Dalla Chiesa
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CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Bassetti: “I giovani sono sempre più spesso i nuovi poveri”

Il cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, ha introdotto i lavori del Consiglio permanente. Collegialità, liturgia, preti stranieri, fede e cultura, lotta alla pedofilia e migranti, questi alcuni temi affrontati

Bassetti: “I giovani sono sempre più spesso i nuovi poveri”

Cari Confratelli e cari Amici!

Ci è data la grazia di iniziare un nuovo anno pastorale. E lo iniziamo insieme, consapevoli – come ci ha ricordato il Santo Padre nell’Esortazione apostolica resa nota la scorsa settimana – che “la comunione episcopale, con Pietro e sotto Pietro, costituisce una delle più preziose eredità del Concilio Vaticano II”. Il Papa si riferisce, in particolare, a quell’organismo centrale permanente che è il Sinodo, manifestazione della “sollecitudine del Collegio episcopale per le necessità del popolo di Dio e la comunione fra tutte le Chiese”. A questo orizzonte – mi sento di dire – si ispirano e contribuiscono anche i nostri organismi: Presidenza, Consiglio Permanente, Conferenze Episcopali Regionali, Assemblea Generale sono espressione di quella partecipazione da cui prende forma una Chiesa sinodale.

Sostenuto dai vicepresidenti, rinnovo davanti a voi l’impegno a organizzare l’agenda con il criterio di chi intende intensificare la natura collegiale della responsabilità che mi avete affidato. Insieme vogliamo davvero “diventare sempre più – secondo l’indicazione di Papa Francesco – un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale”.

Ne sono un segno gli stessi argomenti che abbiamo posto all’ordine del giorno di queste nostre giornate.

La necessità di riscoprire e accogliere il dono della liturgia per la vita della Chiesa è il tema attorno a cui ruota l’Assemblea Generale straordinaria del prossimo novembre. Da subito esprimiamo un ringraziamento convinto monsignor Claudio Maniago, all’intera Commissione Episcopale da lui presieduta e all’Ufficio Liturgico Nazionale per il grande lavoro che hanno svolto in ordine alla traduzione italiana della terza edizione del Messale Romano. Dopo una prima approvazione complessiva nell’Assemblea Generale del 2012, secondo le indicazioni della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, si è proceduto a un periodo di «verifica celebrativa» e a una successiva revisione dei testi, alla luce del Motu Proprio del Santo Padre Magnum Principium che assegna una grande responsabilità alle Conferenze Episcopali. In questa sessione del Cep valuteremo insieme le modalità più adatte per la presentazione del Messale all’assise di novembre e per la sua approvazione definitiva. Il nostro auspicio è che la pubblicazione della terza edizione Italiana del Messale Romano possa diventare kairòs per una riappropriazione vitale della liturgia della Chiesa a partire dalla celebrazione dell’Eucaristia.

A oltre cinquant’anni dalla Sacrosanctum Concilium e nell’orizzonte dischiuso da Evangelii gaudium, la prossima Assemblea Generale costituisce l’opportunità di riflettere e confrontarci sullo «stato di salute» delle celebrazioni liturgiche nelle nostre Chiese particolari e sul singolare apporto che la liturgia offre all’evangelizzazione. Papa Francesco ci ricorda infatti che “l’evangelizzazione gioiosa si fa bellezza nella Liturgia in mezzo all’esigenza quotidiana di far progredire il bene” (EG 24).

Proprio tale attività evangelizzatrice – che rimane “il dovere più alto e più sacro della Chiesa” (AG 29) – ci porterà con monsignor Francesco Beschi a fare il punto anche sulla presenza e il servizio nelle nostre Diocesi di presbiteri stranieri.

Nel contempo, come Presidenza abbiamo preso spunto dalla scelta di Matera quale Capitale europea della cultura – di qui la presenza di monsignor Antonio Caiazzo – per riprendere un tema centrale per una Chiesa che voglia davvero porsi in uno “stato permanente di missione” (EG 1). Mi riferisco al rapporto fede e cultura – in cui ci introdurrà monsignor Franco Giulio Brambilla – e quindi alla domanda forse inespressa che questo tempo ci consegna. Si esprime nel bisogno di unire profondità di analisi e capacità di sintesi per tornare a illuminare i diversi ambiti della vita quotidiana con la forza della proposta cristiana e dell’esperienza ecclesiale. È la ragione per cui, ad esempio, in questi giorni siamo chiamati ad approvare un nuovo Messaggio per la Giornata per la Vita: la bozza ci verrà presentata da monsignor Pietro Maria Fragnelli.

Più in generale, cercheremo di aiutarci per capire quale struttura dare per il futuro agli Orientamenti pastorali della nostra Chiesa. Prima ancora di tentare un bilancio del decennio che volge al termine, avvertiamo l’impossibilità anche semplicemente di pensare di poter archiviare il tema educativo. La cronaca quotidiana ci mette a parte di innumerevoli episodi che testimoniano semmai l’urgenza di stringere ancor più un’alleanza tra le Istituzioni che sono chiamate ad accompagnare la crescita dei nostri ragazzi. Di fatto, i giovani appaiono sempre più spesso i nuovi poveri. Una povertà esistenziale, tipica di “bambini orfani di genitori vivi” e di “giovani disorientati e senza regole”, come scrive il Papa nell’Amoris Laetitia. Ancora, la loro è povertà sociale, che li vede convivere a forza con una condizione lavorativa umiliante, che nel Sud del Paese raggiunge punte di preoccupazione allarmanti. Davvero nel nostro Paese i tempi sociali non sono al passo con quelli dei nostri giovani, con la loro voglia di mettersi in gioco e di mostrare le loro capacità.

Il Sinodo dei Vescovi, che si apre la prossima settimana e che vede il coinvolgimento di una significativa presenza italiana, sarà l’occasione per ribadire la volontà della Chiesa di ascoltare la voce delle nuove generazioni e di proporre loro la risposta della fede in Cristo. I pellegrinaggi che quest’estate ci hanno visto camminare insieme con i nostri ragazzi fino a culminare qui a Roma nel duplice incontro con il Santo Padre sono il segno di una vitalità che è ancora suscitabile: come Chiesa non solo non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo abbandonare i giovani, ma intendiamo fare fino in fondo la nostra parte per aiutarli a divenire protagonisti della loro vita.

Va in questa direzione anche l’impegno rigoroso a fare dei nostri ambienti luoghi sicuri, dove non trovi cittadinanza alcuna forma di abuso: al riguardo, monsignor Lorenzo Ghizzoni ci offrirà un aggiornamento sui lavori della Commissione per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, costituita lo scorso anno in Cei per qualificare le Linee guida sul fronte della prevenzione e della formazione.

A livello di alleanze educative, un posto privilegiato lo occupa la scuola, per cui ben vengano proposte e iniziative per sostanziare la nostra azione ecclesiale in tale ambito. Ci rifletteremo insieme a partire da quanto ci presenterà monsignor Mariano Crociata. Personalmente, sottopongo alla vostra attenzione una sentenza del Consiglio di Stato dello scorso 30 luglio, che riconosce come legittima la richiesta di modificare in qualsiasi momento dell’anno scolastico la scelta di avvalersi dell’insegnamento della religione cattolica. È facile immaginare come una simile opportunità possa provocare – per le motivazioni più banali – un rapido calo delle scelte di avvalersi, con un conseguente grave indebolimento della credibilità dell’Irc, che finora ha potuto contare proprio su un elevato tasso di adesione.

Nell’avviarmi a conclusione, permettetemi di aggiungere una parola doverosa sul tema dei migranti. L’iniziativa che lo scorso mese ci ha visti sbloccare la situazione della Nave Diciotti ha rappresentato un momento importante, tanto nel rapporto con le Istituzioni governative quanto nella sinergia con cui ci siamo attivati per assicurare accoglienza ai profughi. In più occasioni in queste settimane ci siamo sentiti dire: “Ma che succederà con la prossima nave? Che farete?” Come Pastori riconosciamo di non possedere soluzioni a buon mercato, ma questo non ci impedisce di continuare a sentirci responsabili di fratelli la cui storia sofferta ci chiede senza mezzi termini di osare la solidarietà, la giustizia e la fratellanza. Per noi credenti, infatti, “l’altro è non solo un essere da rispettare in virtù della sua intrinseca dignità, ma soprattutto un fratello o una sorella da amare”, come ci ha ricordato qualche giorno fa il Santo Padre. A nostra volta, non ci stancheremo di testimoniarlo, richiamando lo stesso mondo della politica perché non ceda alla “tentazione di strumentalizzare le paure o le oggettive difficoltà di alcuni gruppi e di servirsi di promesse illusorie per miopi interessi elettorali”.

Gravita in questo orizzonte di promozione della persona e della cultura dell’incontro anche la volontà di procedere alla costituzione di un Comitato che dia contenuti e gambe a un’iniziativa di riflessione e spiritualità per la pace nel Mediterraneo.

A questo punto, penso sia opportuno aprire un tempo di confronto fraterno tra noi. Lo faremo a partire dalla consultazione di questo Consiglio (cfr. Regolamento, art. 87) in ordine alla proposta che la Presidenza sottoporrà al Santo Padre per la nomina del nuovo Segretario Generale (cfr. Statuto, Art. 30).

Infine… Già lo scorso 26 giugno, in occasione della sua nomina a Presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede, abbiamo avuto modo di esprimere a Mons. Nunzio Galantino l’apprezzamento per quanto nella sua veste di Segretario Generale ha fatto a servizio della nostra Conferenza Episcopale. Il cammino condiviso ci ha fatto toccare con mano l’intelligenza e lo zelo con cui egli ha portato avanti iniziative e attività: nel ringraziarlo gli auguriamo di poter affrontare con rinnovato impegno la responsabilità che gli è stata affidata in un settore estremamente delicato qual è la gestione del patrimonio economico della Sede Apostolica. Alla fiducia da parte del Santo Padre uniamo la nostra gratitudine, consapevoli di continuare a sentirci partecipi dell’unico servizio per il bene della Chiesa e della sua missione.

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