultano fin troppo presenti».
La rivoluzione digitale condiziona tutti
Don Marcello nota che la rivoluzione digitale che stiamo vivendo condiziona tutti, anche le nuove generazioni che rischiano di essere più fragili. «È una battaglia da combattere insieme, tutte le agenzie educative alleate: scuola, Chiesa, famiglia, mass media. Tutti uniti per un unico scopo. Aiutare i più piccoli a saper distinguere».
Il territorio digitale è da abitare, come molti, e anche noi tra questi, sostengono da lungo tempo. Non è virtuale, è digitale, ma sempre di un luogo si tratta, come titolammo nel lontano 2011 il nostro convegno nazionale organizzato a Cesena con la Federazione nazionale dei settimanali cattolici per i 100 anni del Corriere Cesenate.
I giovani vanno incontrati dove sono
«I giovani sono presenti lì e lì vanno incontrati – incalza don Marcello -. Non basta ristrutturare le zone pastorali, le parrocchie. Oggi si hanno altri luoghi, altri riferimenti», da tenere in considerazione se si vogliono incontrare i giovani dove vivono. Se li si vuole incontrare dove si autoconvocano, come diceva il sacerdote riminese don Oreste Benzi, uno che di giovani se ne intendeva.
Esperienze interessanti
Per non parlare del tema affettivo, della maternità spesso accantonata quando non rimossa, e del matrimonio. «La mentalità corrente va in una certa direzione – sostiene don Palazzi – e lo sappiamo benissimo. Ma ci sono anche esperienze interessanti che vanno fatte conoscere. In parrocchia, domenica scorsa, ho avuto cinque battesimi (25-30 l’anno) e 38 ragazzi alla Cresima». Ecco, prosegue, «credo si debba stare alla realtà dei fatti. Un altro esempio positivo è la sezione giovani del coro diocesano Alma canta. Poi il trofeo Benedetto, il Giubileo dei giovani a Roma a cavallo tra luglio e agosto. Ci andremo in 200, assieme al nostro vescovo. Per non parlare dei Centri estivi, che saranno almeno 30, alcuni della durata di 10 settimane. Mentre tutti gli altri chiudono, noi ci siamo. E saremo in mezzo ad almeno 3-4000 bambini».
La realtà supera l’idea
Se qualcuno vuole sostenerci, dice in chiusura don Marcello, ci aiuti con un contributo per l’affitto dei pullman per andare al mare, durante l’estate. Sarebbe un modo concreto per incentivare buone prassi e non lasciare i ragazzi da soli davanti al cellulare. In compagnia è più bello e tutte queste esperienze lo dimostrano. La realtà supera l’idea, direbbe papa Francesco. E noi sottoscriviamo. Ci interroghiamo pure su quei ragazzi che non riusciamo a intercettare. Quelli che non stanno sotto il campanile e che magari vivono quell’aggressività di cui si dibatte. La domanda si pone per tutti, dentro e fuori la Chiesa.