Corpus Domini. Il vescovo: “Porre Gesù Cristo al centro della nostra vita”

Il testo integrale dell'omelia pronunciata dall'arcivescovo Caiazzo, prima della processione eucaristica per le vie della città di Cesena. La fotogallery e la preghiera recitata alla fine della processione

Il vescovo di Cesena-Sarsina monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo nel momento dell'ingresso in Cattedrale questa sera per la solennità del Corpus Domini. Foto Pier Giorgio Marini
Il vescovo di Cesena-Sarsina monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo nel momento dell'ingresso in Cattedrale questa sera per la solennità del Corpus Domini. Foto Pier Giorgio Marini

“Solo insieme siamo Chiesa”, ha aggiunto il presule che ha citato il testo di papa Leone letto all’incontro di martedì scorso con i vescovi italiani

Il testo integrale dell’omelia

Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia che il vescovo di Cesena-Sarsina, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, ha pronunciato poco fa a Cesena, in una Cattedrale gremita di fedeli, a Cesena in occasione della solennità del Corpus Domini. L’arcivescovo ha messo in guardia dalla logica del “si è sempre fatto così” e della “cultura dello scarto”. E citando Benedetto XV, si raccomanda di “coltivare giustizia e pace”, in questo tempo così segnato dalle guerre sparse in tutto il mondo.

Cattedrale gremita di fedeli per la solennità del Corpus Domini. Foto Pier Giorgio Marini

Di seguito le parole dell’arcivescovo Caiazzo.

Solo insieme siamo Chiesa

Carissimi,

insieme siamo riuniti come l’unico corpo di Cristo, l’unica famiglia di Dio. Questo senso di appartenenza ci conferma che solo insieme esprimiamo la Chiesa (laici, vescovo, sacerdoti, diaconi, religiosi/e) e mostriamo la bellezza di essere immagine e somiglianza di Dio, così come abbiamo meditato domenica scorsa. Siamo inseriti nel mistero trinitario dove la relazione tra le persone esprime la pienezza dell’amore fecondo, mentre la solitudine e l’isolamento producono la sterilità di un amore autoreferenziale.

Nell’Eucaristia la presenza viva del Signore

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la solennità del Corpus Domini, cogliamo soprattutto la dimensione ecclesiale, il Corpo di Cristo che siamo tutti noi, la sua vita offerta per noi, il suo sangue versato per la nostra salvezza. Eppure, carissimi fratelli e sorelle, confratelli nel sacerdozio, diaconi, religiosi e religiose, ogni volta che celebriamo l’Eucaristia cogliamo la presenza viva del Signore.

Attenzione alla logica del “si è sempre fatto così”…

Ma, ripensando all’istituzione dell’Eucaristia, c’è stato un momento durante il quale il maligno si è messo all’opera attraverso il tradimento di Giuda. Potremmo dire che è stata l’occasione per rimandare al lievito vecchio, facendo riaffiorare la nostalgia della schiavitù, le cose vecchie e non risolte, la logica “del si è fatto sempre così” senza lasciarsi fermentare dalla novità che lo Spirito suggerisce alla Chiesa.

Numerosi i sacerdoti e i diaconi sull’altare con il vescovo don Pino. Foto Pier Giorgio Marini

… e alla cultura dello scarto

Ci meravigliamo? Eppure non succede anche a noi o nelle nostre assemblee liturgiche di partecipare mantenendo rancori personali e incapacità di perdono? Ed è pur sempre nell’Eucaristia che si avverte più forte il dolore per le ferite che sanguinano: è esattamente il momento in cui riusciamo a leggere la nostra storia, quella degli altri, dell’umanità intera responsabile talvolta di coltivare la cultura dello scarto, lasciando che bimbi, donne e uomini vengano restituiti dal mare sulle spiagge, uccisi da bombe che hanno ricevuto come unica intelligenza quella di annientare la vita inerme e indifesa impregnando la terra di sangue innocente.

Nell’Eucaristia la gratuità dell’amore di Dio

È proprio nell’Eucaristia, mentre giustamente gridiamo la nostra paura e il dolore dell’umanità intera a causa di ingiustizie, vendette, lotte e distinzioni stupide tra popoli e religioni, che troviamo il vaccino della gratuità dell’amore di Dio che si dona come farmaco che contemporaneamente guarisce e nutre ogni uomo, quindi la Chiesa. Questo volto di Chiesa deve trasparire. È nell’Eucaristia che Gesù si è fatto nostro cibo e bevanda di salvezza consentendoci di essere in comunione piena con lui, attraverso la comunione che si vive con i fratelli. È esattamente il contrario di quella forma rituale che diventa ripetitiva esclusivamente per rispettare un precetto e ricevere la comunione ma senza vivere la comunione. È la logica dell’abitudine, della ripetitività formale.

L’Eucaristia è mistero

L’Eucaristia è mistero che si svela e aiuta il nostro cuore a dilatarsi per esprimere gratitudine a Dio che si è fatto carne e cibo di vita eterna. È esperienza concreta che ci invia nel mondo per diffondere il buon profumo del Vangelo, aiutando a costruire un’umanità nuova.

Lettura dell’omelia (foto Pier Giorgio Marini)

Coltivare giustizia e pace

Nella prima lettura la figura di Melchisedek appare come il Re di Salem che porta “pane e vino”. Conosciamo meglio Melchisedek attraverso la lettera agli Ebrei che lo definisce “Re di giustizia, abita nella pace, è Re da dove è la pace, venera e adora il Dio Altissimo, il Creatore del cielo e della terra, e porta pane e vino” (cfr Eb 7,1-3; Gen 14,18-20). Benedetto XV ci ha insegnato che i “I Padri hanno sottolineato che è uno dei santi pagani dell’Antico Testamento e ciò mostra che anche dal paganesimo c’è una strada verso Cristo e i criteri sono: adorare il Dio Altissimo, il Creatore, coltivare giustizia e pace, e venerare Dio in modo puro. Così, con questi elementi fondamentali, anche il paganesimo è in cammino verso Cristo, rende, in un certo modo, presente la luce di Cristo”.

Chiamati a diventare uno con Dio

Dalla lettura dei testi biblici la figura di Melchisedek viene presentata più grande dello stesso Abramo: Dio lo rende sacerdote attraverso la sua unzione e non per discendenza, divenendo profezia del sacerdozio puro e santo del suo Messia. Il pane e quel vino offerti da Melchisedek rivelano a noi cristiani che l’Eucaristia è stata da sempre nella mente e nel cuore di Dio come un desiderio da compiere nella storia degli uomini. Siamo dunque chiamati, in quanto uomini, a diventare uno con Dio: questo è il vero culto gradito a Dio.  Diversamente si corre il rischio di «allungare i filatteri» curando la propria immagine, difendendo il proprio ruolo nella diversità ministeriale, a scapito dell’intera comunità. E, invece, siamo invitati a far crescere il desiderio di costruire ponti di fraternità, fermandoci e ascoltando le storie degli uomini d’oggi da rileggere e rimeditare in preghiera davanti a Gesù Eucaristia. La fragranza del pane spezzato permette di scrivere nuove pagine di umanità che hanno il profumo della profezia e della speranza.

Papa Leone ai vescovi italiani: “Porre Gesù Cristo al centro”

Papa Leone XIV, nel recente incontro con noi vescovi italiani ci ha ricordato: “Innanzitutto, è necessario uno slancio rinnovato nell’annuncio e nella trasmissione della fede. Si tratta di porre Gesù Cristo al centro e, sulla strada indicata da Evangelii gaudium, aiutare le persone a vivere una relazione personale con Lui, per scoprire la gioia del Vangelo. In un tempo di grande frammentarietà è necessario tornare alle fondamenta della nostra fede, al kerygma. Questo è il primo grande impegno che motiva tutti gli altri: portare Cristo “nelle vene” dell’umanità (cfr Cost. ap. Humanae salutis, 3), rinnovando e condividendo la missione apostolica: «Ciò che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi»” (1Gv 1,3).

Il vescovo don Pino legge l’omelia (foto Pier Giorgio Marini)

La propria vita come dono

Sia dalla seconda lettura che dal Vangelo capiamo che l’Eucaristia non è solo pane e vino che attraverso la transustanziazione diventano “corpo” e “sangue” di Cristo, ma pane spezzato e vino versato. In questo modo riusciamo a cogliere il senso della sua vita offerta per noi. E la logica del dono ci aiuta a capire che celebrare l’Eucaristia, ricevere Gesù Eucaristia, non significa stare bene, aver soddisfatto il precetto, aver ricordato l’anima di una persona cara. È anche questo! Ma prima di tutto cogliere che partecipare all’Eucaristia significa spendere come Gesù, la propria vita in un dono, che si fa pane spezzato e nutrimento per il bene dei fratelli.

Gesù ci dice di non perderci d’animo

A noi, come ai discepoli, Gesù ci dice di non avere paura dello scenario vasto e sofferente che si dipana dinanzi i nostri occhi. Di non perderci d’animo se anche oggi ci sono solo “cinque pani e due pesci”. È lui il pane disceso dal cielo, è lui il cibo di vita eterna, è lui che si è spezzato per tutti.

Passione, morte e risurrezione

Ieri, come oggi, non si tratta di soddisfare solo il bisogno materiale del momento, ma di intridere nel cuore di chi ha fede il grande insegnamento della condivisione: i discepoli devono dare “loro stessi da mangiare”. Questo ci fa capire che non è possibile staccare il dono del “Pane di vita” dalla passione, morte e risurrezione. Banchetto conviviale e banchetto sacrificale stanno insieme. Se partecipare alla celebrazione eucaristica significa fare festa e convivialità, non bisogna mai dimenticare che il mistero pasquale è passione, morte e risurrezione, quindi il banchetto eucaristico resta sempre banchetto sacrificale.

Diffondere la speranza, nutrire la fiducia, seminare la pace

Al termine della celebrazione, vivremo la processione eucaristica. Con Gesù Eucaristia attraverseremo alcune strade della nostra città, per diffondere e fortificare la speranza, nutrire la fiducia, seminare la pace, ritornare a credere nell’uomo abitato e illuminato dalla presenza divina.

La Madonna del Popolo, con i santi Mauro e Vicinio, ci accompagnino nel seguire e ascoltare Gesù, nostra speranza. Così sia.

don Pino, arcivescovo

Nuovi ministri straordinari della Comunione

Durante la Messa solenne, nove persone hanno ricevuto dal vescovo il mandato di ministri straordinari della ComunioneCinzia Amaduzzi (parrocchia di San Domenico), Sandra Bocchini (Gatteo Mare), Lucia Galassi (Ponte Pietra), Augusto Lucchi (Cannucceto), Francesco Poletti (Osservanza), Simona Poni (Villachiaviche), Gianluca Sama (Piavola), Chiara Tamburini (Rontagnano), Loretta Vitali (San Domenico).

Al termine della processione, il vescovo Antonio Giuseppe ha recitato questa preghiera:

Gesù, sei passato tra le nostre strade

Sei passato, Gesù,

tra le nostre strade,

pane spezzato

vino versato

cibo e bevanda di salvezza.

Rifiorito è il sorriso

seminata è la speranza

restituita è la dignità perduta.

Compagno di viaggio

Sei rimasto tra noi, Gesù,

compagno di viaggio

Parola di vita

nello sconforto

pane donato

condiviso con noi

per risorgere in Te

nella tua Chiesa.

Hai riacceso nei cuori il fuoco ardente

Ti abbiamo gustato, Gesù,

hai riacceso nei cuori

il fuoco ardente

desiderio d’eternità

sapore di vino nuovo

custodito

nei nostri otri ritrovati

e fragranza del pane.

Respiriamo la comunione e la giustizia

Ci hai radunati, Gesù,

attorno alla tua mensa:

respiriamo il profumo

la comunione

la giustizia

ripudiamo l’ubriachezza

dei beni di questo mondo

religione dell’apparire.

Ci hai invitati a curare le ferite di chi soffre

Ci hai inviati, Gesù,

attraverso la Chiesa,

ad essere Eucaristia

ad entrare nelle solitudini

sostare nelle povertà

curare le ferite di chi soffre

asciugare le lacrime

di chi è disperato.

Torniamo sempre a te, Gesù

Torniamo a te, Gesù,

per essere sfamati

guariti

protesi verso la vita nuova

che distrugge ogni morte

riaccende la speranza

adora la vita.

Torniamo a te, Gesù.

✠ Don Pino

La fotogallery della celebrazione in Cattedrale e della processione per le vie del centro storico, a cura di Pier Giorgio Marini

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