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Patrocinio del Comune per il gay pride di Rimini. Scatta la richiesta di chiarimenti da parte dei cattolici nel centrodestra

Pubblichiamo l'intervento del portavoce, l'avvocato Stefano Spinelli, che domanda chiarimenti in merito e preannuncia un'interrogazione scritta

Nella foto d'archivio, l'avvocato Stefano Spinelli

Il Comune dà il patrocinio al gay pride che si terrà a Rimini sabato prossimo 27 luglio e scatta immediata la richiesta di chiarimenti da parte dei Cattolici nel centrodestra.

È giunto in redazione poco fa l'intervento dell'avvocato Stefano Spinelli, portavoce della formazione che ha espresso Enrico Castagnoli come consigliere comunale, il più votato nelle recenti elezioni del 26 maggio. Nella lettera Spinelli si chiede se la concessione del patrocinio sia stata un'iniziativa personale del sindaco Lattuca o se non sia stata piuttosto sottaciuta per farla passare inosservata.

Di seguito il testo di Spinelli.

Apprendiamo dal sito ufficiale del gay pride di Rimini, che si terrà il prossimo 27 luglio, che anche il Comune di Cesena ha concesso il proprio patrocinio all’evento. Un’iniziativa del sindaco Enzo Lattuca, con una nota personale del 4 luglio. Dunque la questione, peraltro dirimente, non pare essere passata in Giunta. Si è forse cercato di far passare la decisione sottaciuta per non incorrere in polemiche o piuttosto attorno a questa scelta vi era già l’assenso degli altri assessori?

Rileviamo come il sindaco non fosse affatto tenuto a pronunciarsi sulla concessione di un patrocinio per un evento riguardante la città di Rimini. Evidentemente ha voluto forzare la mano e imporre una propria scelta ideologica a dispetto delle diverse sensibilità presenti in Consiglio.

A tal fine martedì, nella riunione dei capigruppo, è stata presentata dal consigliere Castagnoli una mozione, ma non è stata accolta dalla maggioranza.

Concedere il simbolo di una città è un gesto politico non di poco conto. Come non riconoscere che le sfilate dell’orgoglio gay mischiano la rivendicazione dei cosiddetti diritti LGBT a folklore ed esibizionismo, con esplicite offese e ingiurie di carattere civile e religioso?

Noi riteniamo che tali iniziative nulla abbiano a che spartire con il riconoscimento dei diritti delle persone dello stesso sesso e il doveroso rispetto verso la dignità di ogni persona, a prescindere dall’orientamento sessuale di ciascuno.

In questo caso però dovremmo pensare che il sindaco e la Giunta condividano le rivendicazioni espresse dal manifesto del gay pride, come si può leggere sul sito dell’evento, tra le quali “il superamento dell’Apartheid della legge sulle unioni civili”, arrivando dunque al matrimonio egualitario, contrariamente a quanto espresso dall’articolo 29 della nostra Costituzione e confermato dalla sentenza n.138 del 2010 della Corte Costituzionale. Oppure “l’approvazione rapida della legge contro l’omo-transfobia alla regione Emilia-Romagna”, che tanto sta facendo discutere per impostazione liberticida e ideologica e che ha trovato l’opposizione di molte associazioni e movimenti regionali. O ancora riconoscere “la possibilità anche per le coppie lesbiche di accedere all’inseminazione artificiale prevista dalla legge 40”, favorendo ulteriormente la programmazione a tavolino di bambini orfani di padre.

Tra i loro sostenitori poi c’è chi propugna, in Italia come all’estero, lo sdoganamento di pratiche illecite come l’utero in affitto, vietato dalla legge 40 del 2004 e “lesivo della dignità della gestante”, come rimarcato dalla sentenza n. 12193 del 2019 della Corte di Cassazione.

Per questo presenteremo presto un’interrogazione scritta per avere conto di questa scelta dell’amministrazione comunale.

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