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Papa Francesco: Giornata mondiale nonni e anziani, “la vecchiaia non una malattia ma una benedizione”

“La vecchiaia non è un tempo inutile in cui farci da parte tirando i remi in barca, ma una stagione in cui portare ancora frutti", ha aggiunto Bergoglio

Papa Francesco all'Angelus di domenica scorsa 8 maggio. Foto Vatican Media/SIR

“A molti la vecchiaia fa paura. La considerano una sorta di malattia con la quale è meglio evitare ogni tipo di contatto. È la ‘cultura dello scarto’. Ma, in realtà, una lunga vita – così insegna la Scrittura – è una benedizione, e i vecchi non sono reietti dai quali prendere le distanze, bensì segni viventi della benevolenza di Dio che elargisce la vita in abbondanza”. Lo scrive papa Francesco nel suo messaggio per la seconda Giornata mondiale dei nonni e degli anziani che si celebra la quarta domenica di luglio – quest’anno il 24 luglio – sul tema “Nella vecchiaia daranno ancora frutti”. Si tratta del versetto del Salmo 92, che il Pontefice considera una “buona notizia” che va “controcorrente” rispetto a ciò che “il mondo pensa di questa età della vita; e anche rispetto all’atteggiamento rassegnato di alcuni di noi anziani, che vanno avanti con poca speranza e senza più attendere nulla dal futuro”.

Sottolineando che “la vecchiaia, in effetti, è una stagione non facile da comprendere, anche per noi che già la viviamo”, il Papa evidenzia che “nonostante giunga dopo un lungo cammino, nessuno ci ha preparato ad affrontarla, sembra quasi coglierci di sorpresa”. “Le società più sviluppate spendono molto per questa età della vita, ma non aiutano a interpretarla: offrono piani di assistenza, ma non progetti di esistenza. Perciò è difficile guardare al futuro e cogliere un orizzonte verso il quale tendere”. La condizione di vita indicata da Francesco è la seguente: “Da una parte siamo tentati di esorcizzare la vecchiaia nascondendo le rughe e facendo finta di essere sempre giovani, dall’altra sembra che non si possa far altro che vivere in maniera disillusa, rassegnati a non avere più ‘frutti da portare’”.

Il Papa richiama  il salmo, che rintraccia la presenza del Signore nelle diverse stagioni dell’esistenza, per invitare a “continuare a sperare” con “una vecchiaia attiva anche dal punto di vista spirituale, coltivando la nostra vita interiore attraverso la lettura assidua della Parola di Dio, la preghiera quotidiana, la consuetudine con i Sacramenti e la partecipazione alla Liturgia. E, insieme alla relazione con Dio, le relazioni con gli altri: anzitutto la famiglia, i figli, i nipoti, ai quali offrire il nostro affetto pieno di premure; come pure le persone povere e sofferenti, alle quali farsi prossimi con l’aiuto concreto e con la preghiera”. “Tutto questo ci aiuterà a non sentirci meri spettatori nel teatro del mondo, a non limitarci a ‘balconear’, a stare alla finestra”.

“La vecchiaia non è un tempo inutile in cui farci da parte tirando i remi in barca, ma una stagione in cui portare ancora frutti: c’è una missione nuova che ci attende e ci invita a rivolgere lo sguardo al futuro”, aggiunge il Pontefice  riferendosi alla rivoluzione della tenerezza, “una rivoluzione spirituale e disarmata di cui invito voi, cari nonni e anziani, a diventare protagonisti”.

Il Pontefice ricorda come il mondo viva “un tempo di dura prova, segnato prima dalla tempesta inaspettata e furiosa della pandemia, poi da una guerra che ferisce la pace e lo sviluppo su scala mondiale”. “Non è casuale che la guerra sia tornata in Europa nel momento in cui la generazione che l’ha vissuta nel secolo scorso sta scomparendo – osserva -. E queste grandi crisi rischiano di renderci insensibili al fatto che ci sono altre ‘epidemie’ e altre forme diffuse di violenza che minacciano la famiglia umana e la nostra casa comune”. “Di fronte a tutto ciò, abbiamo bisogno di un cambiamento profondo, di una conversione, che smilitarizzi i cuori, permettendo a ciascuno di riconoscere nell’altro un fratello”.

Il Papa indica poi per i nonni e gli anziani “una grande responsabilità”: “Insegnare alle donne e gli uomini del nostro tempo a vedere gli altri con lo stesso sguardo comprensivo e tenero che rivolgiamo ai nostri nipoti. Abbiamo affinato la nostra umanità nel prenderci cura del prossimo e oggi possiamo essere maestri di un modo di vivere pacifico e attento ai più deboli. La nostra, forse, potrà essere scambiata per debolezza o remissività, ma saranno i miti, non gli aggressivi e i prevaricatori, a ereditare la terra”.

“Uno dei frutti che siamo chiamati a portare è quello di custodire il mondo”, scrive ancora il Papa. “Molti di noi hanno maturato una saggia e umile consapevolezza, di cui il mondo ha tanto bisogno: non ci si salva da soli, la felicità è un pane che si mangia insieme”, aggiunge il Pontefice che invita a testimoniarlo a “coloro che si illudono di trovare realizzazione personale e successo nella contrapposizione”. “Tutti, anche i più deboli, possono farlo: il nostro stesso lasciarci accudire – spesso da persone che provengono da altri Paesi – è un modo per dire che vivere insieme non solo è possibile, ma necessario”.
Quindi, l’invito a nonni, nonne e anziani a “essere artefici della rivoluzione della tenerezza”, “imparando a utilizzare sempre di più e sempre meglio lo strumento più prezioso che abbiamo, e che è il più appropriato alla nostra età: quello della preghiera”. “La nostra invocazione fiduciosa può fare molto: può accompagnare il grido di dolore di chi soffre e può contribuire a cambiare i cuori”. Ricordando poi il senso della Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, il Papa ricorda che “è un’occasione per dire ancora una volta, con gioia, che la Chiesa vuole far festa insieme a coloro che il Signore – come dice la Bibbia – ha ‘saziato di giorni’”.
“Celebriamola insieme! Vi invito ad annunciare questa Giornata nelle vostre parrocchie e comunità; ad andare a trovare gli anziani più soli, a casa o nelle residenze dove sono ospiti. Facciamo in modo che nessuno viva questo giorno nella solitudine. Avere qualcuno da attendere può cambiare l’orientamento delle giornate di chi non si aspetta più nulla di buono dall’avvenire; e da un primo incontro può nascere una nuova amicizia. La visita agli anziani soli è un’opera di misericordia del nostro tempo!”. Infine, la preghiera alla Madonna, “Madre della Tenerezza”, di “fare di tutti noi degli artefici della rivoluzione della tenerezza, per liberare insieme il mondo dall’ombra della solitudine e dal demone della guerra”.

Fonte: Sir
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