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Coronavirus, la fede e le chiese vuote

Una lettrice scrive al direttore e pone la questione molto dibattuta tra i fedeli in questi giorni dopo Pasqua. "Se riaprono le librerie "perché nutrono lo spirito", perché non iniziare a pensare a una graduale riapertura anche delle nostre chiese?" 

Foto archivio SIR/Marco Calvarese

Ciao Francesco,

credo che valga la pena chiedere a chi ci governa una riflessione seria in previsione della cosiddetta Fase 2: nessuno vuole giustamente correre il rischio di contaminare né di essere contagiato, ma se riaprono le librerie "perché nutrono lo spirito", perché non iniziare a pensare a una graduale riapertura anche delle nostre chiese? Ci fanno sentire in colpa se desideriamo accostarci all'Eucaristia, come se questo Bene fosse secondario rispetto al cibo e ai farmaci che comunque abbiamo sempre potuto acquistare, con le dovute precauzioni...

Bene, chiediamo di poter utilizzare le stesse precauzioni anche per tornare a celebrare la Santa Messa! Nessuno sarà obbligato a parteciparvi dal vivo, ma almeno chi vorrà potrà farlo... 

Nel mondo hanno già sperimentato alcune soluzioni: ho letto di celebrazioni all'aperto di Messe drive-in (con i fedeli chiusi nelle proprie auto) o di Messe multiple a rotazione, con ingressi contingentati di fedeli muniti di mascherine e ben distanziati. Credo che tra il divieto totale di celebrare con il popolo e il ritorno alla normalità ci possano essere delle misure graduali, adottabili senza troppi rischi. 

È vero che si può pregare ovunque (infatti quale cristiano prega solo in chiesa?) e che questo periodo di isolamento forzato può averci fatto riassaporare la condivisione della preghiera in famiglia (del resto sappiamo che, fortunatamente, il Signore sa trarre il bene anche dal male), tuttavia l'elemento che mi ha sempre rattristato di più di tutta questa faccenda è stato il messaggio indiretto percepito dalla gente comune, come se la Messa non fosse poi così importante e potesse essere sacrificata senza troppe discussioni... 

Non è solo l'aspetto comunitario della preghiera che viene meno, ma è proprio il Sacramento. Lo so, la maggior parte del mondo non comprende la necessità di partecipare alla Messa e non percepisce questo divieto come un limite.

Però pensateci...fino a qualche giorno fa non ci era nemmeno concesso di recarci in chiesa, a meno che questa non si trovasse sul tragitto per il luogo di lavoro (e per fortuna questa aberrazione è stata corretta!), ma si poteva comunque uscire per comprare le sigarette. Questa "svista" parla da sola...

Da insegnante posso dire che è vero che ci siamo adattati a proporre lezioni a distanza, ma quelle in presenza sono tutt'altra cosa.

Grazie per l'attenzione. 

Chiara Geminani 

Carissima Chiara, l'omelia di papa Francesco di questa mattina durante la Messa a Casa Santa Marta si pone su questa lunghezza d'onda che tu indichi. Qui a fianco riporto il link relativo con il testo integrale. Sempre a fianco potrai trovare il pezzo pubblicato ieri sull'impegno della Cei col governo per la riapertura delle celebrazioni e della frequentazione delle chiese in Italia. Le chiese in verità non sono mai state chiuse, ma poter partecipare alle celebrazioni è un'altra cosa.

Speriamo in una graduale riapertura, con tutte le cautele del caso, che credo e spero non dovrebbe tardare.

A presto.

Francesco Zanotti

zanotti@corrierecesenate.it

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