Diocesi
Beretta in seminario: “Dottrina sociale, risorsa per la democrazia e lo sviluppo”
La docente di Politica economica alla Scuola diocesana: "La pace non si costruisce con la deterrenza. Serve un multilateralismo dal basso"
“Al cuore dello sviluppo, al cuore della democrazia: la grande risorsa della Dottrina sociale”. È il tema del primo incontro della Scuola di Dottrina sociale della Chiesa cattolica che si è tenuto giovedì sera in seminario a Cesena.
“Dottrina sociale, tradizione vivente”
Ha volato alto la relatrice Simona Beretta, professore ordinario di Politica economica presso la facoltà di Scienze politiche e sociali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, senza tralasciare la stretta attualità. “La parola “dottrina” – ha premesso – spesso produce l’orticaria, ma, in realtà indica un succo, che è stato spremuto e che merita di essere tramandato”. Dottrina sociale che “non è una teoria, ma una tradizione vivente, una sapienza condivisa, che matura con il tempo, la pazienza e le relazioni”, è “scienza illuminata dalla fede, sapienza incarnata al crocevia dove i cristiani incontrano il mondo” e, infine, “processo dinamico di attuazione della dignità umana”.
Il “nucleo incandescente” della persona
Per la relatrice, sviluppo, democrazia e pace possono reggersi solo se al centro c’è la persona, che è “un nucleo incandescente costituito da perenni tensioni: materiale e spirituale, individuo e comunità, uomo e donna, in un’esperienza umana unitaria, e non frammenta”, come spesso è intesa. La persona, quindi, non è uno stato immobile, ma è sempre in tensione, un concetto che, secondo la relatrice, dovrebbe stare alla base dell’idea di sviluppo.
“Sviluppo non è tecnocrazia”
Per Beretta “dobbiamo capire lo sviluppo come processo, non come stato”, perché “i processi li fanno le presone, con il loro nucleo incandescente, non le leggi dell’economia“. Da qui una citazione dell’Enciclica Laudato si’ di papa Francesco: “Abbiamo troppi mezzi per scarsi e rachitici fini” (203). “Il mercato – ha sottolineato la docente – non produce meccanicamente sviluppo e lo sviluppo non è generabile burocraticamente“. In altre parole, “sviluppo e democrazia sono una strada, non deve essere la destinazione dei piani che si realizzano a tavolino”. Questa “opzione tecnocratica” è stata definita come “la tentazione del 21esimo secolo”. In realtà, le risorse non materiali, più che i fattori materiali sono l’essenza dello sviluppo. “Le aspettative, le convinzioni, le motivazioni plasmano la convivenza. Significa riconoscere nell’altro l’esperienza diversa ma comune“.

La speranza del cristianesimo
Per la relatrice, “non è una questione di buone pratiche. Lo sanno fare anche i pagani. Le buone pratiche possono aiutarci a “sentirci a posto”. Occorre invece il “coraggio di entrare nel nucleo incandescente della nostra comune umanità“. In questo senso, la Dottrina sociale della Chiesa cattolica, può essere una risorsa. In Cristo, tutte le polarità in tensione dell’uomo trovano una composizione. “Non c’è più giudeo né greco; non c’è più schiavo né libero; non c’è più uomo né donna, poiché tutti voi siete uno in Cristo Gesù” (Galati 3,28). E questo, ha evidenziato Beretta, è un “messaggio di speranza” per un mondo complesso e frammentato.
“Fratelli tutti”
Invece della tecnocrazia, la dottrina sociale della Chiesa propone “una saggezza umile, un’umiltà che parte dalla gratitudine. E se siamo consapevoli che abbiamo ricevuto gratuitamente, non c’è ragione di non sperare“. Per Beretta, citando la Fratelli tutti di papa Francesco, dalle “ombre di un mondo chiuso” ci salva l’incontro con l’altro, “un estraneo sulla strada”. Questo ci permette di “pensare e generare un mondo aperto”, perché “ogni Paese è anche dello straniero”. Così si può delineare “la migliore politica”, che passa dal non demonizzare l’altro, ma dal parlare con tutti, soprattutto con “gli indesiderabili”. Una politica migliore di quella attuale, con “un cuore aperto al mondo intero” si può costruire attraverso “dialogo e amicizia sociale”, secondo i “percorsi di un nuovo incontro”. Sempre citando papa Francesco, Beretta ha auspicato un “multilateralismo dal basso” come strada da percorrere per cambiare il mondo, con le bussole della dignità umana trascendente e del bene comune, che sono anche i pilastri della Dottrina sociale della Chiesa cattolica.
Europa e dazi
Al termine dell’incontro, un cenno alla più stretta attualità. “La difesa comune pensata dai padri dell’Europa – ha detto la relatrice – non non è incrementare gli armamenti. La pace non si costruisce con la deterrenza. Per difenderci occorre difendere l’identità europea”, che affonda le sue radici nella cultura giudaico-cristiana. Poi il riferimento ai giovani che, in Europa, “sono pochi e si sentono sottovalutati”. All’inverno demografico del Vecchio Continente risponde la giovane Africa: occorre “creare un mondo dove i giovani africani si sentano protagonisti”. Infine i dazi di Trump: “Fanno paura sotto una dimensione simbolica e fattuale. Sono un successo per spaventare, ma fanno male soprattutto all’economia interna americana. L’Europa non dovrebbe rispondere ai dazi americani con altri dazi. La vera risposta sarebbe quella di dimostrare che non si ha paura“.