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Celibato sacerdotale: Tornielli, “non è mai stato un dogma” ma “dono prezioso per tutti gli ultimi pontefici”

“La Chiesa cattolica di rito orientale – ricorda Tornielli a proposito del celibato sacerdotale – prevede la possibilità di ordinare sacerdoti uomini sposati ed eccezioni sono state ammesse anche per la Chiesa latina proprio da Benedetto XVI nella Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus dedicata agli anglicani che chiedono la comunione con la Chiesa cattolica

Foto SIR/Marco Calvarese

“Il celibato sacerdotale non è e non è mai stato un dogma. Si tratta di una disciplina ecclesiastica della Chiesa latina che rappresenta un dono prezioso, definito in questo modo da tutti gli ultimi Pontefici”. Lo scrive Andrea Tornielli, direttore editoriale del Dicastero per la Comunicazione della Santa Sede, in un editoriale pubblicato su Vatican News in merito all’uscita – anticipata da Le Figaro – di un libro sul sacerdozio che porta la firma del Papa emerito Joseph Ratzinger e del cardinale Robert Sarah, prefetto della Congregazione del Culto divino. “La Chiesa cattolica di rito orientale – ricorda Tornielli a proposito del celibato sacerdotale – prevede la possibilità di ordinare sacerdoti uomini sposati ed eccezioni sono state ammesse anche per la Chiesa latina proprio da Benedetto XVI nella Costituzione apostolica ‘Anglicanorum coetibus’ dedicata agli anglicani che chiedono la comunione con la Chiesa cattolica, dove si prevede ‘di ammettere caso per caso all’Ordine Sacro del presbiterato anche uomini coniugati, secondo i criteri oggettivi approvati dalla Santa Sede’”. Sull’argomento, ricorda inoltre Tornielli, “si è espresso più volte anche papa Francesco, che ancora cardinale, nel libro conversazione con il rabbino Abraham Skorka, aveva spiegato di essere favorevole al mantenimento del celibato ‘con tutti i pro e i contro che comporta, perché sono dieci secoli di esperienze positive più che di errori. La tradizione ha un peso e una validità’”. Lo scorso gennaio, nel dialogo con i giornalisti sul volo di ritorno da Panama, il Papa aveva ricordato che nella Chiesa cattolica orientale era possibile l’opzione celibataria o matrimoniale prima del diaconato, ma aveva aggiunto, a proposito della Chiesa latina: “Mi viene in mente quella frase di San Paolo VI: ‘Preferisco dare la vita prima di cambiare la legge del celibato’. Mi è venuta in mente e voglio dirla, perché è una frase coraggiosa, in un momento più difficile di questo, 1968/1970… Personalmente, penso che il celibato sia un dono per la Chiesa… Io non sono d’accordo di permettere il celibato opzionale, no’”. Nella sua risposta aveva anche parlato della discussione tra i teologi circa la possibilità di concedere deroghe per alcune regioni sperdute, come le isole del Pacifico, precisando però che “non c’è decisione mia. La mia decisione è: celibato opzionale prima del diaconato, no. È una cosa mia, personale, io non lo farò, questo rimane chiaro. Sono uno ‘chiuso’? Forse. Ma non mi sento di mettermi davanti a Dio con questa decisione”.

“Nell’ottobre 2019 si è celebrato il Sinodo sull’Amazzonia e il tema è stato dibattuto”, aggiunge Tornielli: “Come si evince dal documento finale, ci sono stati vescovi che hanno chiesto la possibilità di ordinare sacerdoti diaconi permanenti sposati”. “Colpisce però che il 26 ottobre, nel suo discorso conclusivo il Papa, dopo aver seguito in aula tutte le fasi degli interventi e della discussione, non abbia menzionato in alcun modo il tema dell’ordinazione di uomini sposati, neanche di sfuggita”, il commento del direttore editoriale. In quello stesso discorso, il Pontefice “ha parlato della creatività nei nuovi ministeri e del ruolo della donna e riferendosi alla scarsità di clero in certe zone di missione, ha ricordato che ci sono tanti sacerdoti di un Paese che sono andati nel primo mondo – Stati Uniti ed Europa – ‘e non ce ne sono per inviarli alla zona amazzonica di quello stesso Paese’”. Significativo infine, anche il fatto che Francesco, ringraziando i media, in quella stessa occasione abbia chiesto loro, nel diffondere il documento finale, di soffermarsi soprattutto sulle diagnosi, “che è la parte dove davvero il Sinodo si è espresso meglio”: la diagnosi culturale, la diagnosi sociale, la diagnosi pastorale e la diagnosi ecologica. Il Papa invitava a non cadere nel pericolo di soffermarsi “sul vedere che cosa hanno deciso in quella questione disciplinare, che cosa hanno deciso in quell’altra, quale partito ha vinto e quale ha perso”.

Fonte: Sir
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