Diocesi
Corpus Domini. Il vescovo: “Porre Gesù Cristo al centro della nostra vita”
Il testo integrale dell'omelia pronunciata dall'arcivescovo Caiazzo, prima della processione eucaristica per le vie della città di Cesena. La fotogallery e la preghiera recitata alla fine della processione
“Solo insieme siamo Chiesa”, ha aggiunto il presule che ha citato il testo di papa Leone letto all’incontro di martedì scorso con i vescovi italiani
Il testo integrale dell’omelia
Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia che il vescovo di Cesena-Sarsina, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, ha pronunciato poco fa a Cesena, in una Cattedrale gremita di fedeli, a Cesena in occasione della solennità del Corpus Domini. L’arcivescovo ha messo in guardia dalla logica del “si è sempre fatto così” e della “cultura dello scarto”. E citando Benedetto XV, si raccomanda di “coltivare giustizia e pace”, in questo tempo così segnato dalle guerre sparse in tutto il mondo.

Di seguito le parole dell’arcivescovo Caiazzo.
Solo insieme siamo Chiesa
Carissimi,
insieme siamo riuniti come l’unico corpo di Cristo, l’unica famiglia di Dio. Questo senso di appartenenza ci conferma che solo insieme esprimiamo la Chiesa (laici, vescovo, sacerdoti, diaconi, religiosi/e) e mostriamo la bellezza di essere immagine e somiglianza di Dio, così come abbiamo meditato domenica scorsa. Siamo inseriti nel mistero trinitario dove la relazione tra le persone esprime la pienezza dell’amore fecondo, mentre la solitudine e l’isolamento producono la sterilità di un amore autoreferenziale.
Nell’Eucaristia la presenza viva del Signore
Nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità del Corpus Domini, cogliamo soprattutto la dimensione ecclesiale, il Corpo di Cristo che siamo tutti noi, la sua vita offerta per noi, il suo sangue versato per la nostra salvezza. Eppure, carissimi fratelli e sorelle, confratelli nel sacerdozio, diaconi, religiosi e religiose, ogni volta che celebriamo l’Eucaristia cogliamo la presenza viva del Signore.
Attenzione alla logica del “si è sempre fatto così”…
Ma, ripensando all’istituzione dell’Eucaristia, c’è stato un momento durante il quale il maligno si è messo all’opera attraverso il tradimento di Giuda. Potremmo dire che è stata l’occasione per rimandare al lievito vecchio, facendo riaffiorare la nostalgia della schiavitù, le cose vecchie e non risolte, la logica “del si è fatto sempre così” senza lasciarsi fermentare dalla novità che lo Spirito suggerisce alla Chiesa.

… e alla cultura dello scarto
Ci meravigliamo? Eppure non succede anche a noi o nelle nostre assemblee liturgiche di partecipare mantenendo rancori personali e incapacità di perdono? Ed è pur sempre nell’Eucaristia che si avverte più forte il dolore per le ferite che sanguinano: è esattamente il momento in cui riusciamo a leggere la nostra storia, quella degli altri, dell’umanità intera responsabile talvolta di coltivare la cultura dello scarto, lasciando che bimbi, donne e uomini vengano restituiti dal mare sulle spiagge, uccisi da bombe che hanno ricevuto come unica intelligenza quella di annientare la vita inerme e indifesa impregnando la terra di sangue innocente.
Nell’Eucaristia la gratuità dell’amore di Dio
È proprio nell’Eucaristia, mentre giustamente gridiamo la nostra paura e il dolore dell’umanità intera a causa di ingiustizie, vendette, lotte e distinzioni stupide tra popoli e religioni, che troviamo il vaccino della gratuità dell’amore di Dio che si dona come farmaco che contemporaneamente guarisce e nutre ogni uomo, quindi la Chiesa. Questo volto di Chiesa deve trasparire. È nell’Eucaristia che Gesù si è fatto nostro cibo e bevanda di salvezza consentendoci di essere in comunione piena con lui, attraverso la comunione che si vive con i fratelli. È esattamente il contrario di quella forma rituale che diventa ripetitiva esclusivamente per rispettare un precetto e ricevere la comunione ma senza vivere la comunione. È la logica dell’abitudine, della ripetitività formale.
L’Eucaristia è mistero
L’Eucaristia è mistero che si svela e aiuta il nostro cuore a dilatarsi per esprimere gratitudine a Dio che si è fatto carne e cibo di vita eterna. È esperienza concreta che ci invia nel mondo per diffondere il buon profumo del Vangelo, aiutando a costruire un’umanità nuova.

Coltivare giustizia e pace
Nella prima lettura la figura di Melchisedek appare come il Re di Salem che porta “pane e vino”. Conosciamo meglio Melchisedek attraverso la lettera agli Ebrei che lo definisce “Re di giustizia, abita nella pace, è Re da dove è la pace, venera e adora il Dio Altissimo, il Creatore del cielo e della terra, e porta pane e vino” (cfr Eb 7,1-3; Gen 14,18-20). Benedetto XV ci ha insegnato che i “I Padri hanno sottolineato che è uno dei santi pagani dell’Antico Testamento e ciò mostra che anche dal paganesimo c’è una strada verso Cristo e i criteri sono: adorare il Dio Altissimo, il Creatore, coltivare giustizia e pace, e venerare Dio in modo puro. Così, con questi elementi fondamentali, anche il paganesimo è in cammino verso Cristo, rende, in un certo modo, presente la luce di Cristo”.
Chiamati a diventare uno con Dio
Dalla lettura dei testi biblici la figura di Melchisedek viene presentata più grande dello stesso Abramo: Dio lo rende sacerdote attraverso la sua unzione e non per discendenza, divenendo profezia del sacerdozio puro e santo del suo Messia. Il pane e quel vino offerti da Melchisedek rivelano a noi cristiani che l’Eucaristia è stata da sempre nella mente e nel cuore di Dio come un desiderio da compiere nella storia degli uomini. Siamo dunque chiamati, in quanto uomini, a diventare uno con Dio: questo è il vero culto gradito a Dio. Diversamente si corre il rischio di «allungare i filatteri» curando la propria immagine, difendendo il proprio ruolo nella diversità ministeriale, a scapito dell’intera comunità. E, invece, siamo invitati a far crescere il desiderio di costruire ponti di fraternità, fermandoci e ascoltando le storie degli uomini d’oggi da rileggere e rimeditare in preghiera davanti a Gesù Eucaristia. La fragranza del pane spezzato permette di scrivere nuove pagine di umanità che hanno il profumo della profezia e della speranza.
Papa Leone ai vescovi italiani: “Porre Gesù Cristo al centro”
Papa Leone XIV, nel recente incontro con noi vescovi italiani ci ha ricordato: “Innanzitutto, è necessario uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede. Si tratta di porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo. In un tempo di grande frammentarietà è necessario tornare alle fondamenta della nostra fede, al kerygma. Questo è il primo grande impegno che motiva tutti gli altri: portare Cristo “nelle vene” dell’umanità (cfr Cost. ap. Humanae salutis, 3), rinnovando e condividendo la missione apostolica: «Ciò che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi»” (1Gv 1,3).

La propria vita come dono
Sia dalla seconda lettura che dal Vangelo capiamo che l’Eucaristia non è solo pane e vino che attraverso la transustanziazione diventano “corpo” e “sangue” di Cristo, ma pane spezzato e vino versato. In questo modo riusciamo a cogliere il senso della sua vita offerta per noi. E la logica del dono ci aiuta a capire che celebrare l’Eucaristia, ricevere Gesù Eucaristia, non significa stare bene, aver soddisfatto il precetto, aver ricordato l’anima di una persona cara. È anche questo! Ma prima di tutto cogliere che partecipare all’Eucaristia significa spendere come Gesù, la propria vita in un dono, che si fa pane spezzato e nutrimento per il bene dei fratelli.
Gesù ci dice di non perderci d’animo
A noi, come ai discepoli, Gesù ci dice di non avere paura dello scenario vasto e sofferente che si dipana dinanzi i nostri occhi. Di non perderci d’animo se anche oggi ci sono solo “cinque pani e due pesci”. È lui il pane disceso dal cielo, è lui il cibo di vita eterna, è lui che si è spezzato per tutti.
Passione, morte e risurrezione
Ieri, come oggi, non si tratta di soddisfare solo il bisogno materiale del momento, ma di intridere nel cuore di chi ha fede il grande insegnamento della condivisione: i discepoli devono dare “loro stessi da mangiare”. Questo ci fa capire che non è possibile staccare il dono del “Pane di vita” dalla passione, morte e risurrezione. Banchetto conviviale e banchetto sacrificale stanno insieme. Se partecipare alla celebrazione eucaristica significa fare festa e convivialità, non bisogna mai dimenticare che il mistero pasquale è passione, morte e risurrezione, quindi il banchetto eucaristico resta sempre banchetto sacrificale.
Diffondere la speranza, nutrire la fiducia, seminare la pace
Al termine della celebrazione, vivremo la processione eucaristica. Con Gesù Eucaristia attraverseremo alcune strade della nostra città, per diffondere e fortificare la speranza, nutrire la fiducia, seminare la pace, ritornare a credere nell’uomo abitato e illuminato dalla presenza divina.
La Madonna del Popolo, con i santi Mauro e Vicinio, ci accompagnino nel seguire e ascoltare Gesù, nostra speranza. Così sia.
don Pino, arcivescovo
Nuovi ministri straordinari della Comunione
Durante la Messa solenne, nove persone hanno ricevuto dal vescovo il mandato di ministri straordinari della Comunione: Cinzia Amaduzzi (parrocchia di San Domenico), Sandra Bocchini (Gatteo Mare), Lucia Galassi (Ponte Pietra), Augusto Lucchi (Cannucceto), Francesco Poletti (Osservanza), Simona Poni (Villachiaviche), Gianluca Sama (Piavola), Chiara Tamburini (Rontagnano), Loretta Vitali (San Domenico).
Al termine della processione, il vescovo Antonio Giuseppe ha recitato questa preghiera:
Gesù, sei passato tra le nostre strade
Sei passato, Gesù,
tra le nostre strade,
pane spezzato
vino versato
cibo e bevanda di salvezza.
Rifiorito è il sorriso
seminata è la speranza
restituita è la dignità perduta.
Compagno di viaggio
Sei rimasto tra noi, Gesù,
compagno di viaggio
Parola di vita
nello sconforto
pane donato
condiviso con noi
per risorgere in Te
nella tua Chiesa.
Hai riacceso nei cuori il fuoco ardente
Ti abbiamo gustato, Gesù,
hai riacceso nei cuori
il fuoco ardente
desiderio d’eternità
sapore di vino nuovo
custodito
nei nostri otri ritrovati
e fragranza del pane.
Respiriamo la comunione e la giustizia
Ci hai radunati, Gesù,
attorno alla tua mensa:
respiriamo il profumo
la comunione
la giustizia
ripudiamo l’ubriachezza
dei beni di questo mondo
religione dell’apparire.
Ci hai invitati a curare le ferite di chi soffre
Ci hai inviati, Gesù,
attraverso la Chiesa,
ad essere Eucaristia
ad entrare nelle solitudini
sostare nelle povertà
curare le ferite di chi soffre
asciugare le lacrime
di chi è disperato.
Torniamo sempre a te, Gesù
Torniamo a te, Gesù,
per essere sfamati
guariti
protesi verso la vita nuova
che distrugge ogni morte
riaccende la speranza
adora la vita.
Torniamo a te, Gesù.
✠ Don Pino
La fotogallery della celebrazione in Cattedrale e della processione per le vie del centro storico, a cura di Pier Giorgio Marini
