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storia e architettura di cesena

Cesena e i suoi monumenti: un gioco di scelte

Daniele Vaienti, ex dirigente in Comune a Cesena e presidente Università della Terza età, scrive al direttore a proposito di Piazza Bufalini, Casa Bufalini e dell’abside della chiesa tardo-duecentesca di San Francesco

ricostruzione abside San Francesco

Di seguito pubblichiamo la lettera di Daniele Vaienti al nostro direttore. Lo scritto segue l'intervento del professor Claudio Riva pubblicato la scorsa settimana sull'edizione cartacea uscita in data 2 settembre.

Daniele Vaienti è un ex dirigente del Comune di Cesena ed è presidente dell'Università della Terza età. Interviene a proposito di piazza Bufalini, Casa Bufalini e dell’abside della chiesa tardo-duecentesca di San Francesco

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Caro direttore,

sollecitato dalla lettura del contributo di Claudio Riva, ritorno, dopo qualche tempo, sul tema di Piazza Bufalini, di Casa Bufalini e dell’abside della chiesa tardo-duecentesca di San Francesco, che occupava una parte importante dell’attuale piazza e che fu demolita negli anni ’40 dell’800.

Della Chiesa rimane, come si sa, ben poco, nonostante la grandissima importanza del complesso francescano per la storia e la cultura della nostra Città: una monofora aperta, una chiusa e facilmente riconoscibile e, al di là dell’incombere del muro eretto in epoca recente, l’abside di quella che era una delle chiese più antiche di Cesena.

Per la salvaguardia e il restauro scientifico dell’abside e perché venisse restituita alla vista e all’utilizzo dei cesenati, mi sono battuto, appoggiato dall’Università della Terza Età, per diversi anni, in occasione dell’intervento su Casa Bufalini.

Un intervento, come si ricorderà, che era assolutamente necessario per lo stato di pericoloso degrado che pare una costante di molti nostri monumenti insigni: cito, senza troppo impegnare la memoria, il caso recente del Palazzo del Diavolo e anche le tristi vicende di buona parte del complesso di Sant’Agostino dove si era deciso, negli anni ’90, di far sorgere il necessarissimo Museo della Città. Troppo costoso… si dice ora, liquidando la questione. Ma potrei aggiungere la Portaccia (con il tetto riparato in extremis prima del nevone del ’12) o l’ex Lazzaretto o, ancora, le precarie condizioni di alcune parti del prestigioso Palazzo Guidi.

Per Casa Bufalini si trovarono i fondi, legando tuttavia l’intervento ad un uso successivo che nulla aveva a che fare con la figura del grande scienziato e con l’area malatestiana (di cui Casa Bufalini potrebbe rappresentare un accesso di notevole suggestione). I lavori si fecero e il fondo librario e documentale prestigiosissimo di Bufalini, dono fortemente voluto dalla città che alla morte gli rese onori straordinari, langue in un magazzino mentre lo si poteva “riportare a casa”.

Ma tralascio tutto ciò e le caratteristiche dell’intervento certamente non riconducibili a un restauro scientifico conservativo, riportando l’attenzione su un punto, citato dal prof. Riva nel suo bel contributo che vuole ridare ai cesenati il senso delle dimensioni e delle caratteristiche della Chiesa dei Malatesti, la Chiesa che non c’è più.

Riva sostiene che è possibile indicare il perimetro di San Francesco e ricrearne in qualche modo la pianta “indicando l’altare maggiore, il campanile, le cappelle laterali, il sepolcreto dei Malatesti e le tombe delle altre famiglie nobili cesenati”: individuazione che potrebbe avvalersi della documentazione esistente in Malatestiana e che sarebbe facilitata dal fatto che la demolizione avvenne “a raso”. Credo, in grande sintesi, che ogni cesenate (non solo Riva e noi del’Ute) potrebbe sottoscrivere queste parole e questi auspici.

Ma sarebbe necessaria una seria campagna di scavi prima che la posa della “soletta” della nuova piazza ne precluda la possibilità (anche futura?), come accaduto per Piazza della Libertà, chiusa da una coltre invalicabile di calcestruzzo. Scavi che non si fermino ai primissimi strati superficiali. Una vera “campagna di scavi” che, d’altra parte, era stata auspicata di recente, al termine della ricognizione per appurare la veridicità dei resti di Malatesta Novello conservati in Biblioteca. ”Sarà necessaria una campagna di scavi” si disse e si scrisse allora… poi più nulla. Ora siamo all’ultima possibilità, che non va perduta per non perdere per sempre l’occasione di conoscere meglio la nostra storia, perdurando anche la mancanza di un buon Museo della Città.

Per ultimo: Riva accenna all’auspicabile riapertura sul fronte della piazza Bufalini, dell’abside di San Francesco, “in modo da ricostituire un solo corpo con la piazza. Lo chiedemmo, fino alla noia, anche noi dell’Ute, ma il risultato fu che l’abside rimase nascosta e che al suo interno si decise di realizzare nientemeno che una necessarissima e irrinunciabile caffetteria. Incredibile, si dirà… ma a volte la realtà supera la fantasia…e questo è uno di quei casi.

L’architetto Sanzio Castagnoli, stimatissimo professionista cesenate, esperto in interventi di restauro e recupero di edifici storici, tenne per noi una documentatissima conferenza (8 novembre 2016 “Palazzo Bufalini: un recupero possibile”) con centinaia di slides e con un paio simulazioni con la ricostruzione dell’effetto che avrebbe fatto il riaprire l’abside, riportandola alla sua funzione originaria.

Unisco quelle immagini perché, più di mille parole, sono evocative di quanto si sarebbe potuto fare, come auspicavano Nello e altri (Michele Massarelli, Renato Turci, Cino Pedrelli), fin dagli anni ’60. La copiosa documentazione di mio padre fu trasmessa – come contributo - all’Amministrazione Comunale prima che iniziassero i lavori di Casa Bufalini.

Allego due possibili “ricostruzioni” (una riprende i dettami dello stile gotico) presentate dall’architetto Sanzio Castagnoli nella citata conferenza organizzata dall’Ute nel novembre 2016.

Un cordiale saluto.

Daniele Vaienti, Cesena

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