Manager cesenate: “Vi racconto la mia Africa. Quella che ti entra dentro e ti cambia”

Di ritorno da un viaggio in Kenya, con i volontari di Avsi e i dipendenti di un’azienda italiana che sostiene 350 adozioni a distanza. Nel sorriso dei bambini si vede il volto di Dio, piccoli angoli di paradiso in un inferno di nulla

Giovanni Taioli con i bambini, nel recente viaggio in Kenya
Giovanni Taioli con i bambini, nel recente viaggio in Kenya

Il racconto di Giovanni Taioli, 62 anni, quattro figlie e sette nipoti. In viaggio con la moglie e una ventina di amici vecchi e nuovi

Il nulla in quelle baracche

Il nulla nelle baracche, in mezzo alla sporcizia. Eppure quei bambini, in Kenya, cantavano a squarciagola per accogliere gli ospiti che venivano da tanto lontano. “Ci prendevano per mano – racconta Giovanni Taioli, classe 1963, manager cesenate in campo finanziario, quattro figlie e sette nipoti, dopo il recente viaggio compiuto con alcuni volontari e dipendenti di Avsi, tra cui la moglie Elena (nella foto qui sotto) -. Sono rimasto senza parole e mi sono messo a piangere. E io non sono un sentimentale”.

“In testa avevo già una mia idea di Africa”

Taioli racconta il disagio provato e lo esterna per cercare di fare luce dentro se stesso. Non è stata la prima Africa per il manager. Alcuni anni fa (e su queste colonne lo abbiamo scritto) andò nel Congo orientale a dar vita a un ospedale grazie a un’eredità ricevuta da una parente. Questa volta è stato diverso. “Quello che ho visto – prosegue – mi ha colpito moltissimo. In testa avevo già una mia idea, dopo il primo viaggio in Congo. Ma quell’idea è stata capovolta”.

Passaporto sequestrato e 350 adozioni a distanza

Eppure il viaggio non era iniziato nel migliore dei modi. Appena sceso dall’aereo a Taioli è stato sequestrato il passaporto perché aveva acceso un sigaro in un posto in cui è proibito fumare. Solo il provvidenziale intervento di uno del luogo gli ha permesso di tornarne in possesso in breve tempo. Anche l’hotel, in locali della diocesi di Nairobi, non era all’altezza delle attese, senza acqua calda. “Mi si era chiuso il cuore – dice con candore -. I dipendenti dell’azienda Sacchi che erano con noi (un’azienda di Desio che mantiene 350 sostegni a distanza con Avsi e ogni anno invia a sorteggio dieci dipendenti in visita) si sono adattati a questi sacrifici, al nostro tour de force. Li ho visti sempre lieti”.

Bambini strappati alle violenze domestiche

La visita alla scuola “Simba village”, con 150 bambini strappati da violenze domestiche, in un luogo dove le bambine valgono nulla come persone, è stato per Taioli uno dei momenti più decisivi. “Abbiamo svolto una sorta di assemblea finale, prima del ritorno. Una signora della “Sacchi” ha detto davanti a tutti: di certo non mi farò suora, ma non posso dire che non torno a casa diversa rispetto a come ero partita”. E poi c’è stata la presenza di Antonino Masuri, un memor che lavora a Nairobi da 18 anni per Avsi. “Vedere la sua letizia – prosegue Taioli – davanti alle tragedie che affronta mi ha fatto cambiare atteggiamento. Lui sta in piedi in virtù di una fede che ha”. Don Oreste Benzi direbbe: per stare in piedi occorre stare in ginocchio, anche davanti alle baraccopoli delle metropoli africane.

I bambini sorridono e disorientano gli ospiti occidentali

“Lì – dice ancora Taioli – a Kibera, dove si stimano due milioni e mezzo di abitanti, c’è una scuola intitolata “Ushirika” che in swahili significa lavorare insieme. Per arrivarci abbiamo dovuto compiere un lungo tragitto, in mezzo a piste polverose. Lì, proprio in quel luogo, mi sono chiesto: cosa ci fai? Questi bambini hanno un pasto al giorno solo perché vanno a scuola. C’è tanta povertà, i pavimenti sono in terra battuta, le latrine puzzano. Eppure… Eppure tutti sorridono e ti disorientano. Oltre le lamiere colorate della scuola non c’è nulla. Almeno per questi bambini, mi sono detto, almeno per loro una possibilità c’è. A loro, grazie a questa scuola, viene offerta un’opportunità”.

Anche bambini musulmani al catechismo

Anche dalle suore “piccole sorelle dei poveri”, Taioli ha visto e provato qualcosa di diverso. “Abbiamo aiutato i 70 anziani ospiti – prosegue – a fare colazione. Nella scuola professionale “Saint Kizito“, quelli della “Sacchi” ha dato una doppia lezione. Hanno tenuto lezioni in classe e un’altra l’hanno data a me, visto che per stare con gli studenti hanno rinunciato a un giro turistico”. All’ospedale “Saint Joseph”, Taioli ha visto l’assistenza alle giovani madri che devono partorire e ha visto pure il catechismo in parrocchia, frequentato da tutti, anche dai bambini delle famiglie musulmane.

Le capriole con i bambini. Piccoli angoli di paradiso in un inferno di nulla

In quel luogo dove non esiste il pane e si mangiano quasi sempre riso e fagioli, il manager cesenate si è sentito molto in difficoltà, anche se ha avuto la fila dei bambini (Giovanni Taioli nella foto qui circondato da tanti bambini) cui ha insegnato fare la capriola, “come me la faceva fare il mio nonno”, precisa. In quei luoghi non si riesce a risolvere quasi nulla, avverte, “ma ho visto l’attenzione per ogni persona. Ho capito che il mondo cambia a uno a uno. Loro sono lì per la mia conversione. Sono un bene prezioso per il mondo”, solo che noi spesso non ce ne accorgiamo. “Piccoli angoli di paradiso – commenta Taioli – in un inferno di nulla”.

La differenza tra l’essenziale e il superfluo

In quei giorni in Kenya, dice Taioli, “ho capito che sono io il bisognoso, non loro. Che bene ho ricevuto in quei giorni? Ho compreso la differenza tra l’indispensabile e il superfluo. Forse in tutti questi anni mi sono perso qualcosa”. Lì, in mezzo alle piste polverose che si perdono a vista d’occhio, sulle quali si allenano i migliori maratoneti al mondo, lì si può ancora trovare l’essenziale. Come è accaduto nelle cosiddette visite domiciliari, durante le quali i volontari ascoltano le storie, “dove si tocca con mano la gratitudine che hanno per quel poco che ricevono”, dice ancora il manager.

Nel sorriso dei bambini il volto di Dio

“L’essenziale per loro è Gesù. Lo cercano ogni giorno e gli si attaccano”. Allora cosa rimane di quest’Africa che tocca i cuori? “Il premio – conclude Taioli – è il sorriso dei bambini. In loro vedi il volto di Dio. E vedi che sono come i tuoi nipoti”.