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Giovani ed emergenza sanitaria

Gli adolescenti ai tempi del Covid-19, una generazione sommersa

Una studentessa del Liceo "Monti" scrive: "Ho diciotto anni ma non posso viverli. Mi sembra che gli adulti, dai genitori ai politici, non si rendano conto di quanto noi adolescenti stiamo male"

pixabay.com

Caro direttore,

ci penso spesso a quello che ho perso, a quello che non riavrò mai più, a quello che dirò ai miei figli quando mi chiederanno di raccontare loro di questo periodo, forse aspettandosi storie gloriose e avvincenti. Credo che rimarranno delusi. Io, come quasi tutti coloro che hanno la mia età, ho perso tutto. Ho perso la mia routine, ho perso le interazioni sociali, ho perso il senso di far parte di una comunità più grande, di un branco, se volete, di persone accomunate da un solo, grande fattore: l’essere giovani.

Ho rinunciato alla festa dei diciotto, ai canti di Natale delle quinte (grande tradizione nella mia scuola), ho rinunciato alle olimpiadi di filosofia, per le quali arrivai alle regionali, poi chissà, ho rinunciato alla gita “grande”, quella vera. Ora probabilmente rinuncerò alla festa dei “cento giorni” (prima della maturità) e chissà cosa ne sarà della maturità stessa. E poi l’anno prossimo che farò? Andrò in aula all’università o dovrò ancora accontentarmi delle lezioni online? Non lo so. Non so se avrò il privilegio di camminare nei corridoi dell’Alma Mater di Bologna e sentirmi finalmente a casa.

La verità di questa situazione è che fa schifo, è inutile girarci intorno. Ho diciotto anni ma non posso viverli. Sto in casa tutto il giorno, al computer. Come molti altri ho ridotto le mie interazioni sociali al minimo, qualche chiamata occasionale agli amici più stretti, quando ho fortuna li vedo anche, per qualche ora, qualche messaggio distaccato, quel classico “Come va?” “Bene, e te?” “Bene” di cortesia, giusto per far vedere all’altro che ci sono ancora. Paradossalmente so più cose sui miei “amici” dalle loro storie Instagram.

Quello causato dal Covid per gli adolescenti è un isolamento totale, che ti inghiottisce. Entri in questo vuoto, in questo loop continuo in cui tutte le giornate sono uguali, tutte le giornate sono passate ad aspettare. “Aspettare cosa?” a volte mi chiedo, la fine. Aspetto la fine di questa situazione, aspetto quando potrò vivere di nuovo. Ma nel mentre il tempo passa, inesorabile, e io lo spreco ad aspettare. L’adolescenza è il periodo dell’età evolutiva in cui si sviluppano le capacità di interazione, comunicazione, amicizia con il prossimo. Essa è un’età di ricerca, ricerca degli amici giusti, di sé, dei propri desideri. Ma da casa, da uno schermo, è inutile. Non c’è ricerca, non c’è interazione. Quindi cosa succederà a noi? Impareremo mai a comunicare, rintanati dietro una tastiera, timorosi di uscire in strada anche quando tutto ciò sarà finito? Non lo so, non sono nessuno per dirlo. So solo che già adesso mi sembra che facciamo più fatica a parlarci, che non sappiamo bene cosa dirci, come comportarci quando finalmente ci vediamo faccia a faccia. Adesso la prospettiva di conoscere qualcuno di nuovo mi terrorizza, un anno fa era uno dei miei piaceri più grandi. Non so se ciò durerà all’infinito o è solo un’abitudine passeggera. Io so solo che ho paura e che mi sembra di stare sprecando la mia vita. Non voglio che la mia diventi la generazione bruciata, rovinata dal Covid.

Sempre più di frequente mi sembra che gli adulti, dai miei genitori ai politici, non si rendano conto di quanto stiamo male, di quanto soffriamo. Abbiamo bisogno di un aiuto, una mano tesa verso di noi, ma sembra che tutti siano così preoccupati da altre faccende, in primis dall’economia, causa giusta, per carità, ma non la sola, da non rendersi nemmeno conto che noi stiamo scomparendo. Ora non riesco a fare a meno di pormi mille domande, mille incognite sul futuro. Quando finirà tutto ciò, quando saremo finalmente liberi, riusciremo ancora a godere delle passioni di un tempo senza timore? Riusciremo mai a tornare quelli di una volta, ragazzi senza preoccupazioni che andavano più in là della scuola, degli amici e della famiglia? Chi di noi sommergerà e chi saprà risollevarsi, salvarsi per rinascere? 

Una studentessa di V del Liceo "Monti"

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