Sarsina. Il vescovo Antonio Giuseppe per san Vicinio: “Il santo ci liberi dal male che ci impedisce di cogliere l’altro come fratello”

"Ricevere la benedizione con la catena è importante ma non può essere ridotta a una forma superstiziosa", aggiunge il presule. A fine Messa dice: "Facciamo danzare la bellezza della vita"

L'arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo mentre presiede l'Eucaristia, questa mattina a Sarsina, in occasione della festa del patrono della città e della Diocesi, san Vicinio
L'arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo mentre presiede l'Eucaristia, questa mattina a Sarsina, in occasione della festa del patrono della città e della Diocesi, san Vicinio

Il testo integrale dell’omelia pronunciata dall’arcivescovo Caiazzo in occasione della solennità del patrono della città plautina e della Diocesi

Concattedrale gremita di fedeli

Concattedrale di Sarsina gremita di fedeli, questa mattina, per la festa del patrono della città e della Diocesi. Ha presieduto l’Eucaristia l’arcivescovo Antonio Giuseppe Caiazzo. Con lui sull’altare numerosi i sacerdoti per la concelebrazione, tra cui il vicario generale, monsignor Pier Giulio Diaco, e il parroco di Sarsina, don Rudy Tonelli. Tanti anche i diaconi. I canti sono stati eseguiti dalla corale della Concattedrale diretta da Eris Bartolini, con all’organo Giovanni Marini.

Nella foto, la processione introitale guidata da uno dei cerimonieri, don Simone Farina

Numerose le autorità in chiesa

Tra i fedeli, il sindaco Enrico Cangini con il vice Gianluca Suzzi e l’assessora Elsa Cangini. In prima fila anche il comandante dei Carabinieri, il maresciallo Luca Carletti e il comandante della Polizia locale, Franco Rossi. Ha partecipato alla Messa anche Stefano Versari, volto noto in Romagna, già capo dipartimento al ministero dell’Istruzione e già direttore dell’Ufficio scolastico regionale. Nelle prime file anche il presidente della locale Bcc, Mauro Fabbretti, con il direttore, Mauro Freschi. Presenti in chiesa anche i volontari della Misericordia di Sarsina.

Nelle prime due file, le autorità che hanno preso parte alla celebrazione, con il gonfalone della città di Sarsina

Il legame dell’arcivescovo con san Vicinio, tramite Cassiodoro

All’inizio della celebrazione il vescovo ricorda il giorno di festa sia per la Diocesi sia per la cittadina che si trova nella valle del Savio e nota la numerosa partecipazione di preti e di diaconi. “Questa presenza – dice – indica l’unità della nostra Chiesa”. Nell’omelia si rifà subito al Vangelo secondo Marco (nella foto qui sotto il diacono Venanzio Censi mentre proclama il testo del Vangelo), quello appena letto, il brano dell’ascensione di Gesù al cielo e il mandato dato agli 11 riuniti nel cenacolo. “Andate in tutto il mondo – fa presente il presule -. Partirono e predicarono dappertutto la Buona novella”. Poi, aggiunge fuori dal testo scritto, che per prepararsi a questa festa ha letto e si è documentato su san Vicinio scoprendo, in questo modo, il legame con la sua terra di origine, la Calabria. “Cassiodoro di Squillace, a 60 chilometri da casa mia, è uno dei primi a parlare di san Vicinio. Quindi, siamo molto legati, anche per questo motivo”.

Il testo integrale dell’omelia

Nel testo scritto dell’omelia, l’arcivescovo parte dal versetto “Il mio popolo conoscerà il mio nome, comprenderà in quel giorno che io dicevo: “Eccomi!”.

Il sì di Dio mentre l’uomo dice no a Dio

In questo versetto, dice il presule in avvio di omelia, come da testo scritto, “c’è la presentazione che Dio fa di se stesso, dicendo alla fine: “Eccomi”. La storia della salvezza è stata da sempre segnata dalla presenza di Dio in mezzo al suo popolo, soprattutto nei momenti difficili, di scoraggiamento, di guerre, di ingiustizie, di distruzioni. È il “Sì” di Dio all’uomo mentre questi dice “No” a Dio attraverso scelte scellerate che mortificano la dignità dell’uomo stesso, della terra. Dio si propone come bellezza che l’uomo riesce spesso a cancellare ogni volta che si pone al posto di Dio, anzi lui stesso si fa Dio decidendo sulla sorte dell’altro, su interi popoli e nazioni da annientare; espropriando con la violenza la terra da sempre abitata, coltivata, amata; imponendo il parlare una lingua e un linguaggio non loro, rubando e deportando migliaia e migliaia di bambini da indottrinare secondo logiche di potere assoluto e populista.

Dio dice il suo sì anche oggi all’uomo con le mani macchiate di sangue

Dio dice il suo “Eccomi”, anche oggi: all’uomo che si sta macchiando le mani di sangue innocente che continuano con assurda crudeltà a far scorrere a Gaza, in Palestina, in Ucraina, nel Congo, nel Sud Sudan e in tantissime altre parti della terra, nei prigionieri che pagano il prezzo di un sacrificio cruento pianificato nel tempo. La situazione che ci presenta il profeta Isaia 800 anni prima della venuta di Cristo sulla terra è terribilmente attuale.

L’arcivescovo Antonio Giuseppe mentre tiene l’omelia

L’invito per l’Eccomi dell’uomo a Dio, come fece il santo

Ma anche oggi, come allora, l’Eccomi di Dio è invito a diventare l’Eccomi dell’uomo a Dio, perché la smetta di parlare di Dio che non ha mai conosciuto se non per sentito dire, o appreso delle nozioni, o culti tradizionali senza più anima capaci di scuotere coscienze assopite, e incominci a parlare da Dio. Esattamente come san Vicinio che ascoltando la voce di Dio si è lasciato condurre sulle nostre montagne per lasciarsi riempire della sua divinità ed essere come lui, pronto a scendere a valle e guidare la Chiesa di Sarsina come pastore.

I nuovi deportati di Babilonia

Oggi come allora vediamo i nuovi deportati di Babilonia, gli esuli costretti a stare lontani dalle loro terre. Penso al loro nostalgico ricordo: “Lungo i fiumi di Babilonia, là sedevamo e piangevamo ricordandoci di Sion” (Sl 137,1). Continuiamo a vedere e sentire anche oggi la tristezza e l’inquietudine di chi sta dovendo sopportare privazioni, umiliazioni, angoscia continua. E anche noi spesso gridiamo a Dio dicendo: “Signore dove sei? Ti sei dimenticato di noi?  Anche oggi vorremmo schiudere il nostro orecchio e sentirci dire da te: “Eccomi”.

Vorremmo vedere chi torna alla propria terra

Vorremmo vedere anche oggi la carovana degli esiliati in cammino, come quelli di Babilonia, che ritorna nella propria terra, per ricostruire la propria casa, il proprio futuro sulle macerie che altri hanno procurato. Ma comprendiamo che tu, come a san Vicinio, anche a noi, chiedi di essere come quel messaggero che staccatosi dalla carovana dei luoghi comuni, ha il coraggio di annunciare, anche a piedi scalzi, la pace: “Come sono belli sui monti i piedi del messaggero che annuncia la pace, del messaggero di buone notizie che annunzia la salvezza” (v 7).

Servire con la propria vita il territorio che si abita

Carissimi fedeli tutti, confratelli nel sacerdozio, diaconi, autorità civili e militari, vi saluto con affetto e vi ringrazio per la vostra presenza e partecipazione. Ma aggiungo che abbiamo il sacrosanto dovere di contagiare tutti, come le sentinelle che, intuendo la lieta notizia, la gridano a tutti. È lo stesso grido del nostro santo protettore a favore del suo popolo che ha saputo mostrare con la propria vita cosa significa servire Cristo, la Chiesa, l’uomo e il territorio che abita. Non una fede disincarnata ma protagonista tra gli uomini che hanno bisogno di essere liberati dalle tantissime schiavitù, vecchie e nuove.

Annunciare a tutti la buona notizia

Nonostante tutto, come abbiamo ascoltato nel Vangelo, Gesù continua a fidarsi di noi. Esattamente agli stessi uomini che lo hanno tradito, abbandonato, che erano spaventati e fragili, affida il compito di annunciare il Vangelo, la buona notizia. Che non significa fare proseliti, riempire le chiese di adepti, programmare e organizzare progetti pastorali (certo, anche questo è importante), bensì portare al cuore dell’uomo un messaggio di luce, di amore, di vita. La vera fede è esattamente quella di riuscire a superare la tentazione del male capace di rovinare le persone e interi popoli.

San Vicinio ha indicato Gesù

I demoni, i serpenti, i veleni, le malattie, di cui si parla nel Vangelo, indicano la realtà fatta di nemici, scontri e difficoltà, sofferenze e malattie, dai quali siamo liberati se avremo la forza di affrontarli coscienti che Gesù è in noi. Con lui tutto è possibile. San Vicinio non ha sconfitto il male solo con gli esorcismi, così come anche oggi si fa nella Chiesa, ma indicando la Via, la Verità e la Vita, Gesù, vincitore su ogni forma di male, compreso l’ultimo nemico che è la morte: l’ha distrutta con la sua risurrezione.

La catena non è superstizione. Il santo ci liberi dal male

Ricevere la benedizione con la catena è importante ma non può essere ridotta a una forma superstiziosa, ma per l’intercessione di san Vicinio essere liberati dal male che ci impedisce di stare bene con noi stessi, di cogliere l’altro come fratello e sentirsi protagonisti per realizzare la civiltà dell’amore fondata sulla fraternità. È questo d’altronde il senso del Giubileo che stiamo celebrando. Noi abbiamo bisogno di Dio e il mondo ha bisogno di noi portatori della buona notizia.

Inizia la missione della Chiesa

Infatti la conclusione del brano evangelico ci presenta Gesù che ascende al cielo. Finisce la missione di Gesù sulla terra e inizia quella della Chiesa, fatta di uomini e donne che hanno saputo accogliere lui nella propria vita e il suo messaggio di salvezza.

Il trionfo sulla morte

Ecco perché il nostro convenire in questa ConCattedrale, Santuario a noi tutti tanto caro, ci aiuta a capire che siamo chiamati a guardare alla nostra vita terrena non come se fosse un’avventura, un momento da godere fino a quando ne abbiamo tempo, ma come un valore che ci riporta alla ragione per capire perché siamo stati creati, perché viviamo, da dove veniamo e dove andiamo. Questo significa che questo tempo è esattamente quello che dobbiamo vivere rimanendo in comunione con Gesù, per essere pronti, al momento opportuno a rimanere per sempre con lui in Cielo. “In questo senso l’Ascensione rinnova nella chiesa la promessa del Signore della sua “presenza perfetta ed eterna, che è vittoria sulla solitudine assoluta, anche e soprattutto il trionfo su quella solitudine estrema che è la morte” (G. Ravasi – Secondo le scritture Anno B ed. Piemme).

Seminatori di pace e di giustizia

Il nostro san Vicinio ci aiuti a ritrovare la gioia della vita, liberi da ogni compromesso con il male, per essere amanti della vita che la difendono, la amano e la promuovono; seminatori di pace e di giustizia in tutte le parti del mondo incominciando dai nostri ambienti familiari. Così sia.

L’arcivescovo Caiazzo saluta i fedeli al termine della Messa

“Facciamo danzare la bellezza della vita”

A fine Messa, in un saluto informale ai fedeli, l’arcivescovo cita un episodio di qualche sera fa. “Ero qua a Sarsina – dice – in una serata con gli anziani. Ho visto una signora in carrozzina che è stata portata a ballare, in pista. E l’ho vista felice. Ecco, facciamo danzare la bellezza della vita, come ho vista in quelle due persone. Dalla vita nascente fino ad accompagnare quella che sta per finire”.

Oggi pomeriggio la processione. Sabato pellegrinaggio al monte del santo

Nel pomeriggio, alle 17, è in programma la processione per le vie del paese con le reliquie del santo. Alle 18 la Messa sarà presieduta dal vescovo emerito Douglas Regattieri. Sabato sera è in calendario il pellegrinaggio al Monte di san Vicinio (come da notizia al link qui sotto).