Cosa pensa la gente della Chiesa locale? Le risposte al progetto Nuntius

Il Nuntius si è chiuso, l’ascolto della Chiesa continua. I risultati del sondaggio lanciato nel febbraio scorso dalla diocesi di Cesena-Sarsina, in collaborazione con il centro culturale Ferrari di Modena, sono stati illustrati questa mattina alla stampa nella sede della Curia vescovile.

Accanto al vescovo Douglas Regattieri e al vicario generale don Pier Giulio Diaco, hanno presentato i risultati il direttore dell’ufficio diocesano per i problemi sociali e il lavoro Marco Castagnoli e il presidente del centro Ferrari Paolo Tommasone.

Il questionario, cartaceo e online, è stato solo l’ultima tappa di un processo lungo “frutto del convegno di Firenze del 2015 dove è risuonata forte la parola sinodalità” ha ricordato Castagnoli, percorso che ha visto anche 21 approfondite interviste a esponenti delle parrocchie e della società.

Ai questionari hanno risposto 1700 persone “un campione molto significativo – ha rilevato Tommasone – se si pensa che nei sondaggi nazionali i grandi istituti contattano al più un migliaio di persone. Si è trattato di una indagine accurata, nessuna realtà diocesana in Italia aveva mai fatto una ricerca di questo tipo e così estesa nel tempo”.

Delle persone che hanno compilato il questionario, 1400 circa si sono definite “credenti e praticanti”, 183 credenti e non praticanti, 51 non credenti: “avremmo voluto sentire di più i lontani – ha ammesso il vescovo Douglas – e questo ci impone una riflessione”.

Al termine del questionario era presente uno spazio per lasciare suggerimenti al vescovo: ne sono arrivati oltre 700 e monsignor Douglas li ha letti tutti “Alcuni mi hanno anche fatto sorridere”. Tra i numerosi suggerimenti, il vescovo ha individuato cinque grandi temi: “incontrare le persone, ascoltarle, la cura dei giovani e quella dei sacerdoti, proseguire sulla strada delle unità pastorali. Serve poi maggiore attenzione ai linguaggi moderni e ai social”.

A rispondere maggiormente al questionario sono state le persone tra i 35 e i 64 anni di età, più della metà delle risposte sono arrivate da cittadini cesenati, le altre dal comprensorio.

Sull’impegno attuale della Chiesa locale i voti sono stati positivi per l’assistenza ai poveri, l’annuncio della Parola, le migrazioni, l’educazione alle nuove generazioni. Mentre è stato giudicato insufficiente l’impegno da parte della Chiesa locale sulla lotta alla corruzione, lo sfruttamento dell’ambiente, l’individualismo, la violenza, l’intolleranza e la solitudine.

E sull’impegno futuro? Per gli interpellati la Chiesa locale dovrebbe assolutamente puntare all’educazione delle giovani generazioni (più spazi e attività, animatori ed educatori qualificati), alla cura di chi è solo (potenziando lavoro di Caritas e centri d’ascolto), all’annuncio della Parola (inclusa la formazione dei sacerdoti e degli operatori pastorali). Poco interesse per un impegno aggiuntivo sulle migrazioni, la violenza e l’intolleranza.

Un avvenire che gli interpellati vedono comunque denso di nubi: “C’è preoccupazione per l’incertezza sul futuro e il venir meno di valori tradizionali”.

Per oltre la metà degli intervistati la scelta di unire le parrocchie in unità pastorali è positiva, meno del 20 per cento la ritiene negativa.

E come si informano cittadini e fedeli sulle iniziative della diocesi? In gran parte per mezzo degli avvisi al termine di messe e celebrazioni o con i bollettini parrocchiali (17,9 per cento). Il 16,4 per cento si affida al Corriere cesenate e un altro 16 per cento al passaparola. Meno dell’un per cento fa ricorso a radio e tv locali, mentre la stampa locale è al 3,7 per cento, percentuale simile a quella dei siti Internet.

Il quadro che emerge è quello di “un clima di secolarizzazione del territorio – ha spiegato il vescovo – che genera preoccupazione per la perdita dei valori tradizionali della fede. Anche questo ci impone una riflessione più articolata, che terremo a fine gennaio alla diffusione dell’intero report”.