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Diga e acquedotto di Ridracoli. Una risorsa per il territorio romagnolo

Il problema dell’acqua a scopo idropotabile è il suo reperimento, nelle quantità richieste

La diga di Ridracoli in tracimazione. Uno spettacolo

Pubblichiamo la lettera dell'ingegnere cesenate Marco Guiduzzi a proposito di risi idrica e di risorse del nostro territorio. 

Caro direttore,

anche quest’anno la diga di Ridracoli e l’acquedotto della Romagna garantiscono la risorsa, a scopo idropotabile, per l’estate, con estremo sollievo specie per la costa e il suo turismo. L’opera, fortissimamente voluta da Giorgio Zanniboni, è governata da un Consiglio di amministrazione che prosegue nel solco della tradizione di una gestione lungimirante. Romagna Acque-Società delle Fonti ha le idee chiare circa il futuro dell’approvigionamento della risorsa, e vediamo il perché. Il fabbisogno annuo di acqua idropotabile è di circa 110 milioni di metri cubi. Ridracoli ne fornisce circa la metà. L’altra metà e di derivazione di pozzi etc.. Il Canale emiliano romagnolo (Cer) fornisce 350 milioni di metri cubi di acqua per l’agricoltura e l’industria, di derivazione fluviale. Il problema dell’acqua a scopo idropotabile è il suo reperimento, nelle quantità richieste.

Cosa fare? Attualmente la diga di Ridracoli contiene, al massimo, 33 milioni di metri cubi. La risorsa arriva alla diga dal suo bacino idrografico, oltre che dal canale di gronda. L’idea di Romagna Acque è quella di prolungare l’attuale canale di gronda, verso la vallata del Rabbi e Fiumicello, per un tratto di circa 1,6 Km e un costo di circa 18 milioni di euro. Inoltre pensa anche di realizzare, in futuro, una nuova diga a Fiumicello, nella vallata del Rabbi, che contenga 20 milioni di metri cubi di acqua, incrementando considerevolmente la raccolta. Questo incremento è possibile, in concreto, in quanto trattenendo il liquido con uno sbarramento, lo stesso può essere distribuito quando va in sofferenza il lago principale e non disperso. Si pensi che recuperando il lago di Quarto si acquisterebbero soli 4,5 milioni metri cubi di acqua. 

Queste idee, molto valide dal punto di vista generale e tecnico, costituiscono il vanto della società gestrice, a totale capitale pubblico. Le crescenti necessità di risorsa derivano dalle acque superficiali di montagna, le cui caratteristiche organolettiche sono ottimali, come ben sa la gente di Romagna che preleva l’acqua dai punti di distribuzione della rete. Comprendiamo quindi quanto sia valida la “mission” di Romagna Acque, che prosegue nella buona tradizione degli amministratori che li ha preceduti, con lo scopo di distribuire la risorsa alla Romagna, specie nei mesi estivi, quando il turismo è in pieno sviluppo.

Marco Guiduzzi  (Cesena)

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