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Al Rotary Club Cesena si è parlato di cardiochirurgia tra tradizione e innovazione

Conferenza del professor Francesco Nicolini, cardiologo di punta dell’ospedale universitario di Parma sull’evoluzione di una branca che tocca livelli altissimi di innovazione

Il professor Francesco Nicolini

Cosa passa tra l’immagine del medico di campagna che tiene la mano del paziente ormai prossimo alla morte e quella del cardiochirurgo che applica le più sofisticate tecniche di intervento al cuore?   “Il rapporto con l’umano, che nessun’altra professione come quella del medico può consentire. La sfida di chi non fugge davanti al dolore ma sta accanto al paziente partecipando alla sua malattia. Non per guarirlo ma per prendersene cura”. È iniziata così la stimolante conferenza del Rotary Club Cesena in cui è stato relatore il professor Francesco Nicolini, direttore della Cardiochirurgia del dipartimento Cardio-toracico-vascolare dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Parma, intervenuto sul tema della cardiologia tra tradizione e innovazione.

Responsabile scientifico di numerosi progetti di ricerca nel settore della rivascolarizzazione coronarica, della malattia valvolare aortica, mitralica e degli aneurismi aortici, e della protezione cardiaca durante la circolazione extracorporea, il professor Nicolini ha voluto evidenziare innanzitutto l’alto valore morale, etico e anche terapeutico del rapporto che si instaura tra chi cura e chi si affida in un passaggio così delicato come la malattia.  Resta umano il rapporto tra medico e paziente anche quando la tecnologia, come nel caso degli interventi al cuore, tocca livelli impensabili, soprattutto se rapportati ai primi esperimenti di cardiochirurgia datati alla fine del 1800. Ed è stato attraverso un excursus denso di continui avanzamenti e di successi che il professor Nicolini ha tracciato la storia della chirurgia applicata all’organo pulsante fondamentale per la vita dell’organismo. Dai primissimi interventi senza anestesia, senza trasfusioni e radiografie, e con tecniche di sutura approssimative, si è dovuto attendere fino al 1912 per la prima sutura dei vasi sanguigni mentre la diagnostica invasiva attraverso un catetere dal polso è datata 1929.  Ma la prima diagnostica di successo, ha spiegato il professor Nicolini, si è ottenuta in ambito pediatrico, mentre la vera svolta si è registrata nel 1953 con la prima macchina cuore-polmone per operare a cuore fermo ma con cuore e polmoni irrorati. Da allora l’altro grande traguardo è stato il trapianto di cuore del 1967. E la cardiochirurgia ha continuato ad evolversi fino ad oggi con interventi sempre più adeguati al paziente, attraverso una diagnostica mirata, e con cicatrici minimamente invasive e successivamente quasi invisibili.

Ma c’è di più. Il professor Nicolini ha parlato anche dello studio della genetica per prevenire le affezioni del cuore, a cui è riconosciuta una forte componente di ereditarietà. Cosa ci si attende ancora? “La miniaturizzazione dei modelli predittivi sull’evoluzione delle patologie”, è stata la risposta.  Il cuore dunque è sempre meno un organo misterioso e se la medicina attuale non consente l’immortalità certo riesce ad assicurare standard di vita migliori.

Il professor Francesco Nicolini e Paolo Montalti, presidente Rotary Club Cesena

Il professor Francesco Nicolini e Paolo Montalti, presidente Rotary Club Cesena

Fonte: Comunicato stampa
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