Valle Savio
Sarsina. Festa a Calbano
La festa sarà allietata dallo storico impianto audio “Geloso"
Domenica 8 giugno alle 17,30 a Calbano di Sarsina si festeggia il patrono Sant’Antonio da Padova con la Messa e a seguire la festa nel borgo.
Un borgo fortificato che racchiude un altro mondo
Allietata dallo storico impianto audio “Geloso”, la festa si svolge nel borgo fortificato del castello, protetto da edifici antichissimi, le cui origini arrivano, osserva don Daniele Bosi “all’età romana e addirittura all’età degli umbri: mattoni romani sono ovunque: inglobati nelle mura di cinta, nelle case, in pavimenti di alcune abitazioni e cantine”.
“Pur essendo un borgo molto abitato anche in passato – continua don Bosi – non è mai stato ‘parrocchia’, ma sempre oratorio della parrocchia di Sarsina-Cattedrale. In linea d’aria, poche centinaia di metri ma di fatto Calvano rappresenta un altro mondo, uno spaccato di usi, mentalità, abitudini diversi dalla vicinissima città”.
“Una caratteristica, questa, insolita, e incredibile, analoga alla situazione che si verifica tra Mercato Saraceno e Colonnata per esempio. La cinta fortificata che racchiude il borgo – osserva don Bosi – sembra abbia difeso anche uno spirito, uno stile di vita, una genuinità a tratti selvatica che ha origini antichissime che si perdono nella notte dei tempi“.
Si scorge la struttura del castello
“A chi lo guarda da Sarsina, Calbano appare come uno dei tanti disordinati grovigli di casupole che coronano i colli italiani. È entrando nell’abitato che ci si accorge della chiara struttura del castello: le case sono disposte a forma di ellisse – prosegue il sacerdote appassionato di storia locale -. La chiesetta di Sant’Antonio, edificata nel 1657, ma preesistente e restaurata nel 1907 girando di 45° l’ingresso e l’altare. Guardando dalla parte di Montalto si notano i mattoni romani che prevalgono con il loro vivo, caldo colore, sul grigio dei grandi ciottoli e dei frammenti di arenaria che fanno uno speciale contrasto con il colore dei campi, acquisendo una severa bellezza”.
“Ancor oggi – conclude don Daniele – ammiriamo due tele del ‘600, due mobili da sacrestia del ‘500 decorati a finto marmo nel ‘700, altri due mobiletti del ‘500 e vesti coeve”.