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Al campione del mondo Antonio Cabrini il “Premio Azeglio Vicini”
Serata di gala del Panathlon al Da Vinci di Cesenatico

I ricordi del presidente Dionigio Dionigi
Ieri in scena l’ottava edizione
Tanti ricordi sono emersi ad Antonio Cabrini, insignito dell’ottava edizione del “Premio Azeglio Vicini”. Al Grand Hotel Da Vinci di Cesenatico ieri si è registrato il pubblico delle grandi occasioni durante la serata di premiazione organizzata dal Panathlon Cesena del presidente Dionigio Dionigi che ha commentato così la scelta dell’ex juventino come premiato per il 2025.
Il ricordo del presidente Dionigi
“Azeglio sarebbe contento – ha spiegato Dionigi -. È stato uno dei suoi ragazzi nell’U21 e poi della Nazionale. Uno dei più importanti calciatori italiani di tutti i tempi, innovativo come terzino sinistro. Ha vinto il Mondiale in Spagna, disputando 13 stagioni alla Juve dove ha conquistato sei scudetti e raggiungendo importanti traguardi nelle coppe europee. A Cesenatico una rotonda ricorda Vicini, un’altra è a Cesena. La sua Nazionale nelle ‘notti magiche’ è stata una delle più eclatanti nel gioco della storia. Solo sfortuna e arbitraggio scandaloso con l’Argentina gli hanno impedito di accedere alla finale. In tutte le sue squadre Vicini è stato un punto di riferimento. Ha onorato la Romagna e lo sport in assoluto. Cabrini segue un albo d’oro di assoluto prestigio”.
I ricordi di Cabrini e gli aneddoti. “Lo chiamai e sapeva qual era il motivo”
Il figlio Gianluca, presente con la famiglia alla serata di gala ha precisato che “Cabrini fa parte della mia vita, per i racconti di mio papà Azeglio. Il capitano era lui in Nazionale. Avere Cabrini in azzurro era un orgoglio, ora che è un momento difficile, lui è il simbolo della Nazionale”. Dopo la cena e prima del taglio della torta, a Cabrini è stata consegnata la targa premio. “Parlare di Azeglio è facile – ha detto l’ex nazionale -. Era un personaggio che è servito tantissimo a molte generazioni. Con lui iniziai a 15 anni con la nazionale juniores e c’erano ragazzi che divennero campioni, anche grazie a lui. Non l’ho mai sentito alzare la voce, capiva le situazioni negative e ogni giocatore. Un tecnico così è servito tantissimo per la crescita dei ragazzi in nazionale. Per me oltre a un grande allenatore è stato anche un padre. Dopo tutta la trafila nelle selezioni giovanili, arrivai in Nazionale maggiore e ricordo tante cavalcate azzurre con grandi risultati raggiunti insieme a Vicini. Mi conosceva perfettamente. Un aneddoto: come calciatore non accettavo di non giocare, era una mia caratteristica e lo sapeva. Per Italia ‘90 ero ai margini della nazionale e lo chiamai, sapeva che era per quel motivo, poi rimasi fuori”.