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Un piano di investimenti che vale il 10 per cento del Pil regionale. 14 miliardi subito

A colloquio con Manuela Rontini, neo presidente della Commissione II, Politiche Economiche della Regione Emilia-Romagna

Nella foto, Manuela Rontini

A fine marzo, nel corso della seconda seduta della nuova Assemblea Legislativa dell’Emilia-Romagna, riunitasi in modalità telematica, Manuela Rontini è stata eletta presidente della Commissione Politiche economiche: 48 i voti favorevoli, sui 49 partecipanti alla seduta. Rontini aveva ottenuto il suo secondo mandato con ampio consenso (7.200 preferenze) il 26 gennaio scorso, e ora si ritrova di nuovo presidente di Commissione. In precedenza aveva guidato quella che si occupa di Territorio, Ambiente e Mobilità. 

Ancora una Commissione di grande impatto sul territorio?

Direi proprio di sì. Dovrà essere in costante rapporto con l’intero sistema produttivo, industriale e agricolo e sapere ascoltare le istanze del mondo del lavoro e delle rappresentanze. Per me è un onore e una grande responsabilità, a maggior ragione in pieno tsunami provocato dall’emergenza Coronavirus. A fronte della più grande crisi dal dopoguerra a oggi, la Regione è intervenuta tempestivamente con misure straordinarie che prevedono anche robusti investimenti pubblici. Ma occorreranno altri provvedimenti, in particolare per garantire l’accesso al credito e consentire così immediata liquidità alle imprese. Bisognerà fare tutto quanto necessario, intervenendo con forza e rapidità, per mettere l’Emilia-Romagna al riparo dagli effetti recessivi che gli analisti stanno prefigurando.

Una Commissione con tanti comparti la sua.

Certo. Si va dall’agricoltura e dalle produzioni alimentari alle attività faunistico venatorie, passando per la silvicoltura, la pesca marittima e l’acquacoltura, le bonifiche e le infrastrutture rurali. E ancora: artigianato, industria, commercio e cooperazione; economia verde politiche energetiche; fiere, mercati e centri agro-alimentari; professioni e politiche per l’occupazione nel sistema produttivo. Poi ci sono i rapporti col sistema creditizio, la ricerca scientifica e tecnologica, l’innovazione dei settori produttivi, il turismo, il termalismo e la tutela dei consumatori e degli utenti. C’è poi una novità: in questa legislatura è stata assegnata alla II Commissione anche la delega sulla programmazione dei fondi strutturali europei, un tema molto importante perché a breve si apriranno i ragionamenti sul nuovo pacchetto di risorse 2021-2027 e, vista la capacità di spesa dimostrata dalla Regione in questi anni, il presidente Bonaccini ha già chiesto al Governo di negoziare un anticipo con la Ue. 

Il momento che viviamo richiede un surplus di responsabilità. Le imprese cercano di capire come riprendersi.

L’emergenza sanitaria sta provocando un senso di smarrimento che dobbiamo fronteggiare ognuno per la propria parte, facendo leva anche sulla forza e il carattere degli emiliano-romagnoli che difficilmente si lasciano abbattere da qualcosa. Mi pare che la Regione abbia compreso perfettamente che in gioco c’è il nostro futuro. Il piano straordinario di investimenti da 14 miliardi di euro presentato nei giorni scorsi vale, da solo, il 10 per cento del Pil regionale, un intervento enorme.

Prevede opere subito cantierabili incentrate su diversi ambiti di intervento: dalla sanità ovviamente, ma anche la scuola, i trasporti, le imprese, il territorio e l’ambiente. Di questi, 447 milioni di euro, ad esempio, sono destinati alla realizzazione di nuove scuole e alla ristrutturazione degli edifici esistenti, con criteri antisismici e a basso impatto ambientale, mentre 350 milioni consentiranno l’apertura dì cantieri contro il dissesto idrogeologico.

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